Albania, terra di bunker

175.000 o 750.000. Sono i numeri che solitamente vengono indicati quando si domanda quanti sono i bunker in Albania. Il numero esatto nessuno lo sa, anche perché sono talmente tanti che mettersi a contarli tutti è una vera mission impossible. Basta fare un giro in una qualsiasi strada che collega due centri abitati o anche semplicemente passeggiare in un campo, per rendersene conto. Questi funghi di cemento armato che spuntano dal terreno, sono sparsi ovunque: dalle città alle campagne, dalle spiagge alle montagne, la Terra delle aquile è disseminata di bunker. 

Un bunker nei pressi di Librazhd ©Marco Carlone Ferroviaggi
Un bunker nei pressi di Librazhd ©Marco Carlone Ferroviaggi
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Il fautore di queste bizzarre costruzioni è stato Enver Hoxha, il dittatore comunista che ha governato l’Albania dal 1944 al 1985. Per proteggere il Paese da eventuali attacchi di nemici esterni, tra gli anni ‘60 e ’80 ha dato l’ordine di riempirlo di bunker dalle varie dimensioni. Alcuni li fece trasformare in centri di comando del potere, altri, al cui interno entrano una o due persone al massimo, furono lasciati vuoti in attesa di una potenziale aggressione che non è mai avvenuta. I bunker, invece, sono stati costruiti in abbondanza e, ancora oggi, sono uno dei tratti distintivi dell’Albania. 

Molti albanesi li considerano un triste ricordo di uno dei periodi più difficili della storia recente del Paese, altri, soprattutto i più giovani, li vedono come innovative location. Così, negli anni, al loro interno sono nati bar, caffè, negozi, ristoranti e persino musei. È il caso di BunkArt, realizzato nei locali di un gigantesco bunker antiatomico costruito alle porte di Tirana dove, in caso di attacco nucleare, avrebbe dovuto nascondersi Hoxha. Sviluppato su 5 piani sottoterra, caratterizzato da un numero infinito di stanze, compresa la camera da letto del dittatore, nel museo è narrata la storia dell’Albania dall’occupazione italiana agli ultimi anni del comunismo, con focus su usi e costumi di questo periodo. È un must per chi visita la capitale dell’Albania. 

Anche BunkArt2, costruito nel bunker sotterraneo del Ministero degli Interni albanese, in pieno centro a Tirana, è un’altra tappa da segnarsi in agenda per gli appassionati di storia. Nelle sue sale, infatti, sono raccontate inquietanti vicende legate alla dittatura, alle azioni della Sigurimi, i servizi segreti, con particolare attenzione alle vittime del regime. Un consiglio: se soffrite di claustrofobia, non è il posto che fa per voi.

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bunker lago di Ohrid
Bunker a Lin, affacciato sul lago di Ohrid © Francesca Masotti

I bunker, però, si trovano in tutto il Paese, non solo nella capitale, segnale del livello di paranoia e militarizzazione raggiunte dall’Albania di Hoxha in quegli anni: vicino a Scutari un bunker è stato convertito in una sala per tatuaggi, a Kavajë in un fast food, a Lin sul Lago di Ohrid in una cappella votiva. La maggior parte però sono in stato di abbandono, abitati da cani randagi, trasformati in improvvisati cassonetti della spazzatura o lasciati vuoti.

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Per evitare che facessero questa fine, quattro enormi bunker collocati all’interno del Paesaggio Protetto di Vjosa-Narta, alle porte di Valona, sono stati trasformati in tele per artisti. Le organizzazioni COSV, Cerci e Kallipolis, con il finanziamento di AICS-Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, hanno arruolato la crew di street artists 167/B e Mrfijodor per realizzare colorati murales sulle facciate dei bunker. L’obiettivo? Diversificare l’offerta culturale della zona, promuovere nuovi itinerari di turismo sostenibile e far riflettere sulla profondità del legame tra natura e uomo. La città, infine, è al centro di un altro importante progetto, promosso sempre dalle stesse organizzazioni, che vedrà entro la fine dell’anno la realizzazione del primo Ecomuseo dell’Albania, a una manciata di metri dal monastero ortodosso di Zvernec. Dove? All’interno di un bunker, ovviamente.

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