La Cave aux Coquillages, tra fossili e Champagne

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Dolci colline ricoperte da vigneti, piccoli villaggi e borghi pieni di charme, incantevoli maison ricche di storia e fattorie di campagna, maestose chiese e antiche cantine con storie affascinanti che raccontano di celebrazioni fastose e momenti difficili affrontati con caparbietà. Il paesaggio della Champagne – la provincia storica francese a nord-ovest di Parigi, oggi parte della regione del Grand Est, famosa soprattutto per il celebre vino con le bollicine che può fregiarsi della AOC Champagne solo se realizzato qui e secondo le regole dell’apposito Comité Interprofessionnel du vin de Champagne – è vario e affascinante, e rende la zona una meta interessante anche a prescindere dal lato alcolico. 

Non per nulla, dal 2015 l’insieme dei Coteaux, Maisons et Caves (colline, aziende e cantine) della Champagne è annoverato nella lista UNESCO dei siti riconosciuti come patrimonio mondiale, nella categoria “Paesaggi culturali evolutivi viventi”.

Fossili e champagne
I vigneti al tramonto, Champagne, Francia ©Matteo Colombo/Getty Images
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La Champagne underground

Una delle grandi ricchezze della Champagne, tuttavia, è poco evidente a prima vista. Si tratta del sottosuolo, quello in cui affondano le radici delle preziose vigne e in cui sono state scavate centimetro dopo centimetro alcune delle cantine più famose del mondo. Formato soprattutto da terreni gessosi e calcarei, è in gran parte responsabile dell’inconfondibile carattere minerale e dell’acidità che contraddistingue i vini che qui nascono, e pure della loro irresistibile effervescenza. 

La particolare composizione del terreno della Champagne si deve al fatto che qui una volta – parliamo di almeno 45 milioni di anni fa – c’era acqua marina. Un mare tropicale bagnava infatti le sabbie calcaree della Valle della Marna, fino a quando le acque non si ritirarono del tutto lasciando però, oltre alla crosta gessosa del terreno, numerose tracce della loro presenza a diverse profondità. Tra queste, un numero impressionante di fossili come quelli di Campaniles giganteum, enormi “lumache” dalla forma affusolata lunghe anche più di 40 centimetri. Sono centinaia quelle ritrovate e catalogate da Patrice Legrand, produttore di Champagne con il pallino per la geologia che ha deciso di affiancare alla tradizione vignaiola di famiglia – con il marchio Legrand-Latour – un’attività decisamente particolare: la Cave aux Coquillages, la cantina delle conchiglie.

la Cave aux Coquillages,  la cantina delle conchiglie, Champagne © Studio Remy de Vlieger et Michel Jolyot
la Cave aux Coquillages, la cantina delle conchiglie, Champagne © Studio Remy de Vlieger et Michel Jolyot
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Geologia ed enologia

Siamo a Fleury-la-Rivière, un piccolo paese poco lontano da Epernay – uno dei centri principali della zona, con la suggestiva avenue de Champagne su cui affacciano i lussuosi palazzi di rappresentanza delle maison più prestigiose – e dal rinomato villaggio di Hautvilliers, nella cui abbazia il frate Dom Pierre Pérignon avrebbe “inventato” lo Champagne (o meglio, dove pare siano state affinate alcune tecniche di produzione).

Qui, da circa vent’anni, Patrice Legrand passa gran parte del suo tempo a scavare nelle sabbie calcaree le incredibili gallerie sotterranee che oggi formano un affascinante percorso di visita, in cui l’indagine geologica si mescola alle curiosità enologiche di chi ben sa quanto il terroir sia essenziale per il risultato in bottiglia. Iniziato come hobby della domenica, l’interesse per il sottosuolo si è man mano trasformato nella sua principale attività. Aiutato da una squadra di collaboratori – che continua a scavare, pulire e catalogare moltissimi fossili – Legrand ha aperto la sua Cave unendo enologia, geologia e paleontologia. 

La visita guidata conduce, infatti, in un percorso – ancora parziale – attraverso le gallerie, con i tanti fossili ben puliti e illuminati, ma sistemati nel loro ambiente originale per quanto protetti da reti e in alcuni casi da vetri. Oltre ai tanti esemplari del gasteropode Campaniles, ci sono anche altri esemplari risalenti in gran parte al Luteziano, uno dei piani geologici in cui è suddivisa l’epoca dell’Eocene. Sono circa 300 le specie diverse ritrovate e schedate, ma di certo sono le grandi lumache di mare a impressionare più di tutte.

I dintorni di Epernay, Champagne  ©Ann Taylor-Hughes/Getty Images
I dintorni di Epernay, Champagne ©Ann Taylor-Hughes/Getty Images

Dai fossili alle bolle

Al termine del percorso sotterraneo, si visitano anche gli spazi dove Legrand e la sua squadra lavorano per pulire e catalogare con grande pazienza gli esemplari ritrovati, tra microscopi, pennelli e cassettini. Per chi vuole, c’è anche la possibilità di partecipare a laboratori di geologia per bambini e adulti (amatoriali o professionali) con prove “sul campo”, per conoscere più da vicino un aspetto decisamente poco noto della Champagne. Naturalmente, la visita non può che concludersi al bar al piano superiore dell’antica fattoria, arredato con mobili d’epoca e cimeli di famiglia, per l’assaggio degli Champagne della maison (compreso nel prezzo del biglietto per gli adulti) prodotti con le uve che nascono negli stessi terreni perlustrati da Patrice. Ci sono anche tre camere per il pernottamento nella graziosa maison d'hôtes, per chi si vuole fermare con calma ed approfondire tanto gli aspetti geologici che quelli enologici.

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Girare il mondo per conoscerne i sapori: questa la “missione” di Luciana Squadrilli, giornalista gastronomica che collabora con guide e testate italiane e internazionali. Sa resistere a tutto tranne che alla pizza, al buon vino e all’acquisto compulsivo di biglietti (aerei o per concerti, poco importa).

I cunicoli della Cave aux Coquillages, Champagne © Studio Remy de Vlieger et Michel Jolyot
I cunicoli della Cave aux Coquillages, Champagne © Studio Remy de Vlieger et Michel Jolyot

La Cave aux coquillages è aperta per visite dal giovedì pomeriggio alla domenica, dal 15 aprile al 15 novembre, mentre negli altri mesi apre solo su prenotazione. Comunque, è sempre meglio contattare la struttura per prenotare e verificare gli orari. La visita – sconsigliata a chi soffra di claustrofobia – dura circa un’ora e mezza e nelle gallerie fa piuttosto freddo, per cui è meglio indossare qualcosa di caldo e scarpe comode. 

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