Dolomiti romantiche: un tour per innamorati nel bellunese
Non tutti sanno che circa il 50% delle Dolomiti appartiene alla regione del Veneto e alla provincia di Belluno. A questo ampio, variegato e splendido territorio, abbiamo dedicato una guida speciale che potete scaricare gratuitamente. Proprio seguendo le indicazioni dei nostri autori, abbiamo accompagnato un gruppo di giornalisti e blogger per fare un “test di romanticismo” in questi luoghi dalla bellezza dolce e spettacolare. Ecco il resoconto di una di loro.
Dolomiti bellunesi: itinerario sulle vette del silenzio
Feltre
Al rifugio Pranolz arriviamo di notte, dopo aver macinato molti chilometri. Quello che la sera prima ci era sembrato un semplice ma curatissimo riparo per amanti della natura, al mattino si rivela un romantica tana da cui dominare le prealpi bellunesi, immersi nella tinozza calda del giardino o intorno al vecchio “camin” che scalda il momento della colazione.
Godersi il territorio qui significa passeggiare, come faceva Dino Buzzati, il genius loci di tutto il bellunese. Scendendo a valle, le fatiche dei camminatori vengono ripagate da una sosta alla Birreria Pedavena nell’omonimo paese, la più grande d’Italia per consumo di birra. Dalle sue ampie vetrate si scorge il profilo delle montagne, e un giro di Birra del Centenario rinfranca e rilassa, prima di riprendere la strada. Tappa successiva del nostro “Love tour” sono i Cadini del Brentón, nella remota Valle del Mis, piccole pozze naturali dai colori smeraldini che contrastano con le rocce bianche. Si supera il ponte e poco oltre si può godere lo spettacolo alla Cascata del Soffia, immersi in un silenzio rotto soltanto dallo scroscio potente dell’acqua, con gli occhi che si perdono nelle sfumature verdi.
Passo Duran
Al Passo Duran, che collega l’Agordino con la Val di Zoldo, arriviamo poco prima del tramonto. È il momento della enrosadira, il fenomeno che colora di rosa le montagne e che rende indimenticabile qualsiasi viaggio sulle Dolomiti. Superato il confine immaginario, appollaiato sulla montagna c’è il delizioso villaggio di Fornesighe, dove concludere serenamente la giornata accoccolandosi attorno alla stufa a vetro del ristorantino Nona Giò e godersi una cucina sorprendentemente raffinata. Ma è di giorno che il villaggio fa innamorare: è un raro esempio di architettura tipica dello zoldano da cui si ammira il panorama sulla sua stretta vallata, una meraviglia che è l’anticamera alla visione della montagna tra le più celebri d’Europa.
Marmolada, la Regina delle Dolomiti
Non è un caso che la Marmolada venga chiamata la Regina delle Dolomiti. È sovrana sin dal basso, all’ingresso della funivia di Malga Ciapéla che trasporta gli sciatori e i visitatori fino ai 3.265 metri di Punta Rocca, seconda cima del gruppo montuoso della Marmolada (la prima è Punta Penia con 3.343 metri), ed è immensamente regale. È qui che ha sede il Museo della Grande Guerra (il museo più alto d’Europa), intelligentemente costruito con gli oggetti originali dell’epoca ritrovati durante i lenti disgeli. In silenzio si studia la mappa ipotetica della Città di Ghiaccio costruita dagli austriaci per difendersi dal freddo, si guardano le uniformi malconce che a più di 3000 metri scaldavano pochissimo, si contano i morti e le assurdità della guerra.
Per respirare si sale sulla terrazza e qui si cristallizza la memoria di ciò che è stato guardando il cielo azzurro brillante su cui si stagliano le montagne innevate. La discesa verso la valle è un piacevole passaggio a Sottoguda, uno dei borghi più belli d’Italia: da visitare la piccola chiesa dal portone di legno che si apre con una suggestiva chiave di ferro, che omaggia il lavoro dei fabbri diffusi intorno al paese. In questa zona del Bellunese la tempesta violenta del 2018 ha fatto danni notevoli: i Serrai di Sottoguda, una gola tra le montagne che porta fino alla Marmolada, sono temporaneamente chiusi al pubblico per il ripristino dell’intera via.
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Sciare sulle Dolomiti bellunesi: Arabba
Viaggiare nelle Dolomiti bellunesi presuppone voglia di guidare, va detto. Molte curve in pochi chilometri, ma è un piacere. Verso Arabba, dove gli impianti di risalita permettono di godere di una vista stupenda sul Col di Lana e sul Sellaronda, i nomi delle cime sembrano snocciolati dalle dirette del Giro d’Italia. Al passo di Campolongo si arriva scendendo con gli sci (o con la bicicletta, volendo) e ci si concede un aperitivo felice nel rifugio Utiä La Tambra, che ha deciso di rinnovare il classico menu montano con una proposta raffinata.
Si risale in macchina e si riparte alla volta dell’unica fortificazione rimasta nella vallata, il Castello di Andraz, che sembra emergere tra la neve come una fiaba. La sua storia si dipana tra giochi di specchi medioevali per comunicare con i pari grado più lontani sparsi tra le vallate, presidi militari d’epoca rinascimentale e l’utilizzo come ricovero dei soldati durante la prima guerra mondiale, che ne ha danneggiato gravemente il tetto. Con un po’ di fortuna potreste incontrare Franz Pozzi Brunner, pittoresca guida alpina che vi darà un’incredibile lezione di storia.
Dall’alba al tramonto: il Col Margherita e Cortina d’Ampezzo
Il giorno di San Valentino, alle sei del mattino siamo in coda davanti alla funivia che porta gli innamorati fino al Col Margherita (2.514 metri). Da qui, dove le Dolomiti di Veneto e Trentino si incontrano, ammiriamo il cielo che lentamente s’indora, come un rosario contiamo le montagne che ci circondano, mentre la luce diventa sempre più rosa. Tempo di un’abbondante colazione nel nuovo (e scenografico) Rifugio InAlto e via con i maestri di sci lungo la famosa pista degli innamorati, così da celebrare la giornata dell’amore in stile alpino. Eppure siamo sicuri che in qualunque giorno dell’anno, quest’alba sappia scaldare i cuoi degli amanti.
Tornati a valle, costeggiamo il placido lago di Alleghe prima di affrontare la salita verso il passo Giau. Al Colle Santa Lucia, magicamente ricoperto di neve fresca, ci fermiamo a contemplare il panorama sulla terrazza del Ristorante Da Aurelio. È una sosta gourmet che vale la spesa per la cucina (memorabile), il locale (elegantemente alpino) e lo strudel (una garanzia).
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Esplorare Cortina D’Ampezzo
Si risale in macchina, dietro ogni tornante si affacciano montagne che s’impongono allo sguardo fino ad arrivare alla conca di Cortina d’Ampezzo. Eleganza e cultura pop, innegabile fascino e memorie di cinepanettoni lungo il famigerato Corso Italia aspettando le Olimpiadi 2026. I progetti sono tanti, l’entusiasmo va di pari passo. Intanto la nuova funivia la Freccia nel Cielo già collega la città al Col Druscié (e l’omonimo, rinomato rifugio) e offre una impareggiabile vista sulle Tofane, piste da sci e la dolce Cortina.
Più defilato ma non certo meno spettacolare, c’è il Rifugio Mietres, sul versante opposto. Sauna e bagno caldo in tinozza all’aperto per aspettare il tramonto e subito dopo contar le stelle della notte.
L’ultima giornata ci porta a camminare disinvolti sul lago di Misurina completamente ghiacciato pur di scattare la foto perfetta alle Tre Cime di Lavaredo. Sulla strada verso Auronzo, saliamo fino a Malga Maraia, recentemente trasformata in buona tavola. Da qui, la vista sulle Marmarole fa desiderare di fuggire definitivamente dalla vita di città o almeno di fermarsi a lungo per rigenerarsi. Tappa all’insegna dell’arte con visita alla sorprendente chiesetta di Sant’Orsola di Vigo di Cadore, risalente al 1345 e ricca di affreschi ben conservati e decisamente inattesi in un borgo così remoto.