Natale nella Grande Mela: come godersi le feste a New York

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Se New York fosse una casa, sarebbe quella con decorazioni esagerate, luci scintillanti, una renna-automa e bastoncini di zucchero ovunque. Ed è proprio questa abbuffata di colori, suoni, e aria natalizia che spinge molti a venire qui durante le feste. Quindi, non spaventatevi dei cliché e lasciatevi andare a un tipico Natale newyorkese seguendo la nostra autrice Emily Matchar.


L’iconica pista da ghiaccio sotto l’enorme albero del Rockefeller Center © Chansak Joe/Shutterstock
L’iconica pista da ghiaccio sotto l’enorme albero del Rockefeller Center © Chansak Joe/Shutterstock
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Prima di cominciare: dimenticatevi parole come ‘hip’ e ‘edgy’. No, non c’è nulla di ‘underground’. Non è per nulla ‘di culto’ o ‘fuori dai sentieri più battuti’. È un’avventura invernale che è pura magia – quella che si prova a sei-sette anni, prima di sapere che cosa è cool e che cosa non lo è, prima di preoccuparsi di lunghe code e prezzi alti. È il Natale dell’iconica pista da ghiaccio sotto l’enorme albero del Rockefeller Center a New York City e di gente che si diverte un mondo. Che amiate o meno festeggiare questa ricorrenza, il Natale a New York è nella lista dei desideri per una buona ragione.

La durezza per cui la città è famosa si ammorbidisce con una spruzzata di gelo. La gente sorride di più. Le vetrine dei negozi splendono. La città profuma persino di buono: le mandorle caramellate vendute dagli ambulanti, l’aroma di sofisticate candele che esce dalle boutique di Soho, gli alberi di Natale in vendita agli angoli delle strade, che sembrano spuntare fuori 30 secondi dopo la fine del giorno del Ringraziamento.

L’albero e le luci di quest’anno  © Leo Ramos/Shutterstock
L’albero e le luci di quest’anno © Leo Ramos/Shutterstock

Pattinare sul ghiaccio al Rockefeller Center è forse la tradizione natalizia più amata dai newyorkesi. La pista sulla piazza è allestita tutti gli inverni sin dal 1939, creando uno sfondo famoso per foto e film. I pattinatori piroettano (e cadono) di fronte al Prometheus, la scultura in bronzo realizzata da Paul Manship nel 1934 del titano che nella mitologia greca rubò il fuoco agli dei. Dietro di lui sta il leggendario albero di Natale: un abete rosso, a volte alto anche più di 30 metri, acceso in gran pompa il mercoledì che segue il Thanksgiving. È una tradizione che risale agli anni della costruzione del Rockefeller Center, durante la Grande depressione, quando gli operai ne allestirono una versione molto più umile, decorata con mirtilli rossi e lattine di alluminio. Il biglietto d’ingresso dà diritto a un’ora sulla pista: può sembrare poco, ma non lo è affatto, soprattutto in un pomeriggio molto freddo, quando il vento ti si infila nel collo, nonostante la pesante sciarpa di lana. C’è tempo per una decina di giri intorno alla pista, alzando lo sguardo sugli edifici art déco e fermandosi per scattare fotografie. E i bambini possono noleggiare una sorta di pinguino su pattini per non perdere l’equilibrio. Dal momento che la pista può ospitare solo 150 persone, all’inizio la coda spaventa, soprattutto perché più si avvicina il Natale e più si allunga. Mi hanno detto che nelle mattine dei giorni feriali è più tranquillo, ma ricordate che il caos e la confusione fanno parte dell’esperienza. Amateur e assoluti principianti provenienti da ogni angolo del paese cadono ridacchiando senza ritegno. Si tengono per mano. C’è qualcosa di emozionante nella gente che viene da molto lontano per fare qualcosa che ha sempre desiderato. Non è per niente cool, ma a nessuno importa. Tutti si divertono, da soli e in compagnia, e si godono la fredda luminosità del sole decembrino.

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Il Holiday Village di  Bryant Park © Francois Roux/Shutterstock
Il Holiday Village di Bryant Park © Francois Roux/Shutterstock

Ma immaginiamo la pattinata al Rockefeller come il primo passo di un tour del Natale targato New York. Per me, la tappa successiva è sempre la sede de La Maison du Chocolat al Rockefeller Center, che serve tazzine incredibilmente costose – e incredibilmente deliziose – di densa cioccolata calda francese. È l’iniezione di calore zuccherino e caffeina che ci vuole per affrontare il freddo in strada. Una passeggiata di 10 minuti downtown mi porta a Bryant Park, dove dicembre significa ‘Holiday Village’. Quasi 200 commercianti allestiscono dei chioschi chiusi da vetri in cui si entra per ammirare ceramiche fatte a mano, stampe artistiche, gioielli, ornamenti e molti altri prodotti artigianali. E c’è anche da mangiare: appiccicosi sandwich con la raclette, prosciutto francese e sottaceti; soffici bun cinesi al maiale; sidro speziato; ciambelle italiane grondanti di Nutella. Oh, e c’è anche un’altra pista da ghiaccio: meno iconica, ma molto più grande… e gratis, se portate i vostri pattini.

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Dopo, imbocco la Fifth Avenue e cammino verso sud per vedere alcune delle migliori vetrine della città. No, non mi posso permettere – e neanche voglio – un gioiello di Tiffany & Co, ma di certo mi godo la vista dei diamanti che pendono da alberi di Natale finti color blu uovo di pettirosso e un diorama della città grande come una casa da bambole illuminato a giorno. Poi taglio per Herald Square per arrivare alla madre di tutte le vetrine, quelle di Macy’s, il grande magazzino che ha praticamente inventato quella tradizione. Sin dal 1870 ha adornato le sue vetrine con alberi, creature dei boschi animate, elaborati scorci cittadini, finte nevicate e molto altro. Un mondo incantato che richiede il lavoro per circa un mese di 200 artisti e designer. Le famiglie – o tutti coloro che vanno pazzi per il Natale – salgono fino all’ottavo piano: Santaland è un villaggio polare indoor di 4000 mq, completo di montagne incappucciate di neve, case di panpepato, omini di neve cantanti ed elfi indaffarati. È caotico, sovreccitato e, sì, magico (il caos è obbligatorio, ricordate?); però, se volete vedere il vecchio Santa Claus in persona, dovrete prenotare online.

Le case di Dyker Heights © Marco Bicci/Shutterstock
Le case di Dyker Heights © Marco Bicci/Shutterstock

Di recente mi è capitato di aggiungere qualcosa a questo tour che potreste descrivere come ‘fuori dai sentieri battuti’ – ma essendo New York, dubito che lo sarà per molto. Al di la dell’East River, ai Dyker Heights di Brooklyn, si apre uno scenario più locale. A differenza del resto della città, questo quartiere è composto perlopiù di case unifamiliari, costruite per famiglie benestanti a cavallo tra Otto e Novecento. A Natale, i proprietari fanno a gara ad addobbare gli esterni con le decorazioni natalizie più luccicanti e sfarzose. Molti incaricano società di arredo d’interni di ricoprire ogni centimetro delle loro dimore Tudor o vittoriane con lucine intermittenti e per rendere i loro cortili parcheggi per renne e slitte. Prese una a una sono belle, ma insieme sono qualcosa che vale il viaggio fino a Brooklyn. Le case più belle in genere sono quelle dalla 11th alla 13th Avenue e dalla 83rd alla 86th Street. Andateci prima delle 21: alcuni proprietari di notte spengono le luci.

Con o senza questa deviazione, il tour comincia dov’è iniziato, il Rockefeller Center, per un’altra tradizione natalizia newyorkese che molti (a torto) liquidano come un cliché: il Christmas Show delle Rockettes al Radio City Music Hall. Con quasi un secolo di storia, questo corpo di ballo femminile mette in scena uno spettacolo che è da generazioni nella memoria collettiva, con tutti i lustrini e le sgambate che ci si può aspettare, accompagnato dai classici del Natale americano, da Jingle Bells a Let it Snow a White Christmas. Per me le serate prima di Natale hanno una degna fine al Lillie’s Victorian Establishment, 10 minuti a piedi verso est. Con candelabri di cristallo, panchette di velluto rosso e ritratti incorniciati di regine, è strampalato e un po’ kitsch, come molto della giornata trascorsa.

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New York City
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