È il momento di tornare in Nepal?

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Il 25 aprile e il 12 maggio del 2015, due terremoti hanno sconvolto il Nepal colpendo duramente Katmandu e le valli tutte intorno. Oltre che per il dramma umano, quei giorni sono ricordati per le immagini strazianti dei templi ridotti a macerie e degli alberghi rasi al suolo. Oggi, a 5 mesi dal disastro, il Paese riapre ufficialmente al turismo. Ma è già il momento di tornare in Nepal? E cosa ci si deve aspettare arrivando qui? Cerchiamo di capirlo insieme.

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I danni

Il lavoro dei media di tutto il mondo al momento del terremoto ci ha restituito l’immagine di un paese completamente distrutto, con il suo straordinario patrimonio culturale in rovina. In realtà le cose non stanno esattamente così: in tutto il Nepal sono 130 i templi crollati ma solo 14 distretti su 75 hanno subito danni e moltissime delle più famose attrazioni del Paese sono ad oggi intatte. Perfino nella fase più critica del disastro, i viaggiatori sono comunque rimasti al sicuro nella località turistica di Pokhara, ignari della distruzione incombente ad appena 50 chilometri di distanza. A Katmandu, la stragrande maggioranza degli alberghi ha riaperto entro pochi giorni dal sisma e soltanto alcuni storici hotel sono rimasti chiusi più a lungo per lavori di consolidamento e restauro. Intendiamoci, non è la prima volta che il Nepal affronta un terremoto di questa portata. E proprio come nel 1934, i nepalesi si sono subito messi al lavoro. Innanzitutto per salvare il salvabile e poi per ricostruire il proprio futuro. Quanto durerà la ricostruzione? Dipende molto da noi, dalla rapidità con cui ritoneremo nel paese investendo nell’economia locale.

Katmandu

A Katmandu il terremoto ha mostrato tutta la sua terribile forza. I danni sono stati ingenti ma limitati a parti specifiche della città. Quattro dei templi simbolo in Durbar Square, Patrimonio dell’Umanita dell’UNESCO sono crollati completamente (tra questi il Maju Deval, uno dei punti di riferimento della capitale) ma la maggior parte degli edifici sacri è rimasta in piedi e la stessa piazza è di nuovo aperta ai visitatori.  L'antico palazzo reale di Hanuman Dhoka è chiuso a causa di danni strutturali delle corti nell'ala este, ma sono in corso i lavori per riaprire le stanze di musei e palazzi. Forse il crollo più fotografato è stato quello della Torre Bhimsen, venuta giù per la seconda volta nella sua storia (era successo anche nel 1934). Oggi appare come una colonna in rovina ma c’è già un progetto per la sua ricostruzione. Altri importanti siti Patrimonio dell’Umanità come i magnifici stupa buddisti di Swayambhunath e Bodhnath sono stati colpiti solo lievemente; le opere di restauro hanno riparato i danni più evidenti e oggi l'unica prova tangibile del disastro che è stato è offerta dalle impalcature ancora in piedi. Il luogo sacro di pellegrinaggio indù di Pashupatinath ha purtroppo ospitato migliaia di cremazioni funebri dopo il terremoto, ma è rimasto praticamente intatto.

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Patan, Bhaktapur e la valle di Kathmandu

Nonostante alcuni monumenti simbolo siano andati perduti per sempre (ad esempio i celebri templi Char Narayan Hari e Shanka), la Durbar Square di Patan e il suo splendido Museo sono aperti ai visitatori. Le scosse hanno imposto un pesante tributo agli edifici tradizionali in mattoni di Bhaktapur, ma anche in questo caso, la maggior parte dei templi medievali ha resistito (anche il più alto, il tempio Nyatapola). Altrove, nella valle di Kahtmandu, il terremoto ha avuto effetti diversi a seconda delle zone: città come Sankhu e Bungamati sono state pesantemente colpite, un crollo dopo l’altro, mentre altri siti di grande interesse se la sono cavata con danni di poco conto. La valle è certamente aperta ai viaggiatori ma è opportuno verificare con la gente del posto l’accessibilità dei luoghi che si intendono raggiungere da Katmandu, per sapere con esattezza quali siano le mete ancora off-limits.

Nel resto del Paese

Guardiamo ora oltre la valle di Katmandu: le città storiche di Nuwakot e Gorkha sono state ferite profondamente a causa della loro vicinanza ai due epicentri delle scosse: i danni sono stati ingenti. Anche la strada per il Tibet e tutta la Valle di Langtang ne hanno risentito. Tuttavia, lontano dal centro del Paese, i segni lasciati dal sisma sono praticamente inesistenti. L’est e l’ovest del Nepal sono stati colpiti solo marginalmente dal disastro e la maggior parte dei danni è limitata agli itinerari di trekking in aree remote. Il centro turistico di Pokhara è rimasto intatto e tutte le strade intorno ad esso risultano agibili e sicure. Le città e i parchi del Terai non hanno subito danni. Nel Parco Nazionale di Chitwan e in quello di Bardia i safari non si sono mai fermati e il numero delle tigri è anzi in aumento, in positiva controtendenza rispetto ai dati regionali. Anche il luogo di nascita del Buddha a Lumbini - una tappa sempre popolare tra India e Nepal - non ha subito conseguenze.

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In Nepal dopo il terremoto

La cosa fondamentale da notare è che le infrastrutture destinate innanzitutto al turismo sono rimaste praticamente intatte. Gli aeroporti continuano a funzionare e così quasi tutti gli alberghi e i ristoranti di Katmandu. Le strutture ancora chiuse apriranno per l'inverno (quando aprirà la stagione turistica), anche se le previsioni degli ingressi nel paese non sono rosee. Il quartiere turistico di Katmandu, Thaimei, non è cambiato dopo il disastro e i trasporti per la valle e il resto del paese funzionano normalmente. In tutto il Nepal le strade principali sono aperte al traffico (o almeno come lo erano in passato), la Arniko Highway/Friendship Highway per il Tibet e il Campo base Nord dell’Everest apriranno per la stagione invernale. Tuttavia alcune strade sono ancora interrotte, specialmente nelle aree rurali dove i danni del terremoto sono aumentati a causa delle frane provocate dai monsoni. Questa situazione rischia di durare ancora qualche tempo, perciò vale la pena informarsi prima di lasciare Katmandu su quali siano le strade aperte e quali le strutture che potranno accoglierti.

Il trekking

La maggior parte dei percorsi di trekking è aperta ma alcuni itinerari rimangono chiusi a causa di frane o danni a strade e rifugi. Esperti di terremoti del Miyamoto International hanno garantito la sicurezza degli itinerari e delle strutture alberghiere nelle zone dell’Annapurna e dell’Everest. Qui i sentieri sono stati colpiti lievemente e ciò significa che il campo base dell’Everest, il laghi di Gokio, il trekking dei Tre Passi e il circuito dell’Annapurna sono aperti come sempre. Le aree del Kangchenjunga e del Makalu a est,  quelle del Dolpo, Mustang e del lago Rara sono scampate al peggio anche se in alcune aree si sono registrati danni ai monumenti. Il governo nepalese ha recentemente ribassato il prezzo dei permessi di trekking per l’interno del Dolpo e del Mustang da 500 dollari a persona ad appena 100, trasformando questo periodo in una grande occasione per visitare i villaggi tibetani a ridosso dell’Himalaya. Non è invece praticabile il trekking del Langtang: il villaggio e alcuni insediamenti limitrofi sono stati infatti completamente distrutti da una frana innescata dal terremoto. Diverse altre frane hanno anche distrutto i sentieri che collegano Langtang al trekking Helambu e Gosainkund. Molti dei lodge a Langtang, Helambu e Manaslu devono ancora ottenere l’agibilità: ciò significa che per avere informazioni attendibili sarà necessario chiedere alla gente del posto (ricorda comunque di non usare risorse e cibo necessari alle popolazioni di questi villaggi remoti).

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E dunque: partire o no?

Dallo scorso agosto Stati Uniti e Gran Bretagna non sconsigliano più le partenze per il Nepal. Ciò significa che tutti potranno ottenere nuovamente le necessarie assicurazioni di viaggio. La maggior parte delle agenzie turistiche occidentali prevede escursioni e trekking anche per la stagione 2015/2016 e in molte organizzano speciali “trekking della ricostruzione” (attenzione però: in questo momento è utile aiutare il Nepal sorattutto attraverso ONG affidabili con una lunga tradizione nel Paese). Ad ogni modo e per molte ragioni questo è senza dubbio il momento giusto per visitare il Nepal. Lo abbiamo appena visto: le infrastrutture per i turisti sono tutte operative ma le presenze turistiche risultano in calo di oltre il 50%. Ciò significa che troverai sentieri per i trekking decisamente meno affollati e che potrai approfittare di sconti incredibili su alberghi e voli. Ma, ovviamente, e ciò è ancora più importante, avrai la consapevolezza che il denaro speso per assumere una guida, soggiornare in un lodge o in un albergo, mangiare in un ristorante, contribuirà direttamente a risollevare la popolazione locale. Sono oltre 500.000 i nepalesi che lavorano nel settore turistico, il paese ha bisogno dei viaggiatori come mai prima. È attraverso il turismo che il Nepal intende terminare la ricostruzione e proiettarsi con nuovo slancio verso il futuro.

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