Hubei: viaggio (immaginario) dove tutto è iniziato
Prima che il mondo scoprisse il coronavirus, ovvero prima di gennaio, anche lo Hubei - la regione di Wuhan- come gran parte della Cina centrale, era conosciuto soprattutto per la cintura industriale, oppure semplicemente sconosciuto. Passava inosservata la bellezza dei suoi lussureggianti paesaggi fatti di parchi montani e pianure caratterizzate da fiumi, laghi e siti sacri taoisti, ma siamo andati a scoprirla ed ecco il nostro viaggio immaginario nel luogo più chiacchierato del momento.
Le Tre Gole, a cavallo del confine, sono spettacolari, mentre nella zona montuosa occidentale si innalzano le sacre vette del Wǔdāng Shān, in un’atmosfera da film di arti marziali, con i villaggi abbarbicati sui monti ancora saldamente legati alla disciplina del taichi e alle virtù taoiste. Il Parco Nazionale di Shénnóngjià accoglie gli escursionisti con i colori tenui dei suoi incontaminati paesaggi.
Ora che dobbiamo stare chiusi a casa per un po’ e che sicuramente, anche potendo, non sceglieremmo proprio la regione da cui si è propagato il coronavirus, abbiamo deciso di visitare virtualmente Wǔhàn e lo Húběi, perché conoscere vuol dire viaggiare.
1. Wǔdāng Shān, dove è nato il taichi
Non ci sono molti posti al mondo come il Wǔdāng Shān, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e luogo di nascita della nobile arte del taichi. Una foschia bassa avvolge i cortili delle scuole taoiste dove, in un’aura mistica, i maestri e i loro allievi si esercitano in perfetta sincronia con movenze fluide e i viaggiatori affrontano in una sorta di riverente stordimento la salita di tre ore lungo l’antica scalinata in pietra. La ‘Montagna taoista n. 1 del Regno di Mezzo’ è però più di un semplice luogo di pellegrinaggio, poiché sulle sue pendici crescono piante officinali dalle quali si ricavano rimedi naturali venduti a ogni angolo e i panorami che si aprono dall’alto dei suoi versanti non hanno eguali in tutta la Cina. Allontanandovi dall’edificio e dai venditori, incontrerete sentieri non segnati che vi condurranno a templi ricoperti di muschio tra paesaggi naturali dalla bel lezza eterea. Non dovrete fare altro che rallentare il passo e respirare a pieni polmoni.
Salendo sul Wǔdāng Shān si incontrano persone di tutti i tipi: monache taoiste con lo zaino in spalla, operai che trasportano pietre da lastrico o sacchi di riso, uomini d’affari con il tablet e ottuagenari dallo sguardo vispo che procedono a passo spedito. La salita è estenuante, ma lo spettacolo del paesaggio vale ogni singolo passo; lungo il percorso troverete numerosi templi taoisti (dove potrete fermarvi a meditare e riposare), ma anche tumuli di pietre e alberi adorni di nastri scarlatti con piccoli sassi legati alle estremità. Sulla via del ritorno vedrete che qualcuno scende camminando all’indietro!
La nascita del Taichi
Zhang San Feng, un monaco semileggendario vissuto sul Wǔdāng Shān tra il X e il XIII secolo, è ritenuto il fondatore dell’arte marziale del tàijíquán (letteralmente ‘boxe della suprema polarità’) o taichi. Insoddisfatto delle tecniche ‘cruente’ della boxe shàolín, Zhang era alla ricerca di qualcosa di più ‘delicato’ ed elusivo. Un giorno, seduto nel portico di casa, ebbe l’ispirazione osservando il combattimento tra un grosso uccello e un serpente. Con i suoi movimenti fluidi e sinuosi, il rettile riusciva sempre a sfuggire agli attacchi, finché l’uccello, esausto, volò via. Il taichi è strettamente legato al taoismo e sul Wǔdāng Shān molti sacerdoti praticano quest’arte marziale.
2. Sulle tracce dell’uomo selvaggio a Shénnóngjià
Lo Húběi sfoggia tutta la sua bellezza natura le nella parte nordorientale della provincia, e in particolare nel Parco Nazionale Yāzikǒu, situato nella regione di Shénnóngjià. Raggiungibile percorrendo (preferibilmente in autobus) una spettacolare strada tutta in salita, è attraversato da un percorso escursionistico con ben 3000 gradini ed è il regno del leggendario yěrén (‘uomo selvaggio’), che si aggirerebbe tra i ruscelli, i precipizi e la fitta vegetazione che ricopre le alture del parco. In basso scorre il fiume Yangzi, che erode inesorabilmente le pareti rocciose ai suoi lati, mentre dà sostentamento ai rinopitechi dorati e alle salamandre che popolano la foresta.
Piccolo ma ben organizzato dal punto di vista turistico, con alberghi, ristoranti e negozi di generi di prima necessità, il villaggio di Mùyú è il principale punto di partenza per andare alla scoperta del parco.
Gli stranieri possono accedere a una sola delle quattro zone del parco Yāzikǒu, cioè quella di Yāzikǒu, che comunque è abbastanza grande per fare delle belle escursioni fermandosi anche a campeggiare. Xiǎolóngtán, a circa 10 km dall’ingresso, offre buone probabilità di vedere le scimmie, men tre Shénnóngdǐng, a 20 km dall’ingresso, è la vetta più alta del parco (3105 m).
3. Wǔhàn, il polo culturale dell’Húběi
Wǔhàn nasce dalla fusione di tre città minori che, espandendosi a dismisura, hanno formato un centro industriale e commerciale con diversi siti culturali di pregio, tra cui spiccano la Torre della Gru Gialla e un fantastico museo. Con un turbolento passato che copre circa 2000 anni di storia.
In mezzo al traffico e allo smog lo Yangzi regala un po’ di respiro alle strade densamente urbanizzate, passando nel suo corso tra parchi ondulati, laghi e un’area ricreativa risalente all’epoca delle concessioni nel distretto di Hànkǒu, la migliore delle tre città, con un’economia in forte crescita. Non è un posto da souvenir a buon mercato, bensì la quintessenza della Cina urbana, ma è proprio per questo che vale la pena di scoprirla.
La torre della gru gialla di Cui Hao
Scritto nell’VIII secolo da Cui Hao, grande poeta della dinastia Tang, il poema rievoca la partenza di un uomo, forse verso l’immortalità, sul dorso di una gru gialla. Nel punto da cui spiccò il volo sorge oggi l’omonima torre.
Torre della gru gialla
Tanto tempo fa un vecchio se ne andò sulla Gru Gialla; quel luogo ora è vuoto, tranne che per la Torre della Gru Gialla.
Prese il volo la Gru Gialla e non fece più ritorno; da 1000 anni quiete e lievi solo le bianche nuvole si librano in cielo.
Ad Hànyáng gli alberi sfilano lungo le limpide acque del fiume e l’erba profumata cresce folta sull’Isola dei Pappagalli.
Dov’è al crepuscolo la soglia della mia casa? La foschia cala sull’acqua increspata del fiume e io mi rattristo.
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4. Da Yíchāng alle Tre Gole
Yíchāng è una città compatta in cui arrivano molte delle crociere alle Tre Gole. Attraversare questa formazione geologica così particolare è un’esperienza unica, che per molti rimane il ricordo più bello del viaggio in Cina. A Yíchāng non c’è molto per cui valga la pena di fermarsi (se non per prepararsi o riprendersi dal viaggio in nave), ma il quadro complessivo non è male, con lo Yangzi a fare da sfondo a un ambiente urbano senza pretese pieno di bancarelle di street food.
La gigantesca Diga delle Tre Gole è la più grande al mondo per lunghezza (2,3 km), ma non per altezza (101 m) e, se anche non è la più spettacolare, merita comunque una visita. Non la si può percorrere a piedi, ma a nord c’è un’area panoramica. Da sud, però, la vista è più o meno la stessa e in più non si paga.
5. In bicicletta alla scoperta dei resti antichi di Jīngzhōu
Facilmente raggiungibile con i treni veloci da Wǔhàn, Jīngzhōu è un’affascinante città storica, che fu la capitale del regno di Chu durante la dinastia dei Zhou Orientali. Le testimonianze delle sue antiche origini sono racchiuse all’interno della cinta muraria, una delle più belle di tutta la Cina. Oltre a diversi templi antichi, Jīngzhōu vanta uno strepitoso museo in cui è conservato il corpo di un uomo hàn di 2000 anni fa. Sparsi nella fertile campagna intorno alla città si trova no diversi antichi siti di sepoltura, il più famoso dei quali è Xióngjiā Zhǒng, che costituisce il più grande insieme di tombe del regno di Chu mai scoperto finora.
La parte di Jīngzhōu racchiusa entro la cinta muraria si estende per circa 3,5 km da est a ovest e per 2,5 km da nord a sud, con imponenti porte d’accesso in corrispondenza di ciascun punto cardinale e una serie di altri varchi minori. La prima cinta muraria di Jīngzhōu, risalente all’epoca degli Han Orien tali, era costituita da mura in argilla compattata, rivestite poi di pietra durante le Cinque Dinastie e i Dieci Regni.
Le parti più antiche giunte fino a noi, che si trovano intorno alla Porta Meridionale, sono di epoca Song, mentre il resto è databile in gran parte alle dinastie Ming e Qing. La Porta Meridionale, con la relativa zona fortificata, conserva ancora oggi un po’ del sapore della Jīngzhōu medievale, brulicante com’è di indovini taoisti, artigiani e venditori di verdura.