Viaggi per le crisi esistenziali
Viaggiare fa bene, talmente bene che può aiutarvi ad affrontare i disagi emotivi ed esistenziali di tutti i giorni. Lo sosteniamo nella nostra nuova Guida per salvarsi la vita viaggiando: per ognuno di noi, in ogni momento della nostra vita c'è una destinazione da raggiungere, un viaggio giusto per stare meglio.

Il superamento delle crisi
Ognuno di noi, nessuno escluso, vive momenti in cui non si sa bene quale direzione prendere: se fare marcia indietro o avanzare, se obbedire alla nostalgia o abbracciare il nomadismo delle nostre aspirazioni. Le crisi fanno male, certo. Ma se è vero che il viaggio è una metafora della vita (e vi sfidiamo a trovarne una migliore...), è vero pure che non ci sono tratti di cammino altrettanto densi di emozioni e signifcati. Partire, allora, questa volta in concreto, non significa altro che assecondare i nostri movimenti interiori: alla ricerca di simmetrie tra i paesaggi dell’anima e quelli del mondo, di incontri che riportino a galla le domande perdute nella coltre delle nostre paure, di quello stupore che fa strabuzzare gli occhi di fronte alla sconfinata immensità della natura e del cuore. Così una crisi avrà avuto senso solo se saremo stati in grado di cogliere la ricchezza del viaggio. E allora dove andare? Ecco cinque mete tra quelle raccolte nella nostra Guida per salvarsi la vita viaggiando.
1. Preikestolen, Norvegia
Ogni crisi profonda è fatta di sentimenti angoscianti, della paura di non farcela, della sensazione di trovarsi davanti a un baratro, con il rischio di cadere, qualsiasi scelta si compia. Le coste norvegesi, invece, sono fatte di fiordi. Lungo uno di essi, il Lyserfjord, quasi 300 km di frastagliate strade a sud di Bergen, si trova lo sconvolgente Preikestolen (Pulpito di roccia), una struttura rocciosa risultato di 10.000 anni di azione dei ghiacci, quasi completamente piatta e a strapiombo sull’acqua. Ebbene, provare ad affacciarsi su questa sorta di terrazza, solcata da piccole e inquietanti crepe, significa confrontarsi con il vuoto da più di 600 m di altezza. Siate cauti, ma senza retrocedere. Assaporate il terrificante scenario rispettando la sua enormità, ma al contempo familiarizzate a poco a poco con essa. Poi, basterà fare lo stesso con la propria vita...

2. Shiraz, Iran
Conosciuta nel mondo per gli usignoli, i giardini e i vini (che oggi non si producono più), Shiraz è un luogo dove celebrare l’esistenza, anche nei momenti di maggior difficoltà. Basta visitare i mausolei dei grandi poeti che ne glorificarono la grandezza, in particolare la tomba di Hafez, che è l’autore più amato in tutto l’Iran ancora oggi, a distanza di quasi 700 anni. Verso il tramonto, quando il profumo dei fiori si spande nell’aria, le coppiette si sussurrano parole dolci sulle panchine e dagli altoparlanti risuonano i richiami del poeta a diffidare dell’intelletto e aprire il cuore alla semplicità della vita, la sua atmosfera può lenire anche le inquietudini più tenaci. A quel punto potrete praticare il faal-e Hafez, il rituale che permette di scoprire il proprio futuro aprendo una pagina a caso di un suo libro. Impegnandosi ad accettarlo con coraggio, qualunque esso sia.

3. Shanghai, Cina
Shanghai è la città più popolosa della Cina e quella che ne esprime al meglio la fertile complessità. Un viaggio da queste parti catapulta in un macrocosmo in cui il modello occidentale dello sfavillante distretto finanziario di Pudong s’intreccia con la tradizione nelle pagode buddhiste (da non perdere il Tempio del Buddha di Giada e il Tempio Donglin), con le forme ottuse del comunismo cinese, il neoclassicismo russo e le indagini degli artisti contemporanei. Nella sua inarrestabile mutevolezza iconografica, etnica e architettonica, Shanghai è come il simbolo più appariscente di una crisi che travalica i singoli individui per rappresentare un’intera epoca. E così, ammirando l’impressionante skyline lungo il fiume Huangpu o gustando un tè con un vecchietto nei sobborghi, si entra in contatto non solo con un’affascinante metropoli, ma, in qualche modo, anche con il groviglio di contraddizioni in cui si barcamena ognuno di noi.
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4. Cammino di Santiago, Spagna
Classico intramontabile, il Cammino di Santiago è nei periodi di crisi l’esperienza di viaggio per eccellenza. Così, se non trovate la strada giusta nella vita, fatelo almeno nei circa 800 km che da Saint-Jean-Pied- de-Port conducono a Santiago de Compostela: il percorso valica i Pirenei, discende lungo i boschi della Navarra, attraversa La Rioja, s’insinua dalla città di Burgos nelle terribili mesetas, per poi addolcirsi nuovamente fino ai morbidi rilievi della Galizia. Alle spalle vi lascerete borghi e città, ponti, fonti dove bere vino, altopiani quasi desertici, campi di mais, vigne, vesciche ai piedi, sudore, sfinimento, estasi, incontri di gente di ogni genere, notti di riposo e altre spezzate dal russare imperterrito dei pellegrini, sentieri di asfalto, di fango, di pietra. L’emozione, al cospetto della cattedrale, sarà semplicemente indimenticabile. E tra tutte le scelte fatte o rimpiante, di cui dubitare o ancora da compiere, quella di mettersi in cammino vi parrà la migliore mai presa nella vostra vita.
5. Salerno, Italia
Salerno non è una città nuova ai cambiamenti. Visitandola è possibile farsi un’idea delle sue trasformazioni: vedrete non solo casermoni popolari, ma anche cortili cinquecenteschi dove prendere fiato nelle estati afose, edifici medievali, palazzi gentilizi, costruzioni barocche dove gingillarsi tra i dettagli delle decorazioni (da non perdere la Chiesa di San Giorgio), e contaminazioni culturali (nel Duomo e nel suo campanile arabo-normanno) che paiono concepite per vagabondare con la mente. Una recente riquali cazione urbana, poi, con l’intervento di fuoriclasse del calibro di Santiago Calatrava e Jean Nouvel, Zaha Hadid e David Chipperfield, sta dando alla città un inedito tocco modernista. Salerno è così destinata a diventare un importante polo architettonico. E mentre gustate un babà sul Lungomare Trieste, da sempre la passeggiata più romantica della città, potrete pensare ai cambiamenti non solo per i dolori che comportano, ma anche per la loro potenziale ricchezza.