Tra spiritualità e identità: viaggio alla scoperta dei monasteri cretesi

Se ne stanno sulle montagne, incastonati tra rocce fulve e gole impervie. Se ne stanno sulla costa, affacciati sul Mediterraneo, oppure abbracciati dagli uliveti, lambiti dal belare tremulo di capre lontane, a cucire insieme il passato con il presente, il ricordo con l'identità. Lo scrittore greco Nikos Kazantzakis definì l'isola di Creta “la perfetta sintesi tra Oriente e Occidente”, e questo è evidente soprattutto nei monasteri ortodossi che la punteggiano, carichi come sono di storia spirituale e politica, di leggende e di tradizioni. Sono luoghi di grande spiritualità, ma in molti casi sono anche simboli identitari molto potenti, che racchiudono tra le proprie mura e alla luce delle lunghe candele fumose accese ai piedi delle icone il senso stesso del vivere greco, del vivere cretese. 

Il monastero di Agia Triada a Creta
Agia Triada è uno dei complessi monastici cretesi più famosi e più visitati ©Erica Balduzzi/Lonely Planet Italia
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Luoghi di resistenza

Parlare dei monasteri sparsi sull’isola di Creta non significa parlare solo di religione e fede. Anche, certamente: ma non solo. Qui la vita quotidiana è intrisa di una spiritualità dai tratti talvolta arcaici, talvolta raffinati, sempre molto connessa alla propria identità. Nella lunga storia cretese, i monasteri hanno spesso rappresentato un rifugio per la popolazione, un luogo di resistenza, di ribellione e di difesa. L’esempio più lampante in questo senso è probabilmente il Monastero di Arkadi, il Moni Arkadiou, nella prefettura di Rethymno, il cui nome riecheggiò nell’intera Europa durante la resistenza al dominio ottomano sull’isola (dominio che durò quasi tre secoli, dal 1645 al 1913, e che fu sempre aspramente osteggiato dalla popolazione cretese).

Sito a circa 500 metri di altitudine sul monte Ida, il monastero di Arkadi conserva infatti una memoria dolorosa: quella degli anziani, delle donne e dei bambini che nel 1886 scelsero di farsi esplodere con la polvere da sparo anziché arrendersi alla conquista ottomana del monastero, dopo una strenua battaglia di giorni che vide gli Ottomani – ben più equipaggiati e numerosi - prevalere sulla tenace resistenza greca, messa in atto da poche centinaia di uomini e monaci. Il sacrificio di Arkadi non fu decisivo per le sorti della rivolta, ma accese i riflettori di tutto il mondo sulla situazione cretese: «Una terribile azione, un’esplosione, salva gli spacciati, l’agonia diventa un trionfo, e questo eroico monastero, che ha combattuto come una fortezza, muore come un vulcano», scrisse Victor Hugo a proposito della strage. Oggi il monastero è meta turistica e di pellegrinaggio civile, un luogo ameno e intenso con i suoi pergolati di fiori, i cortili polverosi e la cattedrale ortodossa carica di icone, dalle forti influenze barocche. Non solo: la polveriera con il tetto scoperchiato non è stata ristrutturata, in memoria di chi vi perse la vita pur di non cedere agli oppressori, e sono presenti anche un’area museale e un ossario. 

Storie simili a quelle del Monastero di Prèveli, sempre nella prefettura di Rethymno - incendiato dagli ottomani prima e depredato per ritorsione dalle truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale, per via dell’aiuto fornito dai cretesi alle truppe alleate - o a quelle del Monastero di Chrisoskalitissa, il “Monastero del Gradino d’Oro” nella prefettura di Chania, che secondo la leggenda fu salvato dai turchi grazie all’intervento di uno sciame di api: sempre leggenda vuole che solo i puri di cuore riescano a vedere il gradino d’oro nella scala che conduce al monastero. Il Moni Chrisoskalitissa è anche la tappa finale del sentiero E4, che percorre da est a ovest l’intera isola. 

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La chiesa del monastero di Arkadi
La chiesa del monastero di Arkadi ©Erica Balduzzi/Lonely Planet Italia

I monasteri dell’Akrotiri

A due passi dalla città di Chania, nel nord-ovest dell’isola, si protende nel mare la penisola di Akrotiri. È famosa per tre motivi: qui venne girata l’iconica scena del sirtaki nel film di Zorba il greco, qui c’è uno degli aeroporti internazionali più frequentati dell’isola e qui, soprattutto, ci sono tre monasteri dal grande valore iconico, storico e spirituale. 

A cominciare da Agia Triada, uno dei complessi monastici cretesi più famosi e più visitati: costruito nel XVII secolo da due ricchi fratelli veneto-cretesi, Geremia e Laurenzio Tzagaroli (da cui deriva l’altro nome del monastero, cioè Tzagarolou) e dedicato alla Santissima Trinità, ospitò a lungo una fiorente comunità di monaci, una scuola teologica e anche un seminario. Ma sono tempi passati: oggi sono rimasti solo sei monaci ad Agia Triada, che accolgono turisti e fedeli e vigilano affinché sia rispettata la sacralità del luogo. Accanto al monastero (visitabile previo pagamento di un biglietto d’ingresso giornaliero di 2,50€), sono presenti anche un fornitissimo spaccio di prodotti monastici, un’area degustazioni e un museo con ricostruzioni storiche del contesto rurale e agricolo della zona. 

candele cappelle votive Katholikon Creta
Le cappelle votive verso Katholikon ©Erica Balduzzi/Lonely Planet Italia
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Proseguendo oltre Agia Triada, lungo una strada dissestata che si inerpica tutta tornanti nelle brulle montagne della penisola, si raggiunge invece il Monastero di Gouvernetou, che con Agia Triada condivide l’area geografica ma di certo non lo spirito: qui, infatti, si respira un’atmosfera più severa, decisamente meno turistica. La prima cosa da sapere sul Moni Gouvernetou è infatti che le aree visitabili sono ridotte e limitate a orari e momenti particolari, giusto per chiarire che questo è prima di tutto un luogo di preghiera. La seconda, è che forse qui più che altrove si sente ancora vivo e vibrante il desiderio di preservare dalla commercializzazione ciò che è ritenuto sacro e inviolabile. Il Moni Gouvernetou è uno dei monasteri più antichi di Creta e ospita, affacciata sul cortile, una cappella affrescata dedicata a San Giovanni l’Eremita, il cui culto è particolarmente importante per questa zona...

Il Moni Katholikon è il monastero eremitico fondato proprio dai seguaci di San Giovanni l’Eremita ©Erica Balduzzi/Lonely Planet Italia
Il Moni Katholikon è il monastero eremitico fondato proprio dai seguaci di San Giovanni l’Eremita ©Erica Balduzzi/Lonely Planet Italia

Già, perché appena oltre il Moni Gouvernetou si può raggiungere – esclusivamente a piedi – quello che è uno degli angoli più suggestivi della spiritualità cretese: il Moni Katholikon, il monastero eremitico fondato proprio dai seguaci di San Giovanni l’Eremita, là dove la penisola di Akrotiri si accartoccia nella gola di Avlaki e scivola a picco giù verso l’Egeo. Ma attenzione: il Katholikon (nome che deriva dalla parola greca significante “centrale”) è stato abbandonato già da diversi secoli, per via delle frequentissime incursioni dei pirati, e oggi ne rimangono gli edifici fatiscenti, le grotte votive dove i monaci andavano a pregare e soprattutto la piccola chiesa, scavata nella roccia e ancora frequentata dai fedeli. Il sentiero per arrivare al Katholikon è facile e percorribile da tutti, anche se nell’ultimo tratto si fa molto ripido, ed è di grande suggestione. Lungo il sentiero, è inoltre possibile visitare anche il sito dell’Arkoudospilos, la Grotta dell’Orso, con la sua minuscola cappella anch’essa scavata nella roccia: il nome deriva dall’enorme stalagmite presente nella grotta, che richiama appunto le sembianze di un orso. Leggenda vuole che a trasformarlo in pietra fu la Vergine Maria, quando la belva cercò di rubare l’acqua potabile ai monaci in preghiera e meditazione. 

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Agia Triada
I cortili di Agia Triada ©Erica Balduzzi/Lonely Planet Italia
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