Rimini, accogliente per tradizione
Spiagge affollate, vestigia dell’impero romano e templi della musica elettronica: Rimini è tutto questo e altro ancora. Fondata nel 268 a.C., la città diventa ben presto uno snodo principale delle vie consolari romane. Come a dire che il suo destino è segnato fin dalla nascita ed è quello di accogliere genti da ogni dove. A metà del 1800 questa sua vocazione prende il largo: nascono gli stabilimenti balneari e di lì a un secolo è un proliferare di alberghi e sale da ballo. Rimini diventa negli anni ’60 la massima espressione del turismo di casa nostra. Gli stranieri accorrono e gli italiani seguono a ruota.

Ancora oggi la città esplode nei mesi estivi, ma non vi sentirete mai soffocati o ignorati. Saranno l’eccellente cucina e la schietta solarità dei romagnoli a colpirvi, perché qui l’ospitalità è innata ed è uno stile di vita. Oltre che in mare vale la pena di tuffarsi fra le vie del centro storico per ripercorrere gli oltre 2000 anni di storia. Cenate in una delle trattorie del Borgo San Giuliano, versione locale di Trastevere, e preparatevi per la notte. I club più sofisticati sono sulle colline vicine, ma eventi clou come la Molo Street Parade e la Notte Rosa richiamano migliaia di giovani sul lungomare. Non sorprendetevi però se l’immagine che più vi rimarrà impressa sarà la visione ipnotica del Ponte di Tiberio di notte, con i suoi archi bianchi riflessi e sospesi nel buio.

Cosa vedere
Cinema Fulgor
Il cinema che Fellini definiva “la calda cloaca di ogni vizio” ha ripreso vita nel gennaio 2018 dopo una lunga ristrutturazione ed è stato inserito dal NYTimes fra le mete dell’anno. La sala Federico si presenta con una veste sfavillante: là dove una volta c’erano le pancacce e uno steccato a dividere i popolari dai distinti, ora vi sono poltrone di velluto rosso. La scenografia è un omaggio del tre volte premio Oscar, Dante Ferretti alla Hollywood degli anni ’30. Dai fregi dorati delle pareti spiccano donne robotiche con fiumi di capelli, un mix fra il film Metropolis e la sirena di Starbucks.
Tempio Malatestiano
Sì, nella facciata manca un pezzo. E non è colpa del bombardamento del 1944: il progetto originale non è mai stato completato e prevedeva anche una cupola enorme che avrebbe rivaleggiato con quella del Duomo di Firenze.
La ragione è semplice: Sigismondo Malatesta era finito in disgrazia e il tempio rimase un sogno interrotto, emblema delle sue aspirazioni incompiute. Ma la storia del signore di Rimini, di cui si sono appena celebrati i 600 anni della nascita, è di interesse pari a quella del monumento. Figura epica e tragica al tempo stesso, con i difetti e le sventure tipiche di un eroe greco, Sigismondo era figlio illegittimo di Pandolfo Malatesta. Prode condottiero ma incapace in diplomazia per la sua indole impulsiva ed irrequieta, ebbe tre mogli (l’amatissima Isotta fu la terza) e 16 figli, legittimi e non. Si circondò di una corte di artisti di eccezionale prestigio, ma per colpa della sua diatriba con Pio II venne scomunicato e la sua fine fu segnata. Grazie a lui la sua casata troverebbe spazio anche nel Trono di spade. Ezra Pound lo definì “il miglior perdente della storia”. Può bastare?
Il Tempio Malatestiano venne costruito sopra la Chiesa di San Francesco e la contiene come una matrioska. La realizzazione è opera di Leon Battista Alberti che era la star più nota della corte malatestiana e che comprendeva anche Piero della Francesca, Agostino di Duccio e Matteo de’ Pasti (l’unico a rimanere al fianco di Sigismondo fino alla fine). La parola Tempio racconta perfettamente l’ego smisurato di Sigismondo che trasformò la chiesa cristiana in un sepolcro celebrativo della sua casata e del suo amore per Isotta degli Atti. Questa intenzione è ancora più evidente al suo interno passando in rassegna le cappelle malatestiane.

Brunch al Foyer
All’ombra della Vecchia Pescheria e poco distante dal Teatro Galli (riapertura prevista per fine 2018), il Foyer è apparso da poco sulla scena delle cantinette, il salotto prediletto dai riminesi all’ora dell’aperitivo. Nasce dall’unione di quattro brillanti under 30 che ne hanno curato il design nei minimi dettagli. Il menu spazia con successo fra la terra e il mare: applausi per la Carmen (battuta di tonno su letto di ananas e senape) e per Rossini (angus alla piastra con salsa madeira, tartufo e foie gras). Ottimi i cocktail e i vini del territorio. Consigliato il brunch domenicale.
Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

Libreria Luisè (Libreria Risorgimento)
A due passi dal Duomo, questa piccola libreria concentra in pochi metri quadri un compendio di cultura, accostando libri contemporanei a stampe antiche e cinquecentine (testi del 1500). Un occhio di riguardo è riservato al Risorgimento: la chicca è la divisa bucherellata di un ufficiale garibaldino del 1866, non in vendita. In effetti la barba bianca e curata del titolare Giovanni Luisè ne smaschera subito la passione risorgimentale. Editore di volumi sul territorio riminese e memoria storica della città, Giovanni saprà intrattenervi con chiacchiere e battute di spirito.
Questo articolo è frutto del workshop di scrittura “Autore Lonely Planet per un giorno”, tenutosi a Rimini in occasione di UlisseFest , la festa del viaggio di Lonely Planet. Leggi gli altri articoli qui.