Indomite, coraggiose, anticonformiste: 5 storiche viaggiatrici di cui ricordarsi
Cristoforo Colombo, colui che scoprì l'America. James Cook, colui che scoprì l'Australia. Edmund Hillary e Tenzing Norgay, coloro che per primi conquistarono la vetta dell'Everest. Ernest Henry Shackleton, il re delle esplorazioni antartiche. E via dicendo. I nomi dei grandi viaggiatori ed esploratori della storia sono scolpiti nella nostra memoria collettiva: hanno scoperto nuove terre, ampliato i confini, allargato gli sguardi oltre l'orizzonte e contribuito a importanti scoperte scientifiche. In altre parole, sono famosi e il loro ruolo è ampiamente riconosciuto anche al giorno d'oggi. Tuttavia, accanto a questi grandi nomi, ce ne sono altri che la storia ha dimenticato di ricordare e celebrare. Nomi di altrettante persone che, nel corso dei secoli, hanno scelto l'avventura e l'esplorazione, in condizioni difficili non solo geograficamente ma anche sotto il profilo sociale e culturale, ma che non sono altrettanto celebri: si tratta delle donne esploratrici, viaggiatrici, scienziate, botaniche, figure carismatiche e curiose i cui nomi, oggi, risultano tuttavia sconosciuti ai più. E che è tempo di riscoprire, insieme ai loro viaggi.

Freya Stark, l’“ultima dei viaggiatori romantici”
Viaggiatrice, scrittrice, esploratrice, ma anche cartografa e archeologa, innamorata del Medio Oriente e una delle prima donne occidentali a viaggiare nel Deserto Arabico: il nome di Freya Madeleine Stark (1893-1993) si può inserire a pieno titolo nel novero delle personalità che hanno portato l’esplorazione del mondo qualche passo in avanti. Nata a Parigi da genitori bohémienne e successivamente spostatatasi in Italia con la famiglia, a 34 anni di imbarcò da sola per il Medio Oriente, con l’obiettivo di studiare l’arabo: fu l’inizio delle sue appassionate peregrinazioni, che la portarono a esplorare aree fino ad allora poco battute e pericolose - Iran, Siria, Penisola Arabica – dove spesso fu la prima donna occidentale a recarsi. Mossa da un’insaziabile curiosità, la Stark imparava le lingue del luogo e ne assumeva i costumi, così da potersi immergere nelle culture locali con tutti i sensi. La sua conoscenza di questi luoghi la portò anche a sviluppare, accanto all’attività come scrittrice, anche percorsi in ambito archeologico e cartografico: mappò ad esempio per la prima volta la Valle degli Assassini, in Persia, e riuscì a localizzare le rovine del castello di Alamut.
Fu definita “Regina nomade” e “l’ultima dei viaggiatori romantici” ed è oggi considerata la caposcuola del moderno travel writing. Morì centenaria nella sua villa ad Asolo.

Jeanne Baret, botanica francese che viaggiò vestita da uomo
La prima donna a circumnavigare la terra lo fece travestita da uomo. Si tratta di Jeanne Baret (1740-1807), intrepida donna francese che per amore e per sogno di orizzonti indossò i pantaloni e un nome da uomo per sfuggire al divieto vigente all’epoca che impediva alle donne di imbarcarsi sulle navi francesi: come Jean Baret e in qualità di assistente del botanico e naturalista Philibert Commerson, con cui aveva una relazione, la Baret partecipò quindi alla spedizione attorno al mondo di Louise-Antoine de Bouganiville alla ricerca di nuove piante e animali. Secondo i diari dell’epoca, la Baret fu una valida collaboratrice per Commerson e anzi, contribuì notevolmente al reperimento e alla catalogazione dei campioni botanici e delle conchiglie tra il Sud America e la Patagonia, tra cui quella che oggi conosciamo come buganvillea: fu tuttavia smascherata in quanto donna a Tahiti, e quando la spedizione giunse a Mauritius, nell’oceano Indiano, lei e Commerson si fermarono per qualche tempo, liberando il capitano della nave dal problema di avere illegalmente una donna a bordo. Il soggiorno a Mauritius – durante il quale Jeanne Baret continuò ad affiancare Commerson nei suoi studi botanici – interruppe momentaneamente il giro del globo della donna: riuscì a completarlo solo qualche anno dopo, quando alla morte di Commerson sposò un marinaio, Jean Dubernat, e tornò con lui in Francia.
Eliza Scidmore, la prima donna a pubblicare sul National Geographic
La prima donna eletta nel consiglio di amministrazione della National Geographic Society si chiamava Eliza Scidmore (1856-1928) ed era una giornalista, fotografa e scrittrice americana. Fu anche la prima donna a pubblicare le proprie foto sulla prestigiosa rivista.
Compì il suo primo viaggio nel 1883, quando già scriveva per la stampa locale, perché cercava un modo diverso di vivere: così si imbarcò per l’Alaska - ancora in larga parte inesplorata dopo l’annessione statunitense del 1860 – e ne scrisse a lungo, attirando l’attenzione degli americani sul territorio e pubblicando il primo libro mai scritto su quella regione. Visse anche lunghi periodo in Asia, in particolare in Giappone, Giava, Cina e India, e divenne una grande scrittrice di guide.

Isabella Bird, innamorata della natura selvaggia
Quando aveva 23 anni, un medico le consigliò di cambiare aria a causa della sua cagionevole condizione di salute: così Isabella Bird (1831-1904) partì dalla sua terra, il North Yorkshire, e andò in America del Nord a trovare dei cugini emigrati. L’America ne conquistò il cuore, e segnò l’inizio delle sue avventure. La giovane donna inglese, apparentemente di debole costituzione, si rivelò invece un’appassionata e indomita esploratrice: viaggiò da sola, a cavallo, nel selvaggio West americano, iniziò a esplorare la natura e a viaggiare in terre considerate pericolose e poco adatte a una donna. Viaggiò molto anche in Scozia, nelle Ebridi, in Australia e nelle Hawaii, ma anche in Giappone, Cina e India. A finanziare i suoi viaggi era la prolifica attività come scrittrice, che le valse il ruolo di membro nella Royal Geographical Society (fu la prima donna a ottenerlo, seppure senza la facoltà di parlare in pubblico se non affiancata da un uomo).
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Annie Smith Peck, la prima alpinista “con i pantaloni”
A fine Ottocento, la legge vietava alle donne di indossare i pantaloni. Ma Annie Smith Peck (1850-1935) decise che era tempo di sfidare una norma anacronistica e odiosa e nel 1885 fu la prima donna a scalare il Cervino indossando i pantaloni. Fu una giovane donne volitiva e intraprendente, che si rifiutò di sottostare ai dettami sociali che la volevano sposata con prole e che invece scelse di studiare, iscrivendosi alla University of Michigan per studiare lingue classiche e, successivamente, recandosi in Europa per studiare archeologia: fu nel Vecchio Mondo che scoprì invece la sua più grande passione, quella per l’alpinismo. «L’unico vero piacere» scrisse «è la soddisfazione di andare dove nessun uomo è stato prima e dove pochi potranno seguirti». Scalò il Cervino (e la sua mise anticonformista arrivò sulle prime pagine dei giornali americani, suscitando grande scalpore!), il Pico de Orizaba e il Popocatepetl in Messico e l’Huascaran in Perù... Aveva 58 anni, nessun supporto di ossigeno e fu la prima in assoluto a toccare questa vetta, dopo ben quattro tentativi falliti. La Peck coltivò la sua passione per l’alpinismo per tutta la vita: la sua ultima scalata fu il Mount Madison (New Hampshire) a 82 anni.