Gayly Planet e l’importanza della diversità nel mondo del viaggio in Italia
Oggi vi raccontiamo l’esperienza di Gayly Planet, un blog di viaggi che è un riferimento per la comunità LGBT+ italiana. Daniele e Luigi, la coppia che sta dietro al blog, ci hanno seguito in numerose avventure, da UlisseFest a Italia on The Road, ma oggi ci prendiamo un attimo per conoscerli meglio con questa intervista.
Chi sono Daniele e Luigi singolarmente?
Descriverci singolarmente è davvero tanto difficile, ma per farla semplice, Daniele è quello senza capelli e che difficilmente vivrebbe bene senza la pizza, mentre Luigi è quello con gli occhiali che non dice mai di no a un nigiri di salmone. Siamo entrambi del sud Italia, Daniele di Irsina, un piccolo borgo in Basilicata, ha vissuto a Roma e poi a Dublino e Luigi di Gallipoli in Salento, amante dell’Asia e del Giappone in particolare. Da anni siamo stati adottati da Milano, dove ci siamo conosciuti e dove abbiamo deciso di sposarci qualche anno fa.
Come è nato il progetto Gayly Planet?
Gayly Planet nasce durante un viaggio a Gran Canaria. Eravamo lì per il Winter Pride, uno degli eventi di punta di Maspalomas prima del nostro matrimonio. Sapevamo che Gran Canaria fosse una meta gay europea ma da nessuna parte avevamo letto che lo era a livello davvero esponenziale, con locali di ogni tipo, spazi inclusivi praticamente in ogni angolo e un’affluenza di gente davvero massiccia. Perciò ci siamo guardati in faccia e insieme abbiamo avuto la stessa folgorazione: raccontare i luoghi dal punto di vista LGBTQ+, senza giri di parole e andando dritti al punto, per dare ai viaggiatori meno esperti un’idea di cosa si può trovare nelle destinazioni che si vogliono visitare, come funzionano e soprattutto come viaggiare e vivere la cultura di un luogo sempre in sicurezza, visto che in alcuni paesi del mondo essere gay è illegale e può essere punito con la pena di morte.
Vi siete ispirati a realtà già esistenti?
Abbiamo fatto diverse ricerche nel settore blogging e media per cercare di capire chi stesse facendo la stessa cosa e come e abbiamo da subito deciso di usare l’italiano come lingua principale e parlare ai viaggiatori LGBT italiani. In inglese e all’estero ci sono blogger molto bravi in questo campo, ma nessuno lo stava facendo per gli italiani, o quantomeno nessuno parlava di viaggi gay e destinazioni LGBT costantemente, e i media lo facevano e lo fanno tuttora legando un articolo o una guida a una campagna di marketing.
Ci sono state delle difficoltà nell’inserirvi nel mondo del travel blogging? Se sì, quali?
Abbiamo aperto Gayly Planet a metà 2017 e ci siamo messi subito a lavoro dandoci degli obiettivi da raggiungere. In un anno siamo passati da 0 a 100k visite, l’anno seguente 1 milione e 2 milioni quello successivo. Per alcuni media che parlano alla comunità LGBT non siamo stati proprio i benvenuti alla festa, ma abbiamo sempre cercato di cercare dei punti di incontro perché crediamo fortemente che solo collaborando tutti possono vincere, altrimenti è una guerra costante e non ti puoi godere nemmeno i successi. L’altra difficoltà è che solo ultimamente si parla di diversità e viaggi come tema importante da dover affrontare, quindi è più semplice essere presi in considerazione, mentre prima eravamo spesso abbastanza trasparenti.
Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.
È importante oggi in Italia avere spazi dedicati al mondo LGBT?
È sempre importantissimo avere spazi, specialmente nel turismo, dedicati al mondo LGBTQ+. Un turista che appartiene a questa comunità ha bisogno di safe space dove sentirsi al sicuro, specialmente quando si visita un luogo che non si conosce e dove non si sa molto di come se la passa la comunità LGBTQ+. Scegliere un hotel gay-friendly per una persona transessuale vorrà dire che nessuno al check-in sbaglierà il pronome. Una persona queer non vuole sentirsi giudicata al ristorante se indossa dello smalto o un abbigliamento che non rientra nelle norme sociali tradizionali, perciò conoscere e consigliare questi luoghi permette di far vivere un’esperienza di viaggio unica, sicura e a contatto con la propria cultura e comunità. Noi, per esempio, quando siamo in viaggio frequentiamo spessissimo locali gay perché sono i luoghi dove possiamo incontrare sicuramente nuovi compagni di viaggio, persone che condividono i nostri ideali e con cui scoprire insieme una destinazione tutta nuova e con un occhio diverso.
Ci sono abbastanza spazi di questo tipo attualmente?
Non ce ne sono mai abbastanza, ma non bisogna pensare ai luoghi LGBTQ+-friendly come dei posti che escludono tutti gli altri, anzi! Anche un ristorante, un centro estetico o un negozio di abbigliamento possono essere dei luoghi friendly, e questo vorrà dire che chi lavora in quel luogo saprà quali sono le esigenze di tutti i propri clienti, per poter migliorare l’esperienza quando si è lì e assicurare a tutti uno spazio sicuro.
Ci sono spazi “sbagliati” o che non condividete?
Sicuramente ci sono dei luoghi sbagliati o un modo errato di creare degli spazi friendly. Spesso si pensa che sia sufficiente applicare un adesivo arcobaleno per dirsi friendly ma dal nostro punto di vista tutto quello che esclude senza motivo è sbagliato. Un bar gay, per esempio, che non rispetta le persone transessuali o in cui lavorano dei bartender misogini e sessisti non può essere considerato un safe space e quindi non ha nulla di friendly da poter sbandierare.
Quale è il vostro obiettivo come travel blogger e qual è, invece, l’obiettivo che il nostro paese dovrebbe darsi nel campo della diversità?
Il nostro obiettivo è quello di raccontare dei luoghi e dei viaggi dal punto di vista della comunità LGBT, andando non solo a consigliare i migliori monumenti o le curiosità più inusuali di un Paese, ma anche tutti quegli aspetti culturali che riguardano la comunità LGBT di quel Paese in particolare e che fanno parte del tessuto sociale del luogo che abbiamo visitato, di modo che anche chi vuole approfondire questi temi possa farlo facilmente. I nostri articoli e le nostre guide non sono create solo per viaggiatori gay, ma per tutte quelle persone che sono interessate proprio dalla diversità di questi luoghi e non vedono l’ora di lanciarsi capo e collo nel vivere queste esperienze.
Per quanto riguarda il nostro paese, riteniamo che sia necessario prendere consapevolezza che le diversità sono un tesoro unico a cui attingere per potersi reinventare e trovare la propria e vera essenza. Abbiamo vissuto anni in cui essere diversi, sotto ogni aspetto, era qualcosa di cui avere paura, ma fortunatamente ci siamo fermati e lentamente stiamo capendo che la diversità è preziosissima e bisogna includerla in ogni aspetto della nostra vita e del viaggio. Un mondo aperto alle diversità e all’inclusione è ancora più bello. Pensate alla barriera corallina, con tutti i colori dell’arcobaleno e le specie di pesci di ogni forma e dimensione: questo è un bellissimo esempio di diversità e inclusione. Ora ripensate alla barriera corallina e a come sarebbe se esistesse solo una tipologia predominante di pesci: non sarebbe davvero troppo noiosa e soprattutto chi vorrebbe visitarla?