Alla scoperta del Cemeterio de la Recoleta, a Buenos Aires

Il Cemeterio de la Recoleta è un luogo sospeso nel tempo. Si trova a Buenos Aires nel barrio Recoleta, un elegante quartiere residenziale dalle linee francesi, adagiato su un declivio con vista sul Rio de la Plata. È il più famoso cimitero dell’Argentina – e tra i più rinomati al mondo. Gran parte di questa sua fama deriva dal fatto che qui vi sono sepolte alcune delle personalità più importanti della recente storia del paese, tra cui Evita Perón, Victoria Ocampo, Luis Federico Leloir e Carlos Saavedra Lamas. Ridurre la sua peculiarità all’importanza delle sue sepolture, però, non gli darebbe giustizia. Il Cemeterio de la Recoleta è qualcosa di più: un luogo in cui vita e morte si spartiscono il flusso dei ricordi e scommettono contro l’ineluttabilità del tempo.

Cemeterio de la Recoleta  © Lisa Zillio
Cemeterio de la Recoleta © Lisa Zillio
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Vivere nel ricordo di chi vive

Il Cemeterio de la Recoleta è un cimitero monumentale creato nel 1822 sul terreno che prima ospitava il frutteto del Convento de Recoletos Descalzos. In quello stesso anno, infatti, l’ordine dei recolletti scalzi venne sciolto e le loro proprietà passarono allo Stato che decise di realizzare il primo cimitero pubblico di Buenos Aires. Dopo un iniziale periodo di trasandatezza e abbandono, il Cemeterio de la Recoleta ha progressivamente cambiato volto diventando un luogo di sepoltura ambito, residenza eterna di presidenti, generali, premi nobel, scrittori e di altre personalità di spicco del mondo intellettuale argentino.

Liliana Crociati de Szaszak e Sabù © Lisa Zillio
Liliana Crociati de Szaszak e Sabù © Lisa Zillio

Si tratta oggi di una vera e propria città nella città, silenziosa e maestosa dimora di chi non vuole essere dimenticato. Suddiviso in isolati, con vicoli pedonali e viali alberati, il Cemeterio de la Recoleta si estende per oltre cinquantaquattro mila metri quadrati. Qui sono ospitate quattro mila e ottocento sepolture, tra eleganti mausolei in marmo e loculi più essenziali. Si possono notare diversi stili architettonici di derivazione europea, tra cui l’Art Déco, l’Art Nouveau, il Barocco e il Neogotico.

Questo cimitero ha una particolarità rispetto, per esempio, all’altro cimitero monumentale di Buenos Aires, il cimitero della Chacarita, sorto in una zona periferica della città a seguito dell’epidemia di colera che tra il il 1867 e il 1868 ha colpito Buenos Aires. Nel Cemeterio de la Recoleta i corpi non vengono inumati nella terra o riposti in urne: grazie alla pratica dell’imbalsamazione, alla parte terrena del defunto viene concesso il privilegio dell’eterno. O almeno finché ci sarà qualcuno disposto a ricordarli e a prendersi cura di loro. La manutenzione delle sepolture, infatti, ha un costo e chi non se lo può più permettere vede lentamente scivolare il ricordo dei propri cari nell’oblio dell’incuria. Per questo non ci si deve sorprendere se, camminando per i vicoli di questa cittadella, si incontrano strutture fatiscenti ricoperte di ragnatele: è il prezzo del tempo che non è stato saldato.

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Particolare di una statua © Lisa Zillio
Particolare di una statua © Lisa Zillio

Statue e bassorilievi con gli occhi aperti verso la vita

Un’altra caratteristica del Cemeterio de la Recoleta è che qui non ci sono fotografie a ricordo dei defunti, neanche una. Al loro posto si trovano statue e bassorilievi, in marmo o in bronzo, con i lineamenti di chi non c’è più. Ed è questo un altro segno del desiderio di fermare il tempo: le fotografie, infatti, ingialliscono, sbiadiscono, si sgretolano. Statue e bassorilievi, invece, rimangono saldi nella loro forma. Si trovano anche diverse sculture raffiguranti angeli, putti e altri soggetti propri dell’arte funeraria. Ce ne sono di enormi e di minuscole, di pietra o di metallo, rivolte verso il cielo o accartocciate su se stesse, tutte diverse le une dalle altre ma con un elemento in comune: gli occhi sono aperti, spalancati e fissi nella direzione di chi li sta guardando.

Quando si attraversano le colonne doriche della porta principale, le statue sono lì ad accoglierti. Se le si ascolta è possibile sentire i loro racconti. Ci sono storie di vita emblematiche, narrazioni in cui si riflettono controversie e illusioni, perfino puerili pettegolezzi. Tra le storie più struggenti c’è quella di Liliana Crociati de Szaszak, simbolo di una tragedia familiare e di un amore paterno che si tramanda di generazione in generazione. Si narra che la giovane sia morta durante la luna di miele a causa di una valanga sulle Alpi. Nella commovente poesia, scritta di getto dal padre e incisa sulla base della statua che raffigura Liliana, si coglie lo strazio insanabile di un genitore che troppo presto ha perso l’unica adorata figlia. Accanto alla statua di Liliana, il padre ha fatto costruire quella di Sabù, il fedele e amato cane della figlia, deceduto qualche anno dopo la giovane. L’ultimo dono di un padre in ricordo di un amore che travalica la morte. Passeggiando lungo una delle vie principali del cimitero li si vede insieme, lei nel suo elegante abito da sposa e lui al suo fianco. La posizione non è stata scelta a caso: in questo modo, infatti, tutti coloro che passano possono ricordarla e contribuire così a tenerla in vita per sempre.

Il profumo della vita che scorre nel tempo è ancora più intenso quando si incontra uno dei numerosi gatti che abitano questa cittadella. Ce ne sono diversi, ognuno guardiano a modo suo di una parte del cimitero, ognuno con un ricordo da condividere per chi ha la curiosità di seguirli con lo sguardo mentre scompaiono dietro una sepoltura con la stessa velocità con cui poco prima erano apparsi.

Qui sono sepolte alcune delle personalità più importanti della recente storia dell’Argentina © Lisa Zillio
Qui sono sepolte alcune delle personalità più importanti della recente storia dell’Argentina © Lisa Zillio
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Il Centro Cultural Recoleta: una sala prove per creatori di cultura

A fianco del cimiterio, dopo la basilica di Nostra Signora del Pilar, si trova il Centro Cultural Recoleta. L’edificio non passa inosservato per i colori sgargianti delle sue mura, in contrasto con il bianco candore della chiesa e del cimitero. Il Centro Cultural Recoleta è un luogo che brilla di vita, e non è un caso che sia collocato proprio qui. Dedicato soprattutto ai giovani – ma aperto a chiunque – è un luogo in cui le persone si incontrano per scoprire, creare e sperimentare nuove forme artistiche. È una sala prove per creatori di cultura – come si legge su una parte appena si entra – un palcoscenico in cui le forme d’espressione più dirompenti possono trovare visibilità.

La manutenzione  ha un costo e chi non se lo può più permettere vede scivolare il ricordo dei propri cari nell’incuria © Lisa Zillio
La manutenzione ha un costo e chi non se lo può più permettere vede scivolare il ricordo dei propri cari nell’incuria © Lisa Zillio

Prima di essere uno spazio dedicato all’arte, l’edificio che ospita il Centro Cultural Recoleta è stato tante cose diverse. Monastero nel XVIII secolo, accademia di disegno dopo la Rivoluzione di Maggio, scuola di agricoltura, giardino botanico, prigione e caserma dal 1822. Nel 1834 divenne un manicomio, poi una casa di cura e, nel 1944, una casa di riposo. Negli anni Ottanta del Novecento ha preso la forma definitiva di centro culturale, diventando l’epicentro dell’arte d’avanguardia della capitale argentina.

Ed è così che accanto a una città dei morti che in realtà assomiglia di più a una città nel ricordo dei vivi, la comunità si riunisce per dare forma alla parte più vitale di sé, attraverso arti visive, musica, danza, teatro, letteratura, e cinema, tenendo sempre ben presente i valori alla base di questo crocevia di attività: libertà, partecipazione e convivenza.

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