Transiberiana con i bambini, il viaggio di Anna alla scoperta del valore del tempo
Questa è la storia di Anna, che con le sue bambine e il marito ha riscoperto la gioia delle piccole cose sui treni che corrono lungo la tratta ferroviaria più celebre e "difficile" di tutte e attraversano un mondo intero, da Mosca a Vladivostok. E si è goduta ogni chilometro al sapore di giochi in scatola e noodles precotti, col telefono in tasca e il finestrino come unico schermo. Transiberiana con i bambini piccoli? Per lei è possibile, “se la fai pensando che il vero dono sia il tempo che il treno ti regala e non la destinazione”.
“Ho fatto la Transiberiana per celebrare un amore” racconta Anna come prima cosa: la sua passione per la cultura russa arriva dagli anni ’90, quando con la sua famiglia ha cominciato a ospitare bambini in arrivo dalle zone contaminate di Chernobyl. La ama così tanto, la cultura sovietica, che ha scritto una tesi sulla Bielorussia, vissuto e insegnato a Minsk e la sua prima figlia Penelope ha visto San Pietroburgo che aveva appena un anno. La Transiberiana per lei era un sogno: ha aspettato che le sue figlie fossero un po’ più grandi (9 e 7 anni al momento della partenza) perché si potessero godere l’avventura di una tratta mitica e ingombrante, piena di un’umanità che viaggia verso affetti che stanno dall’altra parte del paese e non ha paura del rollìo del treno che avanza inesorabile.
Se la si fa tutta a bordo del Rossija la Transiberiana è un no stop che dura 6 giorni: si scende per pause brevi, per fare rifornimenti di cibo, sgranchirsi le gambe e ritornare nel proprio vagone pronti per nuovi chilometri. Anna, 37 anni, pratese espatriata più volte - da Panama fino a Parigi dove vive ora con marito e figlie – questo viaggio lo ha raccontato sul suo profilo Instagram, il canale personale legato al progetto editoriale sulle mille facce della maternità 50sfumaturedimamma.com che ha aperto con due amiche.
Transiberiana con i bambini, racconto di un viaggio possibile
“Attraversare da parte a parte un paese così grande che non se ne vede la fine neanche quando ci sei dentro è un sogno, ma farlo con due bambine piccole che il mondo lo assaggiano per la prima volta lo è ancora di più”, mi racconta Anna. Su quei treni ci ha lasciato un pezzetto di sé e ha riscoperto il cuore della Russia che ha sempre amato: quello in cui sembra tutto la copia di qualcosa che hai già visto, città dopo città, mentre invece è un cumulo di particolari e dettagli con un’anima che si nascondono nei palazzi tutti uguali e ti sfidano a trovarli.
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Anna e suo marito, insieme a Penelope e Priscilla, hanno scelto di spezzare il viaggio prenotando vari treni sulla tratta e sono saliti a Mosca, direzione Kazan in Tatarstan, per poi risalire e arrivare a Ekaterinburg, città di zar e cuore pulsante della cultura sovietica. “La vera Transiberiana l’ho scoperta nell’ultima parte del viaggio: tre notti e due giorni da Ekaterinburg a Irkutsk, poi ancora quattro notti e tre giorni da Irkutsk a Vladivostok, la terra promessa, la fine del mondo, il portale verso l’estremo Oriente”. Nel mezzo, il treno che corre veloce e il tempo da riempire nello spazio di una cuccetta formato famiglia. “La Transiberiana verace – quella dei russi – la fai mangiando come loro” mi dice Anna per raccontare del tempo scandito da soste fugaci e scambi di battute e cioccolatini con gli altri passeggeri. “Tutti fanno scorta di pasti pronti dalla Provodnitsa che è la responsabile del vagone e tra un pasto e l’altro semplicemente chiacchierano, guardano fuori e si godono quello che stanno vivendo”. Nessuno spera di arrivare più in fretta, di metterci meno: ci vuole il tempo che ci vuole per attraversare un paese così immenso.
A bordo dei treni la vita è frugale, tra pasti a base di pane, prjaniki (biscotti), salame, cetrioli, pomodori e conserve: le bambine di Anna hanno apparecchiato più volte la loro cabina come fossero a un picnic nel prato anziché sulle rotaie e si sono adattate a ritmi lenti di un viaggio insieme a mamma e papà in cui hanno potuto goderseli no stop, quasi come fa il Rossija con il paesaggio fuori dal vetro. Bambine speciali e particolarmente calme? Piccole esploratrici abituate ai viaggi estremi? Forse. Magari, così piccole, hanno colto lo spirito della Transiberiana e hanno deciso di plasmare il loro bisogno di gioco sul ritmo dei binari. Di più: si sono godute mamma e papà 24 ore al giorno, in spazi ristretti come a casa propria, nella vita di tutti i giorni, quasi mai succede.
"Dimentichi il telefono – che si ricarica da una presa comune con la fila che attende – dimentichi gli impegni, dimentichi i limiti sociali e fai amicizia con i vicini. Riscopri i giochi in scatola di quando eri piccola e te li godi pure. Leggi tutti i libri che stavano sul comodino da troppo tempo e dormi tutto il sonno che hai saltato” dice Anna quando le chiedo come ha fatto a intrattenere le bambine nell’ultima, lunghissima parte del loro percorso. Ma non c’è stato bisogno di passare il tempo: sulla Transiberiana, è il viaggio stesso che gli dà valore. Da Mosca a Vladivostok e ritorno, Anna e la sua famiglia si sono goduti la vita nella cabina usandola come un nido, un bozzolo su rotaie, uno scudo alle paure che bloccano a terra e, spesso, ti legano al pregiudizio di non potercela fare o che un viaggio in Transiberiana non sia affare per bambini piccoli, ma solo per adulti incoscienti, appassionati di cultura sovietica.
“Mi capita spesso di leggere un libro e sognare un viaggio, passando dalle pagine all’organizzazione non appena ne abbiamo la possibilità o troviamo un volo economico che ci permetta di pianificarli come ci piace: senza fronzoli e particolari comfort” dice alla fine, chiudendo il racconto della sua Transiberiana in famiglia. Quando sono scesi per l’ultima volta dal Rossija erano commossi tutti: perché dire addio a un posto in cui sei stato bene e ti sei goduto il tempo senza lancette fa sempre venire il magone, anche se è stato bello.
Quando guardi fuori dal finestrino immagini tutta una vita là fuori che scorre ed è mille volte meglio dei libri che ti sei portata dietro per passare il tempo; quando parli con le persone che attraversano il paese per andare a trovare i genitori ti senti più vicina alla loro vita, ne riconosci un pezzo; quando fai amicizia mentre aspetti il tuo turno in bagno, non ti importa della frugalità o del fatto che non fai una doccia decente da giorni. Per Anna e la sua famiglia, che hanno visto un pezzo di mondo enorme attraverso i finestrini dei treni che corrono veloce sulla Transiberiana, il viaggio è così che finisce e comincia: con l’idea che partire andando verso qualcosa non sempre è il senso, in mezzo c’è tutto il resto.