Ras Al Khaimah, l’Emirato delle prime volte

6 minuti di lettura

Per definizione, la prima volta è irripetibile. Un’esperienza singola, unica, una monade di emozioni e sensazioni che rimarranno aggregate e impresse nella memoria. La prima volta che ho sentito parlare di Ras Al Khaimah era giugno e camminavo con i miei figli scalzo sulla Promenade Des Anglais a Nizza. Era la prima volta che sentivo nominare tutti gli stati che compongono gli Emirati Arabi Uniti uno dopo l’altro: Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ajman, Fujairah, Umm Al Quwain e Ras Al Khaimah. 

Emirato Ras Al Khaimah
Jazirah Al Hamra nell'emirato di Ras Al Khaimah ©Hossein Lohinejadian/Getty Images
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Dopo qualche mese sarei atterrato a Dubai e dopo 45 minuti di auto attraverso il deserto verso nord sarei arrivato in quella che sarebbe stata la mia nuova casa. 

Mi aspettava un territorio pressoché vergine, un foglio bianco su cui disegnare la strada, le tappe intermedie, le fermate e le divagazioni per raggiungere la meta. Ecco il mio viaggio nell’Emirato del Nord alla scoperta di montagne inesplorate, di deserti non così aridi, di acque cristalline e di una storia millenaria. Un viaggio dove le prime volte si sono susseguite, per due anni. 

Tra i monti di Ras Al Khaimah ©Deepu B Pillai/Shutterstock
Tra i monti di Ras Al Khaimah ©Deepu B Pillai/Shutterstock

Aria di montagna

La prima notizia da Ras Al Khaimah è sorprendente. Ci sono le montagne. Un’alta catena montuosa, le Hajar Mountains, alta quasi 2000 metri che si erge dall’arido deserto e domina il mare del Golfo Arabico. Una lunga strada larga tre corsie, perfettamente asfaltata, si snoda fino a quasi 1600 metri di altitudine, poi prosegue più stretta e ripida come strada privata che raggiunge un paradiso naturale, un’oasi di piante lussureggianti, agrumeti, roseti e distese di piante officinali provenienti da tutto il mondo: è la residenza privata dello Sceicco reggente di Ras Al Khaimah. 

Jebel Jais, così si chiama la vetta, è un meraviglioso esempio di architettura naturale. Un paesaggio roccioso che sembra appartenere più alla Luna che a questo nostro mondo. 

A guardarlo da lontano sembra assolutamente inospitale, ma avvicinandosi si scopre che è solcata da centinai di chilometri di sentieri da percorrere a piedi, pareti di roccia da scalare, strade usate dai commercianti che ancora si avventurano con i muli da solcare con le mountain bikes, una via ferrata per i più avventurosi e infine la più lunga zipline del mondo. Un volo di 1.83 chilometri sospesi che alla velocità di 150km orari dalla sommità della montagna porta ad una piattaforma sospesa da cui ammirare la maestosità del panorama. 

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La neve sulla vetta di Jebel Jais, Ras Al Khaimah © Matteo Prato / Lonely Planet Italia
La neve sulla vetta di Jebel Jais, Ras Al Khaimah © Matteo Prato / Lonely Planet Italia

La prima neve

Il 4 febbraio del 2017 è stata una data storica per Ras Al Khaimah. Nessuna festività religiosa né istituzionale, ma bensì la data in cui una incredibile tempesta perfetta ha portato la neve sulla vetta di Jebel Jais. Io c’ero. La configurazione barometrica non lasciava scampo ad interpretazioni così alle 4 di mattina ho abbandonato il mare in tempesta su cui si affacciava la mia abitazione e mi sono diretto con tre amici verso le montagne. La temperatura è scesa di 18 gradi nell’ascesa e giunti alla cima la dama bianca ha fatto la sua, fugace, apparizione. 

10 centimetri di candido manto bianco hanno ricoperto rocce e arbusti spinosi regalando un paesaggio incantato che in breve tempo ha richiamato quasi 50.000 persone accorse da tutti gli UAE per vederlo. 

Decidere di trovare un mezzo di fortuna per scivolare in discesa è stato naturale, per me. Sono stato guardato come alieno dai locali in sandali e kandoora (abito bianco tradizionale) mentre scendevo seduto sul seggiolino di plastica dei miei figli che avevo in auto ma in un attimo tutti hanno voluto provare. 

Il deserto verde, Ras Al Khaimah © Matteo Prato / Lonely Planet Italia
Il deserto verde, Ras Al Khaimah © Matteo Prato / Lonely Planet Italia
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Il deserto verde

Negli UAE, non è un mistero, per sopperire al problema della scarsità di precipitazioni (una media annuale di 100mm) e dall’evaporazione causata dalle torride temperature estive che possono raggiungere i 50°, si sono attrezzati per far piovere. Non stupitevi. Si chiama cloud seeding. Quando in cielo si formano i cumulonembi le autorità danno il via alle operazioni di “semina” che vengono condotte con piccoli velivoli bimotore che rilasciano nelle nuvole composti salini che facilitano la condensazione e la caduta di precipitazioni. 

A volte le precipitazioni possono essere naturalmente molto violente. La parte sorprendete viene dopo qualche giorno di pioggia, quando l’arido deserto che circonda la città di Ras Al Khaimah prende vita, colorandosi di verde. Ho passato settimane a preparare una maratona correndo nella sabbia soffice e rossa circondato da arbusti verdi e scoperto come poche gocce d’acqua possono trasformare l’ambiente. Distese di dune plasmate dal vento si sono ricoperte di vegetazione e intere valli si sono vestite con sgargianti manti d’erba verde in cui gazzelle e orici brucavano soddisfatti e meravigliati. 

In kayak  tra le mangrovie © Matteo Prato / Lonely Planet Italia
In kayak tra le mangrovie © Matteo Prato / Lonely Planet Italia

Il mare arabico

A Ras Al Khaimah il sole ogni giorno si cala nel Mar Arabico, in un orizzonte che non ha grattacieli né ostacoli artificiali, ma è solo mare. I locali mi hanno parlato di un posto dove una laguna protetta di mangrovie, con l’alta marea, sfocia su un banco di sabbia bianco e incontaminato. Così me lo sono andato a cercare. Poco lontano dai grandi alberghi in cui i turisti si rilassano e si abbronzano al caldo sole d’inverno, c’è un’oasi di mare popolata da fenicotteri rosa, pesci e granchi multicolore, uccelli schivi dalle piume blu che volano tra intricate mangrovie. 

Ci si addentra in questo labirinto pagaiando con un kayak e ci si perde tra piante acquatiche che bordano le dune di sabbia color terracotta. L’acqua è calda e bassa, immobile. Poi, da dietro alle mangrovie, fa davvero capolino una spiaggia bianca, un miraggio da cartoni animati che acceca gli occhi per come riflette i raggi del sole. Si affondano i piedi nella sabbia soffice coperta da centinaia e centinaia di conchiglie colorate mentre nell’acqua calma nuotano placide numerosi testuggini. 

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Il Dhayah fort, il simbolo di Ras AL Khaimah ©Mlenny/Getty Images
Il Dhayah fort, il simbolo di Ras AL Khaimah ©Mlenny/Getty Images

Tradizione e modernità

La domanda che mi è stata posta più spesso a proposito della mia esperienza emiratina, è stata “ma come è vivere lì?” sottinteso “in un paese arabo”. La mia risposta è sempre stata: facile, stimolante, sorprendente. Facile, perché è un paese che si è costruito, progettato, forgiato con l’obiettivo di essere il più vivibile possibile; stimolante, perché è abitato da circa 9 milioni di persone provenienti da 200 nazionalità. Sebbene l’Islam sia la religione dominante esiste la libertà di culto e rispetto e tolleranza sono alla base della politica e delle relazioni umane; sorprendente, perché dagli UAE si vede il mondo con una visione, con una prospettiva, una proiezione verso un futuro che è tecnologicamente moderno e all’avanguardia, ma che affonda le radici in una storia millenaria.

Ras Al Khaimah è probabilmente l’Emirato in cui la storia recente è più facilmente comprensibile. Nel suo territorio numerose fortificazioni raccontano di un passato fatto di protezione dei confini da parte degli invasori e il Dhayah fort, il simbolo di Ras AL Khaimah, è uno degli esempi meglio conservati. Il villaggio abbandonato di Jazirat Al Hamra racconta invece di un passato recente in cui le tribù marinare pescavano perle e commerciavano pesci prima di abbandonare le coste per inseguire la fortuna e il successo economico dovuto alla scoperta dell’Oro Nero negli anni ’60. 

Ras Al Khaimah è un angolo di mondo che vale la pena esplorare prima che si trasformi troppo, prima che l’accelerazione economica spazzi via gli aspetti più tradizionali, dal souq al mercato del pesce, dalle gelaterie tradizionali ai caffè dove assaporare te’ karak e fumare shisha. Prima che le prime volte diventino artificiali riproduzioni spettacolarizzate. 


Matteo Prato è esperto di marketing territoriale, sviluppo strategico e promozione turistica. Gira il mondo per lavoro cercando contaminazioni, esperienze da raccontare e idee per far viaggiare...gli altri. Pratica in maniera eclettica qualsiasi sport esista sulla faccia della terra. Dategli una destinazione e lui ci praticherà qualche sport: surf in Australia, windsurf in Nuova Caledonia, sci in Austria, immersioni in Polinesia, slittino e corsa negli Emirati Arabi Uniti e....quale sarà la prossima? 

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Destinazioni in questo articolo:

Emirati Arabi Uniti
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