Le migliori albe e i tramonti imperdibili del Mediterraneo

Redazione Lonely Planet
6 minuti di lettura

La luce rosata dell’alba, quella rossa del tramonto: in questi momenti, il mondo è ovunque più bello. E in qualche posto, anche più che altrove. Ecco dove trovare i migliori scorci affacciati sul Mar Mediterraneo.


Il tramonto da Orano ‘La Radiosa’ © Leonid Andronov
Il tramonto da Orano ‘La Radiosa’ © Leonid Andronov
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Orano, Algeria

Multietnica e fiera della propria storia, Orano è conosciuta con l’appellativo ‘La Radiosa’: e in effetti la luce, in tutte le sfumature dell’arcobaleno, è la regina incontrastata delle sue strade piene di atmosfera (le stesse che ispirarono le creazioni dello stilista Yves Saint Laurent, nato qui nel 1936). La fisionomia del centro urbano ha una particolarità: dialoga con il mare, ma allo stesso tempo se ne allontana, volgendogli le spalle, come racconta Albert Camus nelle pagine iniziali del suo romanzo La peste. Quindi non aspettatevi un front de mer particolarmente elegante: gli abitanti della città lo apprezzano al punto da chiamarlo ‘il balcone’, ma non è sul lungomare che La Radiosa svela la propria bellezza. Per il panorama migliore bisogna salire sulla collina boscosa del Djebel Murdjadjo. In prossimità del Forte di Santa Cruz al tramonto la vista toglie il respiro, mentre il sole cala sul mare e si inabissa in direzione di Gibilterra e delle Colonne d’Ercole. 

Orano può essere esplorata comodamente a piedi, seguendo l’itinerario che si sviluppa da Place du 1er Novembre, la più solenne espressione della dominazione francese, verso il Palazzo del Bey, sulle cui solide mura si sono esercitati gli architetti spagnoli, ottomani e francesi, fino a Sidi el-Houari, la kasbah dove nel 1960 è nato il re del raï Khaled. 

Jaffa al tramonto ©peeterv/Getty Images
Jaffa al tramonto ©peeterv/Getty Images

Costa di Giaffa, Israele

Un tramonto sulla costa di Giaffa, che si allunga fino ai grattacieli di Tel Aviv, è difficile da dimenticare.

Oggi questo antico borgo, con le sue stradine strette e l’intrico di cortili e giardini, è quanto di più lontano possa esistere dall’immagine conosciuta della metropoli israeliana, da cui è stato inglobato fino a diventarne di fatto un quartiere periferico che coincide con la parte sud-occidentale di Tel Aviv-Yafo.

Il tramonto sul mare di Giaffa ha incantato chi nei secoli, provenendo da tutto il mondo, è passato di qui, dal momento che questo era il solo accesso al paese. Nell’Antico Testamento si parla del cedro del Libano usato per la costruzione del Tempio di Salomone, sbarcato proprio a Giaffa. Di qui passavano i mercanti europei diretti in Palestina nel Medioevo e i pellegrini in viaggio per la Terrasanta. E in questo tratto di costa continuano a transitare i turisti in visita alla Città Vecchia. Dopo il tramonto, ci si allontana con gli occhi pieni di una luce morbida e calda, certi che la storia, come il ciclo del sole, continuerà nel proprio corso. 

Nella Città Vecchia in cima alla collina si può curiosare tra le bancarelle del mercato delle pulci fino al primo pomeriggio. La sera, niente è meglio di una cena al porto, uno dei più antichi.

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Panarea, Italia

In epoca di aerei e aliscafi, il modo più classico per raggiungere le Isole Eolie è ancora il traghetto notturno che due volte alla settimana parte da Napoli verso le 20 e dopo una decina di ore di navigazione raggiunge Stromboli e Ginostra sul far dell’alba. Chi dorme in cabina farà bene a puntare la sveglia per tempo e uscire all’aperto per assistere all’indimenticabile spettacolo dell’isola nera di brace che si staglia sul mare appena rosato: se è un giorno fortunato, potrà capitare di assistere a uno dei frequenti (e vagamente inquietanti) sbuffi del vulcano. Un’ora e mezza dopo, con il sole che appena si stacca dalla linea dell’orizzonte, la nave attracca a Panarea, in un silenzio irreale: persino i marinai faticano ad abituarsi al quotidiano sfoggio di tanta prepotente bellezza. Il contrasto tra le case bianche, le macchie di buganvillee di un rosa violento, i profili scuri degli scogli di Spinazzola e Basiluzzo che si specchiano in un’acqua iridescente sembra studiato da un pittore espressionista, ed è una delle immagini più forti che vi resteranno negli occhi di quest’isola, che certo non è parca di panorami mozzafiato. 

Meta fin dai primi anni ‘60 di un turismo a metà tra il fricchettone e il superchic, Panarea ha decisamente sterzato negli ultimi anni in direzione di quest’ultimo, arrivando a contendere a Capri la palma di isola più mondana del Mediterraneo. 

Il tempio di Abu Simbel, situato nel cuore dell’Egitto ©Dan Breckwoldt/Shutterstock
Il tempio di Abu Simbel, situato nel cuore dell’Egitto ©Dan Breckwoldt/Shutterstock
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Le statue di Abu Simbel, Egitto

Gli antichi egizi furono ingegneri, astronomi e architetti straordinari: alcuni dei loro edifici, realizzati con la primitiva tecnologia disponibile 5000 anni fa, sarebbero difficili da replicare persino ai giorni nostri. Una prova della loro misteriosa sapienza è il tempio di Abu Simbel, situato nel cuore dell’Egitto, a oltre 1000 km dalle coste del Mediterraneo ma a esso collegato da quella straordinaria via d’acqua e di civiltà che è il Nilo. La storia del sito riunisce in sé spiritualità e scienza: è un omaggio del sole al faraone Ramses II (1303-1212 a.C.), cui si deve anche la costruzione del Tempio di Luxor e l’assetto definitivo del Tempio di Karnak. Nel santuario, scavato all’interno di una montagna, si trovano quattro statue rivolte verso l’entrata: rappresentano il dio delle tenebre Ptha, Amon-Ra padre degli dèi, Ramses e Ra-Harakhti, divinità del Sole con sembianze di falco.

Due volte all’anno, tra il 19 e il 21 febbraio e poi il 20 o il 21 ottobre, il primo raggio del sole nascente illumina in pieno il volto del faraone, rischiara parzialmente gli dèi al suo fianco e lascia nell’ombra Ptha. Una celebrazione degna della statura di Ramses, il faraone che regnò settant’anni. 

Negli anni ‘60 il tempio, minacciato dalle acque del bacino di Assuan, venne smontato blocco per blocco e riassemblato al sicuro, in posizione più arretrata ed elevata. 

Il tramonto di Gemiler, con i giochi di luce che si creano tra le antiche chiese bizantine Nikiforov Alexander
Il tramonto di Gemiler, con i giochi di luce che si creano tra le antiche chiese bizantine Nikiforov Alexander

Gemiler (Isola di San Nicola), Turchia

Lungo la Costa Turchese non si incontrano solo distese di sabbia e un litorale lambito da acque di un profondo verde giada. A un certo punto, mentre il vostro caicco veleggia a ovest di Fethiye, vedrete affiorare il profilo roccioso dell’Isola di Gemiler, nota anche come Isola di San Nicola. Lunga appena un chilometro, è un piccolo tesoro naturalistico e archeologico. L’esperienza indimenticabile è offerta proprio dalla natura: salendo a fine giornata sulla sommità dell’isola assisterete a un tramonto spettacolare, mentre il sole si abbassa sul mare e sulla frastagliata costa turca. Lo spettacolo è reso ancora più suggestivo dai giochi di luce che si creano tra le antiche chiese bizantine che punteggiano il dorso scabro dell’isola. Si tratta per lo più di rovine, che testimoniano tuttavia la lunga storia di quest’isola. 

Secondo la tradizione, pare che su Gemiler abbia trovato rifugio e che sia morto il vescovo Nicola di Myra, più noto in Italia come San Nicola di Bari. Sì, proprio colui che ha ispirato il mito di Santa Claus! 

Gemiler è una destinazione battuta dalle golette e dai caicchi di molte agenzie con base a Fethiye o a Ölüdeniz; queste imbarcazioni sono spesso impegnate nella cosiddetta Crociera Blu tra la stessa Fethiye e Olympos. 

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