Sette città in cui le donne hanno lasciato il segno

7 minuti di lettura

Non sempre il nome delle grandi donne entra nella storia. Per ogni eccellente leader, intellettuale, ribelle o artista il cui nome risuona nel tempo, molti altri vengono dimenticati, se non cancellati. Ma in alcune città donne incredibili hanno lasciato un’impronta indelebile. Ecco un tour tra l’antico Egitto e la Francia del Ventesimo Secolo, per guardare il mondo con gli occhi di sette donne formidabili.

Città donne
Il tempio di Karnak, Luxor, Egitto ©Peter Seaward/Lonely Planet
Pubblicità

Hatshepsut, faraone: Luxor, Egypt

Secoli prima che Cleopatra comandasse gli eserciti e ammagliasse gli imperatori romani, Hatshepsut (1508-1458 a.C.) salì al potere. Nominata reggente quando suo marito Thutmose II morì, Hatshepsut fu la prima donna a ottenere il pieno potere derivante dal titolo di Faraone. Durante il ventennio in cui governò, commissionò templi monumentali, alcuni dei quali si possono ancora ammirare.

Iniziate dal tempio di Luxor, le cui colonne attuali sono l’espansione della costruzione originaria, voluta da Hatshepsut. Scavata all’interno di un anfiteatro di 300 metri nella collina, la spettacolare costruzione ha altari dedicati a Anubis, dio dei morti, e alla dea primordiale dalla testa di vacca, Hathor. Guardatevi intorno in cerca dei rilievi in cui si vede Hatshepsut bere dalla mammella della dea. Poco più a nord ovest si trova la Valle dei re, il cimitero monumentale dove si trova la tomba in cui Hatshepsut riposa con suo padre, Thutmose I, a circa cento metri di profondità.

Subito dopo la sua morte, il nome di Hatshepsut venne letteralmente cancellato dal tempio. Ma nonostante gli sforzi per ridurre la regina in polvere, i colossali monumenti di Hatshepsut hanno resistito nei secoli.

L’interno del Palazzo d’Inverno, San Pietroburgo ©Marco Rubino/Shutterstock
L’interno del Palazzo d’Inverno, San Pietroburgo ©Marco Rubino/Shutterstock

Caterina la grande, imperatrice: San Pietroburgo, Russia

San Pietroburgo risplende di palazzi legati alla vita di Caterina II (1729–1796), Imperatrice di Russia. Il regno di Caterina è considerato un’epoca d’oro: partì dai principi dell’Illuminismo per promuovere riforme sociali e l’Impero Russo si ingrandì (secondo alcune stime crebbe di più di 500.000 chilometri quadrati).

Il complesso conosciuto come Hermitage si trova all’interno di un palazzo voluto da Caterina. Il suo museo conserva la raccolta d’arte più importante di Russia, una collezione di 360 stanze iniziata dalla stessa Caterina. Adiacente al museo trovate il Palazzo d’Inverno, con i suoi luminosi colori verdi, bianco e oro, da dove Caterina si rivolse alla folla in fermento per dichiarare suo figlio Imperatore di Russia.

Ammirate l’operato di Caterina a venticinque chilometri più a sud, alla residenza imperiale Tsarskoe Selo. Il palazzo di Caterina venne duramente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, ma gli stucchi e gli esterni dorati sono stati restaurati e riportati agli splendori originali. Armati di audio guida, esplorate la grande sala centrale, le enormi sale da pranzo e la stanza dei ritratti, dove troverete anche un ritratto di Caterina II in posa regale.

Pubblicità
Ingresso alla Città Proibita, Pechino ©Zhao jian kang/Shutterstock
Ingresso alla Città Proibita, Pechino ©Zhao jian kang/Shutterstock

Cixi, imperatrice: Beijing, Cina

Un tour di Pechino porta alla luce sprazzi della storia dell’Imperatrice madre Cixi (1835–1908). Una delle donne più potenti in tutta la storia della Cina, Cixi emerse dai ranghi delle concubine dell’imperatore Xianfeng aiutando a orchestrare un colpo di stato. Cixi diventò temuta e ammirata, nonché abilissima a manipolare il governo fino alla sua morte.

È facile perdere le ore bighellonando tra i ponti ornamentali e i padiglioni del Palazzo d’Estate. Cercate la barca di marmo (che in realtà è parzialmente in legno); si dice che Cixi ne avesse ordinato il restauro nel 1893 utilizzando i fondi che in realtà erano destinati alla marina. Sull’altra sponda del lago si trova il Tempio del Re Drago, dove Cixi implorò gli dei per la pioggia.

Cixi riceveva nella Città Proibita, venti chilometri più a sud-est. Il Palazzo dell’Eterna Primavera e il palazzo Chuxiugong furono interamente rinnovati su sua iniziativa, sconvolgendo l’impronta originale, una scelta di stile volta a sovvertire l’ordine prestabilito.

Pubblicità

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.

La città vecchia di Varrsavia ©Jeroen P - Iwillbehomesoon.com/Getty Images
La città vecchia di Varrsavia ©Jeroen P - Iwillbehomesoon.com/Getty Images

Marie Curie, fisica e chimica: Varsavia, Polonia

Il doppio premio Nobel Marie Curie (1867–1934) era estremamente orgogliosa della sua identità polacca, tanto da nominare uno degli elementi che scoprì, il polonio, proprio come la sua madre patria. Sebbene il mondo si ricordi di lei per il cognome del marito, la scienziata non abbandonò mai il suo vero cognome.

Ecco perché il museo che celebra il suo lavoro a Varsavia, sua città natale, è il Museo Marie Sklodowska-Curie. Fate un giro in questo palazzo ricostruito come un immobile del Diciottesimo secolo, dove sono esposti i documenti originali e gli oggetti appartenenti a Marie Curie. I suoi enormi contributi vanno dalla scoperta della radioattività all’uso pioneristico degli isotopi radioattivi per sconfiggere la crescita di tessuti, la base su cui si fondano molti degli attuali trattamenti per il cancro. Tragicamente, i macchinari esposti finirono con il causare la morte di Curie, legata a una malattia legata alle radiazioni.

I bombardamenti del 1939 e 1944 rasero al suolo Varsavia, ma la città vecchia è stata ricostruita nel dettaglio, utilizzando gli stessi mattoni degli edifici originali. Passeggiate per la piazza della città vecchia e ammirate le case dei mercanti del tredicesimo secolo e le facciate in stile rinascimentale, decorate come al tempo di Marie Curie.

La casa di Anna Frank, Amsterdam ©kavalenkava/Shutt
La casa di Anna Frank, Amsterdam ©kavalenkava/Shutt
Pubblicità

Anna Frank, scrittrice: Amsterdam, Olanda

Nessuna voce ha saputo cogliere l’ansia della Seconda Guerra Mondiale, o ha saputo lanciare un messaggio di pace quanto quella di Anna Frank (1929-45). Pubblicato dal padre dopo il suo periodo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, il diario racconta i due anni di reclusione della famiglia a Amsterdam. Le osservazioni di Anna sulla vita e sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza sono disarmanti.

La famiglia si nascose in un antro ricavato dietro una libreria al 263 di Prinsengeracht. Lo stretto edificio, una tipica casa di mercanti del Diciassettesimo secolo, è stato trasformato in un museo. Una collezione di 15.000 oggetti ricostruisce la vita trascorsa in segreto e mostra il diario originale di Anna Frank. Poco distante, fuori dalla Chiesa Occidentale, una statua di acciaio immortala Anna che guarda verso il cielo.

Affittate una bicicletta da uno dei numerosi esercizi nei dintorni e pedalate verso est fino a Nieuwe Amstelstraat. Qui il Museo di storia ebraica vi racconterà la storia della comunità ebraica di Amsterdam prima della Guerra; è anche il punto di partenza per un tour del quartiere ebraico. La storia è piena di momenti cupi, ma il lascito di Anna Frank offre sprazzi di speranza.

Il café Les Deux magots a Saint Germain des Prés, Parigi
©Petr Kovalenkov/Shutterstock
Il café Les Deux magots a Saint Germain des Prés, Parigi ©Petr Kovalenkov/Shutterstock
Pubblicità

Simone de Beauvoir, scrittrice e filosofa: Parigi, Francia

La donna più celebre della Parigi degli anni ’20 ha distrutto obsolete concezioni sulla donna con un colpo di penna. Nel suo volume, Il secondo sesso, Simone de Beauvoir (1908-1986) ha dichiarato la celebre frase “Donna non si nasce, lo si diventa”. 

Sebbene la Beauvoir abbia viaggiato in tutto il mondo è seduta ai café parigini che affilava le sue idee. Ai Les Deux Magots, a Saint-Germain-des-Prés i tavolini e le sedie si riversano sulla strada, ma l’avreste trovata solitamente all’interno, intenta a scrivere in un angolo. A pochi passi si trova il Café de Flore, il cui interno in stile art déco è fedelmente mantenuto come ai tempi in cui la Beauvoir scambiava idee con il suo confidente e amante di una vita, il filosofo e commediografo Jean Paul Sartre.

La storia di Simone de Beauvoir termina a poche fermate di metro, nel cimitero di Montparnasse, dove condivide una semplice e spoglia bara con il suo amato.

La Casa Azul, la casa museo di Frida Kahlo a Città del Messico 
©BondRocketImages/Shutterstock
La Casa Azul, la casa museo di Frida Kahlo a Città del Messico ©BondRocketImages/Shutterstock

Frida Kahlo, pittrice e icona: Città del Messico, Messico

Con il suo sguardo conturbante e le sopracciglia sfacciate, l’autoritratto di Frida Kalho (1907-1954) è subito riconoscibile. L'androginia dell’artista donna più celebrata del Messico, che manteneva i baffi e indossava abiti da uomo tanto quanto quelli tradizionali, l’ha resa un’icona vivente. Oggi i suoi lavori, che ritraggono l’agonia di un aborto e della fine di un grande amore, continuano a rapire le masse.

L’artista passò molti anni nella così detta Casa Azul, a Città del Messico. Ora il Museo Frida Kahlo trabocca di oggetti appartenuti all’artista: gioielli, vestiti, ricordi e fotografie che ritraggono lei e il marito Diego Rivera. È anche esposta la sua collezione di oggetti d’arte, un’interessante spaccato su ciò che ha ispirato una delle donne che a loro volta hanno ispirato generazioni.

A una mezz’ora di taxi verso sud-est si trova il canale Xochimilco, adorato da Frida e dal marito. La sua visione non ha mai vacillato, neppure in seguito alle numerose disgrazie che ha vissuto. Salite a bordo di un battello e scivolate sull’acqua ascoltando la musica mariachi e sorseggiando tequila: la scena colorata che vi troverete davanti incapsula alla perfezione l’entusiasmo della Kahlo per la vita.

Pubblicato nel
Condividi questo articolo
Pubblicità