Viaggio ad Ancona in 10 spunti, tra curiosità, sorprese e spirito del luogo
Arrivando ad Ancona per UlisseFest – la festa del viaggio Lonely Planet, sarete subito colpiti dal singolare rapporto che questa città ha con il mare e dalle sue peculiarità in fatto di arte, storia e cultura. Per introdurvi alla scoperta del capoluogo marchigiano, abbiamo chiesto a Lucia Simi, autrice e insegnante local, di accompagnarci per le sue strade.

Quanto Ancona fosse bella “nel rosa dell’alba, nell’oro del tramonto, quando brucia il
mezzogiorno o ammantata dalle impenetrabili ore della notte” lo scrisse già nel 1910 l’autore britannico Edward Hutton. Questa città regala scorci improvvisi e impensati ad ogni passo, rivelando all’osservatore attento il profondo legame che unisce gli anconetani al loro illustre passato, la città e l’entroterra al mare e ai fermenti sempre nuovi che giungono al porto. Per chi arriva qui per la prima volta o per chi vi fa ritorno, ho raccolto 10 temi e spunti tratti dalla mia guida Ancona. Una città tra palazzi e navi (Grafiche Ricciarelli, 2023).

1. Una città verticale
Ad Ancona non si passeggia: ci si arrampica. Lo scriveva già il critico e saggista Dino Garrone. È una città fatta di salite, scorci, piazzali e curve improvvise, che trasformano ogni camminata in un percorso scenografico. Il mio sguardo ha sempre amato rincorrere le prospettive che si aprono salendo verso il Colle Guasco, dove svetta la Cattedrale di San Ciriaco. Da lì, il mare si mostra in tutta la sua vastità e regala uno dei miei momenti preferiti: quando la città si confonde con l’orizzonte.
2. Un’anima insulare
Il nome greco Ankon, “gomito”, dice molto dell’identità di questa città. Ma c’è un’altra parola che secondo me la rappresenta: isola. Per secoli, Ancona ha guardato più al mare che all’entroterra. Gli scavi degli anni Sessanta hanno restituito gusci di murices, usati per la porpora: tracce preziose della sua vocazione marinara. È una città che si è sempre pensata come approdo e partenza, una città-rifugio che offre spunti inattesi a chi sa leggere le sue coste.

3. Piazze irregolari, geometrie da scoprire
Le piazze di Ancona non obbediscono a uno schema. Sono storti specchi della città: Piazza del Plebiscito, detta “del Papa”, o quella della Loggia di Santa Maria della Piazza obbligano lo sguardo a salire, a cercare traiettorie nuove. Anche la Mole Vanvitelliana, con la sua perfezione pentagonale, sorprende perché si svela solo a chi la raggiunge. La mia guida è nata proprio così: da questa volontà di raccontare l’imperfetta armonia di luoghi che non si lasciano incasellare facilmente.
4. Palazzi e navi: due volti della stessa storia
Dal Teatro delle Muse, un tempo Scalo de Lamoricière, si aprono due vedute che amo molto: quella urbana, fatta di pietra, e quella marittima, viva e in continuo movimento. Tra la sede RAI e la Banca d’Italia, fanno capolino traghetti e navi da crociera. In questo contrasto c’è tutta Ancona, città sospesa tra architetture solide e orizzonti mobili. È qui che ho sentito più forte il desiderio di raccontare la sua doppia anima: quella dei palazzi e quella delle navi.
5. Otto itinerari per leggere la città
I miei otto itinerari sono spunti per esplorare come cristiani, ebrei, slavi, albanesi abbiano lasciato il segno su strade, edifici, toponimi. Camminando per via della Loggia, o vicino San Gregorio Illuminatore degli Armeni, o attorno al ghetto ebraico, si entra in una narrazione plurale che è il vero volto di Ancona e che si inserisce in un contesto ampio e diversificato, dal punto di vista umano e urbano.
E così si può ripercorrere il Porto antico, risalendo il “Corridore”, antico camminamento di guardia. Alla Porta Clementina lo sguardo è catturato nel cannocchiale prospettico che infila la porta stessa, l’Arco di Traiano e San Ciriaco. Inaspettate sono le architetture della stagione adriatica del Gotico Fiorito: la Loggia dei Mercanti, San Francesco alle Scale, Sant’Agostino. Sul Colle Astagno si apre una delle vedute più ampie sul golfo della città, con le spalle protette dalla severa struttura poligonale della Cittadella. Sul versante opposto il parco del Cardeto, con il Faro e con il quattrocentesco Campo degli Ebrei, rivolto ad oriente come vuole la tradizione semita.

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6. Leggende, simboli e Ancona sotterranea
Ci sono storie che abitano Ancona in silenzio. Come quelle che raccontano della Chioccia d’oro e dei suoi pulcini nascosti, del misterioso vicolo della Serpe, delle teste dei decapitati in Piazza del Papa. O ancora, dei cunicoli ipogei: antiche gallerie idriche e militari che oggi sono itinerari nella memoria. Amo queste storie perché rappresentano spunti preziosi per guardare sotto la superficie, per capire che ogni dettaglio, in questa città, ha un passato stratificato.
7. Viaggiatori d’altri tempi, suggestioni d’autore
Nei secoli, molti viaggiatori hanno lasciato tracce del loro passaggio a Ancona. Da Goethe a Casanova, da Montaigne a Pasolini, ciascuno ha restituito un ritratto, una suggestione. La città era spesso tappa di chi andava a Loreto, ma lasciava in chi la attraversava impressioni forti. Dino Garrone, il grande critico letterario scomparso troppo prematuramente, suggeriva di arrivare ad Ancona “alle tre di pomeriggio, e con il sole. La città sembra allora una zebra; strisce fonde e scure di vicoli si alternano con fasce abbaglianti e trasversali. Un paio di finestre dal riflesso stralucente fanno gli occhi. Poi, se passa una nube, la zebra si muta in un cammello inginocchiato e si aspetta di vederlo alzare da un momento all’altro, col baldacchino di San Ciriaco sulla gobba, il santo che si sporge vestito da Raja. Chi è stato a Gibilterra, dice che Ancona le somiglia. Può essere vero. Quel grande attendamento di case una sull’altra, color tela di sacco come divisa coloniale inglese, non presagisce nulla di buono.[...]. L’interno della città è pieno di quella nobile melanconia che hanno tutte le città veramente di mare. Dove le pietre si impastano di salmastro e soffrono di non poter partire, di non saper galleggiare [...]. Non si capisce come le fontane possano buttare acqua dolce, e dove la prendano. Ogni cosa dà sete. [...] Ampio, infinito, stupendo, il viale della Vittoria è la vera strada dissetante di Ancona”. (Dino Garrone, Mito di Ancona, in Corriere Adriatico, 16 luglio 1931)

8. L’eco di Venezia nei dipinti
Una delle scoperte più affascinanti è stata riconoscere dettagli di Ancona nei teleri di Carpaccio o nei quadri di Bellini. Che ci fanno i palazzi anconetani in tele veneziane? Erano testimonianza di rapporti intensi, a volte conflittuali, con la Serenissima. Un gioco di influenze che si legge nei dettagli architettonici e negli scambi commerciali. Anche questo è un curioso spunto di lettura: guardare la città attraverso gli intrecci della storia dell’arte e lo sguardo dei maestri della pittura.
9. Il sacro nei luoghi del quotidiano
Il sacro, ad Ancona, non è confinato nei luoghi del culto. È ovunque: nei capitelli agli angoli delle vie, nelle edicole votive, nelle chiese di quartiere e nella Cattedrale di San Ciriaco, naturalmente, che guarda il mare come una sentinella. Mi ha sempre colpito come la spiritualità qui sia diffusa, quotidiana, mai invadente ma presente. Un filtro attraverso cui leggere la città con occhi più profondi.
10. La meraviglia dei due soli
Pochi luoghi offrono, come Ancona, l’esperienza di vedere sia l’alba che il tramonto sul mare. Per questo Pasolini la definì “la città dei due soli”. Per questo Carlo Levi, dopo il confino lucano, si commosse affacciandosi dalla Cattedrale. È una città che si lascia ammirare volentieri dall’alto, e che continua a parlarci in silenzio, tra pietra, luce e orizzonti che cambiano colore nell’arco della giornata.