Un’avventura spirituale tra i colibrì dell’Oaxaca
Sono seduta su una panchina imbiancata all’esterno di un rustico capanno di legno e osservo l’immensa valle alberata della foresta di San José del Pacifico riflettendo su ciò che mi ha portato a Oaxaca, Messico. E più precisamente, a questo posto preciso. La città è rinomata per una particolarità: il fungo allucinogeno Psilocybe mexicana. Benché la popolazione indigena locale consumasse questi funghi selvatici per scopi rituali da oltre 2000 anni, le storie sulla loro potenza hanno iniziato ad attrarre i visitatori a partire dai primi anni ’60.
Ciò che attraeva me, invece, era un tipo di viaggio completamente diverso. Un viaggio in cui speravo di trovare un legame spirituale con la Terra tramite il mio amore per gli uccelli. Come molte persone della mia età, ho una vita piena di impegni, tra università, lavoro e amici. Sono un’attivista ambientalista, ma anche un’appassionata di birdwatching. Osservare gli uccelli mi fa stare bene. All’età di 13 anni ho creato Black2Nature, ispirandomi alla mia esperienza di ragazza non bianca appassionata di natura, e ho avviato conversazioni su ciò che impedisce alle minoranze etniche di trascorrere del tempo in campagna.
Amo gli uccelli perché sono ben visibili. Si trovano in ogni paesaggio, e per me fare birdwatching lontano da casa significa immergermi negli habitat di cui gli uccelli hanno bisogno per sopravvivere, godermi la loro bellezza e comprendere i luoghi in cui vivono. Nella mia autobiografia, Birdgirl, ho scritto dei miei viaggi di birdwatching in tutto il mondo. Voglio che la gente capisca perché amo tanto queste piccole creature. E anche che, nonostante la mia passione per gli uccelli possa rasentare l’ossessione, chiunque può apprezzare il birdwatching. In molti luoghi delle Americhe ci sono mangiatoie per colibrì nei ristoranti o nei giardini degli hotel; i più avventurosi possono scegliere di andare a cercarli a piedi con una guida. La nostra guida nell’Oaxaca, Eric Antonio Martinez, è una delle migliori della regione e grazie a lui ho visto oltre 100 nuovi uccelli.
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Con oltre 1000 specie diverse di uccelli e più di 120 che si possono vedere solo entro i suoi confini, il Messico svolge da tempo un ruolo importante nel panorama del birdwatching mondiale, con gli appassionati degli Stati Uniti che viaggiano verso sud alla ricerca di specie esotiche e rare. Nell’agosto 2016, mentre osservavo i colibrì alle mangiatoie durante il Southeast Arizona Birding Festival, alcuni birdwatcher mi dissero che, visto che amavo questa specie, avrei dovuto visitare il Messico. Mi consigliarono la guida ornitologica Eric Antonio Martinez, che contattai subito con un elenco di tutti i colibrì che vivono o transitano in Messico che non avevo ancora visto. Seguì un intenso scambio di email in cui discutemmo il potenziale itinerario. Entrai subito nella fase della pianificazione. Dove si potevano vedere questi uccelli? Quali erano i loro habitat? Come potevo identificarli?
Provavo una certa ansia all’idea di fare un grande trekking sui vulcani, così iniziai ad allenarmi. Preparammo liste, itinerari e cartine. Misi nel bagaglio binocolo, telescopio, macchina fotografica e treppiede in fibra di carbonio. E poi protezioni impermeabili, capi leggeri, indumenti termici, scarponi, calze impermeabili, asciugamano da viaggio, saccolenzuolo di seta e saponette.
Dopo esserci sistemati a Oaxaca, siamo usciti presto in cerca della schiva ghiandaia golabianca, che si può osservare solo nelle immediate vicinanze della foresta umida circostante. Alla fine ne abbiamo avvistate due, ma questo non è stato il vero momento clou del mio viaggio.
Durante la mia ultima settimana di permanenza ho visto un’infinità di colibrì straordinari, tra cui il colibrì golametista, lo smeraldo candido, il guanciaviola verde e lo sciabolatore cuneato. Ma quello che era il vero obiettivo del mio viaggio, l’ho visto mentre tornavo al mio bungalow. Il colibrì bombo è il terzo più piccolo della sua specie al mondo,
con una lunghezza di appena 7 cm. Questo esemplare ci è passato accanto e si è infilato tra la vegetazione. Sono riuscita a vederlo mentre si librava su un fiore viola, nutrendosi del suo nettare. Dorso verde metallizzato, petto e addome bianchi, gola di un viola brillante. Sono rimasta senza fiato.
Come molti ambienti naturali, il Messico subisce i danni del cambiamento climatico e del degrado ambientale, e anche gli uccelli sono in difficoltà. Durante il mio viaggio ho visto molte forme di deforestazione. Un bosco che Eric aveva visitato solo tre mesi prima, alla ricerca del raro scricciolo di Sumichrast, era scomparso del tutto, abbattuto per esportare il legno e destinare il terreno all’agricoltura.
Mi piace osservare gli uccelli in tutto il mondo, ma credo sinceramente che il profitto derivante dal turismo sia l’unico modo praticabile per fermare la loro estinzione. E da viaggiatrice scelgo di ridurre il mio impatto al minimo.
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