Tutto su Pianosa: che cosa vedere sull'isola toscana restituita alla natura
Terza isola più estesa dell’Arcipelago toscano e per quasi 150 anni inespugnabile carcere, Pianosa è una meraviglia naturalistica incontaminata e quasi deserta. Il suo borgo, corroso dalla salsedine, ha un fascino onirico e la natura, che si sta riappropriando degli spazi un tempo usati come colonia penale, svela le tracce di un passato antico e misterioso.
A tu per tu con l’antico borgo… fantasma
Disabitato da quando l’isola fu trasformata in un supercarcere, questo borgo ottocentesco è l’unica zona di Pianosa che si può visitare senza guida. I decadenti edifici neogotici che si affacciano sul porticciolo, le case graffiate dal vento e il profumo dei capperi in fiore incorniciano un mare pieno di vita e accompagnano il visitatore tra le labirintiche catacombe cristiane e la sontuosa villa romana di Agrippa.
Costruito a partire dal 1870 in stile neogotico per ospitare le famiglie delle guardie penitenziarie, e con un ufficio postale e alcuni magazzini, il paese sorse intorno al porticciolo e alle fortificazioni la cui costruzione era stata cominciata da Napoleone qualche decennio prima. Disabitato dal 1968, anno in cui la colonia penale fu riconvertita in prigione di massima sicurezza (il soprannome di Alcatraz d’Italia non è fuori luogo ) e i civili furono allontanati, oggi è un paese fantasma: gli edifici sono completamente abbandonati, la vegetazione ha preso il sopravvento sulle opere dell’uomo e la zona si popola solo nei mesi estivi, quando sull’isola sbarcano non più di 250 persone al giorno.
L’Alcatraz d’Italia? Un’isola-carcere dal 1858
L’idea di installare una colonia penale a Pianosa venne già al granduca di Toscana Leopoldo II, che nel 1858 fece trasferire sull’isola i primi 12 detenuti dalla prigione delle Murate di Firenze. Fu un ‘successo’, per cui gli ‘ospiti’ presto diventarono un migliaio, impegnati nella coltivazione di alberi da frutto e nell’allevamento di animali per garantire autosufficienza alimentare al carcere. Poi, nel 1998, dopo varie inchieste parlamentari e ufficialmente a causa degli alti costi di gestione, il supercarcere fu chiuso e l’isola inserita nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
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In spiaggia o un po’ di snorkelling?
Quella di Cala Giovanna è l’unica spiaggia nella quale è permessa la balneazione: si tratta di una sottile striscia di sabbia chiara, bagnata da acque color turchese, che farà la gioia degli appassionati della vita sottomarina. Mettete maschera e pinne e fate un giro alla scoperta delle meraviglie che si nascondono sotto il pelo dell’acqua.
Se vi venisse voglia di un po’ di snorkelling, indossate muta, maschera e pinne per un entusiasmante ricognizione delle cristalline acque di Cala dei Turchi. Davanti a voi sfileranno enormi cernie, grandi banchi di saraghi e occhiate, curiose razze e lunghe murene. Il tutto in pochi metri d’acqua, circondati da qualche scoglio affiorante qua e là abitato da ricci, castagnole e colorate donzelle.
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Forte Teglia: un’eredità di Bonaparte
La costruzione di questa fortificazione bianca e massiccia, la prima cosa che vedrete dal battello avvicinandovi all’isola, fu cominciata per ordine di Napoleone nel 1814 e terminata dal governo del Granducato di Toscana su uno sperone di roccia rivolto a est. A pianta rettangolare, sormontato da un elegante coronamento merlato e disposto su più livelli, il Forte Teglia termina con un bastione semicircolare e divide la zona dove attraccano i traghetti dall’antico porticciolo. Nei primi anni del Novecento fu trasformato in un centro di aggregazione per i civili residenti sull’isola, poi però è stato chiuso e da allora non può più essere visitato. Tuttavia, dal porto si riesce a scorgere una statua della Madonna, orgoglio dei pianosini: fu posizionata lì in occasione dell’arrivo di Madre Teresa di Calcutta, che nel 1986 sbarcò qui per incontrare i detenuti del carcere
Un concentrato di archeologia
Scoperto nell’Ottocento, il grande complesso termale dei bagni di Agrippa era dotato di vasche circondate da un peristilio, una sala di rappresentanza dagli elaborati pavimenti a mosaico, una peschiera e quel che resta di un teatro con 200 posti a sedere. Faceva parte della villa di Agrippa Postumo, nipote e unico discendente diretto dell’imperatore Augusto.
Risale invece al III-IV secolo d.C. il complesso delle catacombe: usato per decenni come cantina nel quale affinare il vino prodotto sull’isola, questo labirinto scavato sotto il paese nella tenera arenaria si sviluppa su due livelli ed è lungo oltre 1 km. Si tratta del più grande sistema sepolcrale ipogeo a nord di Roma.
Se amate l’archeologia, non perdete il trekking che si snoda lungo alcuni siti archeologici pianosini: si visitano alcuni recenti scavi che hanno portato alla luce strutture probabilmente di origine etrusca, si arriva al Belvedere e si finisce tra le rovine della villa di Agrippa Postumo, a due passi dalla bella spiaggia di Cala Giovanna.
Le regole da rispettare
Pianosa continua a essere, anche se a ranghi ridotti, una colonia penale, e in più è una riserva naturale integrale, perciò ci sono alcune regole da rispettare. Fate attenzione, perché le multe sono salatissime. Non si può superare il muro che separa il paese dal resto dell’isola, a meno che non facciate parte di una visita guidata di gruppo. Non si possono raccogliere fiori, piante e pietre, né conchiglie. La balneazione è consentita solo a Cala Giovanna. Ricordate che tutti i lavoratori dell’isola sono detenuti in regime di semilibertà o ex carcerati, dunque evitate spiacevoli battute (non è una regola, ma un consiglio per salvarvi da figuracce epocali).
Come arrivare a Pianosa
Pianosa è collegata all’Elba da un servizio di linea gestito da Aquavision, che parte da Marina di Campo o Portoferraio a orari variabili in base alla stagione. Anche i traghetti Toremar collegano Piombino e l’Elba con Pianosa. I veicoli non possono essere imbarcati.