Trekking alle sorgenti del Gange
Il rumore del traffico si dissolve nel costante fragore sordo del fiume: la fine della strada segna l’inizio di questo straordinario viaggio ad alta quota attraverso l’Himalaya indiano fino a raggiungere il luogo più puro: le sorgenti del Gange.

Dal tempio ai margini di Gangotri si gode di una vista mozzafiato. Frastagliate montagne innevate si stagliano all’orizzonte sopra pendii color ruggine e valli immerse nelle nuvole. Ma guardare il sentiero che sale lungo uno stretto pendio di scisto parallelo alla gola del fiume può anche suscitare un senso di sconforto. Questo è il fiume Bhagirathi, che scorre impetuoso trasportando l’acqua del disgelo delle nevi dalle sue sorgenti, 18 km a monte presso la Gaumukh Cave, una grotta glaciale che sembra proprio ciò che indica il suo nome (’Bocca della mucca’).
Dopo un percorso di circa 200 km, il fiume confluisce nel Gange a Devprayag. Questo paesaggio presenta sottili sfumature di cielo, terra e acqua. C’è poca vegetazione, a parte bassi arbusti e qualche boschetto di pini o betulle. In mezzo agli alberi, il canto degli uccelli fa a gara con il rumore costante del fiume: il martellare dei picchi sulla corteccia, i cinguettii dei garruli schiamazzanti e dei più schivi ciuffolotti, delle cutrettole e dei pigliamosche. In cielo risuona il gracchiare dei corvi, mentre ancora più in alto volteggiano le aquile. Vi trovate nel Gangotri National Park, dove vedrete girare solo gli addetti del parco o le guide turistiche e i portatori con i visitatori. Gli sprazzi di colore sul sentiero sono gli indumenti da trekking a tinte accese degli escursionisti. Una nuvola di polvere in movimento indica un corteo di muli che trasporta persone e rifornimenti; le campanelle sui carichi ne segnalano l’arrivo, dando il tempo agli escursionisti di spostarsi di lato per lasciarli passare.

Uno sguardo verso il basso
Questo paesaggio spettacolare richiede un particolare tipo di attenzione. I visitatori provenienti da ambienti urbani o di natura ’addomesticata’ (fattorie e villaggi), oppure abituati a lavorare su schermi o macchine, potrebbero chiedersi come fare a confrontarsi con questo contesto a loro estraneo. Si può anche percorrere l’itinerario in un’unica lunga giornata, ma pernottare nei campi lungo il sentiero offre un’esperienza più intensa.
Il campo inferiore, Chirbasa (Luogo dei pini), si trova a circa 3550 m e a 9 km da Gangotri (circa cinque ore di cammino essendo il passo in alta quota più lento). Per Bhojbasa (Luogo delle betulle) bisogna salire per due ore; per la Gaumukh Cave (4023 m), altre due ore. Se vi sentiste sopraffatti da tutta questa grandiosità, osservare i piccoli dettagli può essere rassicurante. Chirbasa si trova sulle sponde del Bhagirathi, e una lenta passeggiata di primo mattino potrebbe rivelare le impronte di visitatori notturni – magari orsi dell’Himalaya o sciacalli – nella sabbia tra i massi lungo la riva. Un mucchio di pietre all’apparenza disposte a caso si rivela essere un piccolo santuario contenente un’offerta a una divinità del fiume. Una capanna diroccata ospita un sadhu (santone) che conduce una vita da asceta cibandosi delle offerte dei pellegrini. Il paesaggio è pieno di storie di questo genere che attendono solo di essere scoperte.
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Un trekking per scoprire se stessi
Il trekking da Gangotri a Gaumukh e ritorno è una sfida fisica in un ambiente straordinario. La natura selvaggia non fa sconti e offre ben poche comodità. C’è scarsa protezione dagli elementi atmosferici, l’unica acqua corrente è quella del fiume e i servizi igienici, quando esistono, sono a dir poco rudimentali (controllate il terreno intorno ai tronchi delle betulle: la corteccia sottile che lasciano cadere è un discreto sostituto della carta igienica). Essere aperti al fascino e alle sfide di questa esperienza può rendere il viaggio più ricco e i ricordi più autentici.
È il viaggio stesso, più che la destinazione, a essere coinvolgente. Bisogna affrontare il mal da altitudine delle prime ore e la respirazione difficile a causa dell’aria rarefatta. È il corpo, e non la mente, a fissare i limiti della velocità, della respirazione, del bisogno di bere e riposare; ci si concentra sull’essere, non sul fare. Mantenere l’attenzione sul momento può essere d’aiuto. Invece di desiderare una bevanda calda, potreste trovare più gratificante incoraggiare (o addirittura imitare) coloro che si immergono nel fiume gelido al ghat del tempio di Gangotri e ne escono battendo i denti e senza parole, ma raggianti per avercela fatta. Un pollice in su e un sorriso condiviso possono trasformare questi incontri casuali tra estranei in momenti di incredibile sintonia. Una volta tornati alle relative comodità di Gangotri, potreste continuare a sentire una voce interiore. Cosa ho imparato su me stesso? Come sono cambiato? Cosa porterò a casa ? Cosa ho lasciato qui?

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Come organizzare il viaggio
Come arrivare
Per arrivare a Gangotri, prendete un treno per Dehradun o Rishikesh, poi un autobus, una jeep collettiva o un taxi a noleggio per i 250 km di viaggio fino a Gangotri (calcolate almeno 8 ore). A Gangotri finiscono la strada e tutti i trasporti pubblici.
Quando andare
Il Gangotri National Park è aperto da aprile a novembre, a seconda delle nevicate. Durante la stagione dei monsoni (da luglio a settembre) gran parte dell’area è inaccessibile. Le notti sono da fresche a molto fredde in ogni periodo dell’anno.