Rafting nel Grand Canyon
Il Grand Canyon non ha bisogno di presentazioni, eppure per conoscerlo davvero bene ci va tempo e un po' di adrenalina. Uno dei modi più interessanti per entrare in contatto con questo spettacolo della natura è affrontando le rapide impetuose e rocce antichissime attraverso una discesa di rafting. Inoltre le amicizie che nascono da una simile avventura sono una gradita sorpresa.

Il Colorado River accoglie i viaggiatori a Lees Ferry, incorniciato dalle spettacolari Vermilion Cliffs. Attraversare questo fiume possente fu una sfida per i nativi americani, gli esploratori e i pionieri, che dovettero affrontare le ripide e imponenti pareti del Colorado Plateau. Ma grazie a una spinta verso l’alto degli antichi strati rocciosi, che ha esposto rocce più resistenti alle intemperie, le forze dell’erosione hanno scavato un’ampia valle a Lees Ferry, rendendola il miglior punto di attraversamento per centinaia di chilometri. Qui nel 1873 il pioniere mormone John D. Lee istituì un servizio di traghetti; oggi Lees Ferry è il punto di partenza per le uscite di rafting di più giorni nel Grand Canyon. Da qui (River Mile 0) il Colorado si scava un passaggio attraverso il tempo, mettendo a nudo la storia geologica del pianeta mentre scende per 1,6 km sotto la crosta terrestre.
Vi attendono slot canyon, alte cascate, sentieri riarsi dal sole, antichi petroglifi e più di 160 rapide. Non esistono facili vie di fuga. Un’escursione con gommone a motore prevede otto giorni di navigazione isolata, trekking e notti in bivacco. Lees Ferry è l’ultimo posto dove potete cambiare idea. Una volta partiti, è troppo tardi. O forse è solo l’inizio.

Marble Canyon: inizia l’avventura
Il primo giorno si trascorre in gran parte sul gommone, affrontando il Colorado e le sue rapide. Le tipologie di gommone variano leggermente, ma in genere quelli a motore sono lunghi da 8 m a 12 m e divisi in sezioni. Le guide siedono nel pozzetto del motore a poppa, mentre i passeggeri – fino a 14 per gommone – sono raggruppati nella parte anteriore e centrale. Il Marble Canyon, una fenditura dalle pareti scoscese nel Colorado Plateau, si tuffa a sud di Lees Ferry. Man mano che il fiume scende, emergono i sedimenti sovrapposti che compongono la crosta terrestre, a partire dallo strato bianco di calcare di Kaibab. Poi si susseguono siti spettacolari come i Navajo Bridges, la Redwall Cavern, i granai dei pueblo, fossili di nautiloidi e misteriosi petroglifi.
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Una prova di coraggio sul Little Colorado
Avventurarsi nelle acque azzurre del Little Colorado River è facile. Quello che è difficile è arrendersi alle sue mini-rapide, che vi sfidano con uno scivolo di travertino, onde che sferzano il viso, rocce che urtano il fondoschiena e una faticosa nuotata verso la riva attraverso la corrente. Il Little Colorado si getta nel Colorado al Mile 62 (100 km), tra il Marble Canyon e il Grand Canyon. Le sue acque tiepide brillano di un azzurro lattiginoso a fine primavera-inizio estate grazie a un’infusione di carbonato di calcio. Questi minerali si depositano sotto forma di travertino, una pietra calcarea gessosa che accentua l’azzurro dell’acqua.
Questo luogo etereo si trova all’interno della nazione navajo ed è sacro agli hopi, secondo cui la vita ebbe origine proprio qui. I progetti destinati ad alterarne la bellezza incontaminata, come la costruzione di dighe o il turismo di massa, sono finora falliti, ma le voci di un imminente sviluppo si fanno sempre più insistenti. Nel 1869 il geologo e veterano della guerra civile John Wesley Powell guidò la prima spedizione fluviale conosciuta attraverso il canyon. La sua piccola flotta di barche di legno malconce si radunò alla confluenza del Little Colorado prima di affrontare l’allora ignoto Grand Canyon. Nel suo diario Powell scrisse che il suo equipaggio scherzava prima della partenza. Ma Powell, meno spensierato, annotava: “Per me l’allegria è cupa, e le battute sono spaventose”. Le rapide del Colorado sono spaventose ancora oggi. Sotto la confluenza la Hance Rapid, classe 8 in una scala da 1 a 10, compie un salto di 9 m lungo un tratto selvaggio di 1 km in cui onde gigantesche inondano chi si trova a prua. A valle le Lava Falls, classe 10, fanno un tuffo di 11 m.

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Blacktail Canyon e i Granite Narrows
Le meraviglie geologiche si susseguono a ritmo serrato nella Inner Gorge del Grand Canyon, e forse suscitano riflessioni sulla propria rilevanza nell’universo. Uno dei preferiti dai geologi è il Blacktail Canyon, al Mile 120 (193 km), uno spettacolare slot canyon che consente di osservare da vicino un enigma geologico tuttora irrisolto: la Grande Discordanza. “Confesso di aver pianto quando ho visto la Grande Discordanza”, dice la geologa Elizabeth Knapp, presenza fissa in molte uscite di rafting nel Grand Canyon, “il punto in cui le rocce più antiche, risalenti a 1,7 miliardi di anni fa – gli scisti di Visnù e i graniti – si ritrovano a contatto con l’arenaria di Tapeats, che ha solo 525 milioni di anni. Un divario di un miliardo di anni che si può osservare e toccare”.
Qui lo scisto di Visnù, scuro e a grana fine, segnato da fasce verticali e diagonali, offre un netto contrasto con gli strati orizzontali sovrastanti. Knapp lo definisce “un luogo davvero emozionante. Semplicemente meraviglioso. I suoni all’interno sono veramente incredibili”. Le rocce più antiche e profonde del canyon, nello strato più basso, sono visibili anche nei Granite Narrows al Mile 135 (217 km). “In questo punto il fiume è largo solo 23 m e circondato da scogliere di scisto di Visnù, una roccia nera con venature rosa”, spiega Knapp. “ Qui siamo nel cuore del canyon, uno spettacolo secondo me molto suggestivo”. Una birra fredda in gommone è un antidoto collaudato contro la confusione esistenziale. Di solito le birre si tengono in reti poste sul lato del gommone, nelle acque fredde del fiume.
Caffè, campeggio e avventure condivise
“Il caffè è pronto!” è una frase amata e odiata lungo il fiume. Risuona nel gelo dell’alba, con le stelle che ancora brillano in cielo, e promette caffeina, colazione e un’altra giornata di avventure. Ben presto il debole bagliore dell’alba spegnerà le stelle e accenderà il canyon di luce dorata. Gli accampamenti vengono allestiti su banchi di sabbia ai piedi delle pareti del canyon, in gran parte delimitati da massi, pioppi neri americani e macchia ripariale. Immaginatevi vestiti stesi ad asciugare sulle rocce, pareo appesi per un po’ di privacy e brandine disposte sotto le stelle. Condividere fatiche e avventure genera rapidamente un senso di cameratismo. Gli escursionisti si mettono in fila per caricare e scaricare l’attrezzatura dai gommoni. Formano un cerchio di sedie sulla spiaggia per mangiare e raccontarsi storie, fanno lezioni di yoga improvvisate, bevono birra fino a tardi o chiacchierano in riva al fiume. Persino la fila mattutina per il Groover, la toilette portatile montata appena fuori dal campo, diventa un punto di incontro e conversazione. “La cosa più difficile è staccare la spina dal mondo normale”, dice Art Thevenin, storico marinaio della Grand Canyon Expeditions. “Ma alla fine quasi tutti ci riescono: non sentono più il bisogno di notizie e distrazioni costanti e iniziano ad apprezzare le gioie più semplici della vita”. Osservare questa trasformazione è ciò che spinge Thevenin a tornare qui ogni anno.

Deer Creek Canyon: un luogo spirituale
Al Mile 136 (219 km) il sentiero lungo l’affluente Deer Creek supera una cascata alta 30 m che si tuffa in una piscina scintillante. Da qui il sentiero assolato sale a un punto panoramico sul fiume e sul Kaibab Plateau. Subito dopo, nei Deer Creek Narrows, il sentiero si inerpica sulla parete superiore di uno slot canyon che si insinua nell’arenaria di Tapeats e curva sotto antichi pittogrammi. Questo tranquillo tratto del canyon e del fiume è sacro per i paiute meridionali. Il sentiero arriva presto al ‘patio’, una specie di oasi considerata da molti una grande attrattiva paesaggistica e spirituale. Ma il viaggio non finisce qui: dovrete coprire ancora 227 km, tra l’Havasu Creek, il Vulcan’s Anvil e le Lava Falls, prima di arrivare al Lake Mead – scottati dal sole, esausti e assolutamente appagati.