Isole Bijagos, tra ippopotami marini e natura selvaggia
Poco meno di novanta isole al largo della Guinea-Bissau, in Africa occidentale, di cui solo una ventina sono abitate. Ecco l’arcipelago delle Bijagos, quasi a metà strada tra Tropico del Cancro ed Equatore. Già classificato come riserva della Biosfera Unesco, è un ecosistema fragile e prezioso dove le popolazioni locali, per lo più animiste e con tradizioni matriarcali, convivono con la ricchissima varietà di flora e fauna, tra cui i rari ippopotami marini e le tartarughe verdi. Ecco come organizzare una visita qui nel rispetto di questo delicato equilibrio.

Dove si trovano le Isole Bijagos
Ex colonia portoghese e uno dei più piccoli stati africani, la Guinea-Bissau è una piacevole scoperta: confinante con il Senegal e la Guinea, si affaccia sulle imprevedibili correnti dell’oceano Atlantico e sorprende i visitatori con straordinarie foreste pluviali, spiagge tranquille e pittoresche città che conservano la traccia del loro passato coloniale. Bissau, la capitale, ha l’aspetto di una sonnolenta cittadina di provincia ma è proprio qui che bisogna arrivare, armati di pazienza e di risorse, per proseguire il lento viaggio verso le Bijagos, o Arquipélago dos Bijagós, uno strepitoso gruppo di isole che ancora non conoscono il turismo di massa.
Politicamente parte della Guinea-Bissau, le decine e decine di isole piatte di varia grandezza che compongono l’arcipelago delle Bijagos si sparpagliano nell’Atlantico a circa 25 miglia di distanza dalla costa. I primi europei ad approdare in questo sperduto angolo di mondo sono stati due italiani: il savonese Antonio da Noli e il veneziano Alvise Cadamosto, che nel 1456 erano impegnati in una navigazione esplorativa per conto di Enrico il Navigatore, sovrano che si dedicò a varie imprese marinare e che è per questo considerato il fondatore dell’impero coloniale portoghese. Anche le Bijagos infatti, come la Guinea-Bissau, hanno alle spalle un passato da colonia: l’indipendenza dal Portogallo è stata proclamata il 24 settembre 1973.
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La prima, inesauribile fonte di meraviglia in questo arcipelago è la sua straordinaria biodiversità. Siamo nell’unico luogo di tutta l’Africa in cui è possibile ammirare i rari ippopotami marini che solo qui, invece che nuotare nelle acque dolci di laghi e fiumi, per sopravvivere si sono dovuti adattare all’acqua salata dell’oceano, in cui convivono con delfini e lamantini. L’arcipelago è inoltre il sito più importante di tutta l’Africa occidentale per le tartarughe verdi, specie a rischio che viene a deporre le uova proprio su queste spiagge. Accade soprattutto a Poilao: disabitata, completamente ricoperta di foreste e considerata sacra dagli abitanti dell’arcipelago, su questa isoletta ogni anno vengono deposti tra i settemila e i ventinovemila nidi di tartarughe marine verdi, un numero impressionante che ha pochi eguali al mondo.

Ci sono poi uccelli migratori (quelli di passaggio su queste isole vulcaniche sono quasi un milione all’anno), scimpanzé, coccodrilli, fenicotteri, pellicani e, ancora, intricate foreste di mangrovie e tropicali, palmeti, persino savane. Per tutelare questo variegato patrimonio naturale la Guinea-Bissau ha già istituito, ad esempio, il Parco naturale delle mangrovie del Rio Cacheu, il parco di Cantanhez e il parco nazionale di Orango. Gestito in collaborazione con la comunità locale, è in quest’ultima riserva – dove, tra l’altro, avvengono le sepolture di re e regine bijagos – che è possibile avvistare gli ippopotami marini. Nella primavera 2023 l’Unesco ha inoltre espresso la volontà di inserire al più presto l’arcipelago tra i patrimoni mondiali da tutelare.
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Una società matriarcale che vive a contatto con l’ambiente
La popolazione delle Bijagos è composta da poche migliaia di persone, distribuite su una ventina di isole. Gli abitanti, per lo più animisti, hanno mantenuto uno strettissimo rapporto con l’ambiente incontaminato in cui vivono e con le tradizioni tribali di stampo matriarcale sopravvissute anche alla dominazione portoghese. Nei villaggi le donne, che tipicamente indossano il tradizionale gonnellino di paglia chiamato saiya, detengono il potere materiale e religioso. Il culto degli antenati, i riti di iniziazione che regolano le varie fasi della vita e il profondo rispetto per la natura sono solo alcuni degli aspetti più affascinanti a cui accostarsi per conoscere meglio le comunità locali che, fino a pochi anni fa, vivevano davvero esclusivamente di ciò che oceano e foreste potevano offrire.

Visitare le isole Bijagos: le cose da sapere
Per visitare le isole Bijagos bisogna avere un certo spirito di adattamento: i trasporti con la terraferma non sono regolari e anche gli spostamenti tra le varie isole richiedono risorse economiche e pazienza, perché dipendono delle maree e delle condizioni meteo. La Guinea-Bissau sta attraversando una fase di instabilità politica, quindi è sempre consigliabile consultare l’aggiornamento sulla sicurezza della Farnesina. È preferibile evitare la stagione delle piogge, che va da giugno a ottobre. Il periodo migliore per viaggiare è compreso tra novembre e gennaio, mentre da febbraio ad aprile le temperature superano spesso i 40 °C.