Isole Bijagos, tra ippopotami marini e natura selvaggia

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Poco meno di novanta isole al largo della Guinea-Bissau, in Africa occidentale, di cui solo una ventina sono abitate. Ecco l’arcipelago delle Bijagos, quasi a metà strada tra Tropico del Cancro ed Equatore. Già classificato come riserva della Biosfera Unesco, è un ecosistema fragile e prezioso dove le popolazioni locali, per lo più animiste e con tradizioni matriarcali, convivono con la ricchissima varietà di flora e fauna, tra cui i rari ippopotami marini e le tartarughe verdi. Ecco come organizzare una visita qui nel rispetto di questo delicato equilibrio.

L’arcipelago delle Bijagos è classificato come riserva della Biosfera Unesco ©Anton_Ivanov/Shutterstock
L’arcipelago delle Bijagos è classificato come riserva della Biosfera Unesco ©Anton_Ivanov/Shutterstock
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Dove si trovano le Isole Bijagos

Ex colonia portoghese e uno dei più piccoli stati africani, la Guinea-Bissau è una piacevole scoperta: confinante con il Senegal e la Guinea, si affaccia sulle imprevedibili correnti dell’oceano Atlantico e sorprende i visitatori con straordinarie foreste pluviali, spiagge tranquille e pittoresche città che conservano la traccia del loro passato coloniale. Bissau, la capitale, ha l’aspetto di una sonnolenta cittadina di provincia ma è proprio qui che bisogna arrivare, armati di pazienza e di risorse, per proseguire il lento viaggio verso le Bijagos, o Arquipélago dos Bijagós, uno strepitoso gruppo di isole che ancora non conoscono il turismo di massa.

Politicamente parte della Guinea-Bissau, le decine e decine di isole piatte di varia grandezza che compongono l’arcipelago delle Bijagos si sparpagliano nell’Atlantico a circa 25 miglia di distanza dalla costa. I primi europei ad approdare in questo sperduto angolo di mondo sono stati due italiani: il savonese Antonio da Noli e il veneziano Alvise Cadamosto, che nel 1456 erano impegnati in una navigazione esplorativa per conto di Enrico il Navigatore, sovrano che si dedicò a varie imprese marinare e che è per questo considerato il fondatore dell’impero coloniale portoghese. Anche le Bijagos infatti, come la Guinea-Bissau, hanno alle spalle un passato da colonia: l’indipendenza dal Portogallo è stata proclamata il 24 settembre 1973.

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La prima, inesauribile fonte di meraviglia in questo arcipelago è la sua straordinaria biodiversità. Siamo nell’unico luogo di tutta l’Africa in cui è possibile ammirare i rari ippopotami marini che solo qui, invece che nuotare nelle acque dolci di laghi e fiumi, per sopravvivere si sono dovuti adattare all’acqua salata dell’oceano, in cui convivono con delfini e lamantini. L’arcipelago è inoltre il sito più importante di tutta l’Africa occidentale per le tartarughe verdi, specie a rischio che viene a deporre le uova proprio su queste spiagge. Accade soprattutto a Poilao: disabitata, completamente ricoperta di foreste e considerata sacra dagli abitanti dell’arcipelago, su questa isoletta ogni anno vengono deposti tra i settemila e i ventinovemila nidi di tartarughe marine verdi, un numero impressionante che ha pochi eguali al mondo.

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Una spiaggia sull’isola di Orango  ©TLF Images/Shutterstock
Una spiaggia sull’isola di Orango ©TLF Images/Shutterstock

Ci sono poi uccelli migratori (quelli di passaggio su queste isole vulcaniche sono quasi un milione all’anno), scimpanzé, coccodrilli, fenicotteri, pellicani e, ancora, intricate foreste di mangrovie e tropicali, palmeti, persino savane. Per tutelare questo variegato patrimonio naturale la Guinea-Bissau ha già istituito, ad esempio, il Parco naturale delle mangrovie del Rio Cacheu, il parco di Cantanhez e il parco nazionale di Orango. Gestito in collaborazione con la comunità locale, è in quest’ultima riserva – dove, tra l’altro, avvengono le sepolture di re e regine bijagos – che è possibile avvistare gli ippopotami marini. Nella primavera 2023 l’Unesco ha inoltre espresso la volontà di inserire al più presto l’arcipelago tra i patrimoni mondiali da tutelare.

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Una società matriarcale che vive a contatto con l’ambiente

La popolazione delle Bijagos è composta da poche migliaia di persone, distribuite su una ventina di isole. Gli abitanti, per lo più animisti, hanno mantenuto uno strettissimo rapporto con l’ambiente incontaminato in cui vivono e con le tradizioni tribali di stampo matriarcale sopravvissute anche alla dominazione portoghese. Nei villaggi le donne, che tipicamente indossano il tradizionale gonnellino di paglia chiamato saiya, detengono il potere materiale e religioso. Il culto degli antenati, i riti di iniziazione che regolano le varie fasi della vita e il profondo rispetto per la natura sono solo alcuni degli aspetti più affascinanti a cui accostarsi per conoscere meglio le comunità locali che, fino a pochi anni fa, vivevano davvero esclusivamente di ciò che oceano e foreste potevano offrire.

Una ragazza in spiaggia sull'isola di Orango
Una ragazza in spiaggia sull’isola di Orango © TLF Images / Shutterstock

Visitare le isole Bijagos: le cose da sapere

Per visitare le isole Bijagos bisogna avere un certo spirito di adattamento: i trasporti con la terraferma non sono regolari e anche gli spostamenti tra le varie isole richiedono risorse economiche e pazienza, perché dipendono delle maree e delle condizioni meteo. La Guinea-Bissau sta attraversando una fase di instabilità politica, quindi è sempre consigliabile consultare l’aggiornamento sulla sicurezza della Farnesina. È preferibile evitare la stagione delle piogge, che va da giugno a ottobre. Il periodo migliore per viaggiare è compreso tra novembre e gennaio, mentre da febbraio ad aprile le temperature superano spesso i 40 °C.

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