I bizzarri ponti di radici del Meghalaya
I ponti di radici del Meghalaya richiamano scenari fantasy evocati dalla natura stessa e troppo bizzarri per essere stati creati dalla mano dell’uomo.
Per gran parte del secolo scorso, gli stati tribali dell’estremo nord-est dell’India furono inaccessibili a causa della burocrazia di epoca coloniale, di questioni geopolitiche e della guerra civile. Oggi i rischi e le lungaggini burocratiche si sono ridotti, creando nuove opportunità per le culture tribali che fino a poco tempo fa attingevano alle foreste tropicali per ogni loro necessità.
Nelle piovose montagne intorno a Cherrapunjee, gli ingegnosi khasi del Meghalaya centrale sono arrivati addirittura a piegare gli alberi alla loro volontà. Dove i fiumi bloccavano i sentieri tra i villaggi, le radici aeree di imponenti alberi di Ficus elastica sono state intrecciate a mano per formare ponti viventi (a uno, due o persino tre piani) attraverso burroni rivestiti di vegetazione. Un trekking sui Monti Khasi è una finestra su uno stile di vita che sta scomparendo e ci ricorda, nell’era degli smartphone e degli home hub, che mezzo mondo dipende ancora dall’inventiva umana. L’unico inconveniente è l’impresa per arrivarci, in jeep e a piedi, dalla capitale dello stato, Shillong.
I migliori itinerari
Itinerario di 4 giorni
Partendo da Shillong, avrete bisogno di almeno due giorni per arrivare a Cherrapunjee, raggiungere a piedi i ponti di radici e ritornare nella capitale dello stato, con un pernottamento a Cherrapunjee o in uno dei vicini villaggi tribali. Prima di mettervi in viaggio, visitate il Don Bosco Museum of Indigenous Cultures a Shillong, che fornisce un’introduzione alla storia tribale del nord-est. Dopo il trekking, è quasi d’obbligo una visita alle cascate di Cherrapunjee: un punto panoramico alla fine del crinale di Cherrapunjee offre una magnifica vista sulle Nohkalikai Falls, particolarmente spettacolari durante i monsoni. Concludete l’itinerario con una giornata a Shillong per visitare le chiese di epoca coloniale, i parchi e i bungalow dei coltivatori di tè.
Itinerario di 7-10 giorni
Una settimana vi darà il tempo di esplorare alcuni degli angoli più remoti del Meghalaya. Visitate con calma Shillong e recatevi anche al vicino villaggio di Smit, con il suo palazzo di bambù dove vive ancora il syiem (re) tribale. Da Cherrapunjee fate un trekking di più giorni lungo antichi sentieri tribali per vedere diversi ponti di radici. Troverete altre tracce della cultura tribale sulla strada per Cherrapunjee e a Nartiang, i cui monoliti sono le tracce di tradizioni animiste ormai scomparse. Dedicate un paio di giorni alle Jaintia Hills e alle Garo Hills, a ovest di Shillong, dove la Nokrek Biosphere Reserve offre rifugio al raro gibbone hulok, oltre a panda rossi ed elefanti.
Il viaggio
Come arrivare
Per raggiungere il Meghalaya occorre cambiare parecchi mezzi di trasporto. L’aeroporto internazionale più vicino è il Netaji Subhas Chandra Bose International Airport di Kolkata (Calcutta), servito da voli provenienti da tutta l’India, dall’Asia e dal Medio Oriente. Voli nazionali collegano Kolkata con Guwahati, dove si può prendere un elicottero per il breve volo per Shillong, sull’altopiano di Meghalaya. Da Shillong si può organizzare un viaggio in autobus o un tour guidato ai ponti viventi. Guwahati e Shillong sono collegate anche da corse in autobus e in fuoristrada.
Trasporti interni
I ponti di radici più accessibili sono situati sui Monti Khasi, vicino alla città di Cherrapunjee, 53 km a sud di Shillong. Il viaggio richiede tre ore in fuoristrada, dopodiché dovrete proseguire a piedi nella foresta. Il ponte più rinomato è quello a due piani di Umshiang, vicino al villaggio nella giungla di Nongriat, che dista 10 km a piedi da Cherrapunjee in direzione sud, ma ci sono sentieri nella giungla che consentono di raggiungere anche altri ponti della zona. Le agenzie di Shillong e Guwahati possono organizzare guide e trasporti.
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Quando andare
Un tempo, Cherrapunjee era definita il posto più piovoso del pianeta e i monsoni rendono il viaggio via terra un calvario. Il periodo migliore per il viaggio è l’autunno, da settembre a novembre, quanto le strade sono praticabili, ma le cascate sono ancora cariche d’acqua dopo i monsoni.
L’autunno è anche la stagione in cui il villaggio tribale di Smit ospita l’affascinante festa di Nongkrem e le Garo Hills celebrano la festa di Wangala con le tradizionali esibizioni di tamburi.