Viaggio via terra in Guyana dalla costa alla foresta pluviale

Redazione Lonely Planet
6 minuti di lettura

Georgetown è un posto incredibile. Questa ‘città giardino dei Caraibi’ è un porto battuto dalle tempeste dell’Atlantico che, pur trovandosi ai margini del Sud America e dei Caraibi, in realtà non assomiglia a nessuno dei due.


Il fiume Demerara  nella foresta pluviale ©Leonid Andronov /Shutterstock
Il fiume Demerara nella foresta pluviale ©Leonid Andronov /Shutterstock
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I nomi delle strade sono olandesi, l’architettura tradizionale è britannica e, nonostante l’inglese sia la lingua ufficiale, si parla una miriade di lingue, spesso in modo intercambiabile, dal creolo e dall’indostano guyanese a numerose lingue amerindie. Con il suo eterogeneo mosaico di architettura coloniale – le imposte a lamelle sbiadite e i portici in filigrana scrostata sono le vestigia dei proprietari di piantagioni europei che colonizzarono la Guyana dal XVII al XIX secolo – la capitale della Guyana ha un’atmosfera da città di frontiera per il suo vasto entroterra, in gran parte disabitato. “Non ho mai visto quella zona del mio paese”, dice un artigiano che vende sedie tradizionali di Berbice in Regent St. “Non ho mai lasciato la costa”. Una frase che accomuna molti abitanti della pianura costiera della Guyana, una stretta striscia di terra che costituisce solo il 10% della superficie totale del paese, ma ospita circa il 90% della popolazione. Dalla capitale l’entroterra si allarga intorno a fiumi che scorrono verso il Venezuela, il Brasile e l’Amazzonia: Georgetown è il punto di partenza per una grande avventura overland.

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Nella foresta pluviale

Sentirete le Kaieteur Falls molto prima di vederle. Con un’altezza pari a quasi cinque volte quella del Niagara, questa cascata a salto singolo è la meraviglia naturale più rinomata della Guyana, ma è quasi del tutto priva di strutture turistiche (non ha neanche i parapetti).

L’emozione di vedere una delle cascate più possenti della terra gettarsi fragorosa da 226 m da un tepui (montagna dalla cima piatta) richiama molti viaggiatori da Georgetown con un volo di un’ora che scende su una pista di atterraggio nella foresta pluviale. Chi arriva via terra affronta un percorso più arduo e poi si spinge in cerca di avventura nella foresta pluviale selvaggia che ispirò Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle. Per addentrarsi in questa zona in gran parte impenetrabile spesso non ci sono neanche le strade. Accidentate piste di terra rossa si snodano attraverso la foresta per terminare bruscamente nella giungla, da dove si prosegue a piedi e in canoa.

A sei ore di viaggio verso sud da Kaieteur, la Iwokrama Rainforest Reserve introduce a un mondo naturale di proporzioni mastodontiche. La fitta foresta pluviale ospita gigantesche varianti di formichieri, lontre di fiume e tartarughe d’acqua dolce, oltre a pipistrelli vampiro (i più grandi del Sud America), aquile arpia (l’aquila più grande delle Americhe) e giaguari (il felino più grande dell’emisfero occidentale). Sulla passerella che corre attraverso le chiome degli alberi, le scimmie urlatrici si lanciano tra i rami all’alba, accompagnate dal richiamo della piha urlatrice. Ma come in ogni safari nella giungla, la pazienza è fondamentale.

Serve l’occhio di una guida per individuare gran parte dei tesori naturali, sopportando la compagnia costante e fastidiosa di zanzare che penetrano anche attraverso i pantaloni. Gli acquazzoni improvvisi trasformano i sentieri in fiumi, bagnando i vestiti ma offrendo un breve sollievo dall’umidità. Se cercate di combattere questo posto, lo farete a vostro rischio e pericolo. Piuttosto rallentate il ritmo, cedete alla morsa della giungla e osservate a ogni istante la mutevole e complessa meraviglia della foresta: il guizzo dei tucani beccorosso che si intravede tra gli alberi, il profumo simile a incenso che si sprigiona dal terreno ricoperto di foglie dopo le piogge.

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Le Kaieteur Falls sono alte quasi cinque volte quella del Niagara ©OverlandTheAmericas  /Shutterstock
Le Kaieteur Falls sono alte quasi cinque volte quella del Niagara ©OverlandTheAmericas /Shutterstock

A sud nella savana

Ancora più a sud, il Surama Eco-Lodge offre una calorosa accoglienza e semplici sistemazioni nelle tradizionali capanne amerindie makushi con pareti in mattoni di argilla e tetti di paglia. Le guide locali, estremamente competenti, conducono le escursioni nella savana circostante incorniciata dalla giungla, indicando gli alberi che forniscono balsamo contro i morsi dei serpenti e i rampicanti da cui si può bere in tutta sicurezza. Guidano inoltre le discese all’alba lungo il fiume Burro-Burro in canoe scavate in tronchi d’albero.

I pipistrelli volteggiano bassi, gli occhi vigili dei caimani brillano nell’oscurità e le torce delle guide proiettano ombre gotiche intorno alle immense radici sporgenti degli alberi del genere Mora, detti ‘signori delle foresteè. Dal Surama salpano imbarcazioni fluviali che trasportano i fuoristrada verso sud, attraverso fiumi infestati dai piranha, per portare i viaggiatori nella savana rovente e assolata.

Un tempo regno dei vaqueros (mandriani) e dei cercatori d’oro, le praterie del Rupununi sono un luogo ideale per osservare la fauna selvatica. “Qui sono stati Mick Jagger, Evelyn Waugh e la famiglia reale”, dice Colin Edwards, proprietario del Rock View Lodge e dell’allevamento di bestiame tutt’attorno. Gli espatriati britannici giunsero in Guyana per le miniere di diamanti e vi rimasero per le altre ricchezze naturali. La vicina pista d’atterraggio di Annai rende il Rock View una meta facile per chi arriva in aereo, ma le sue attrattive – gli accoppiamenti dei galletti di roccia arancioni, i tapiri dalle impronte grandi come quelle degli orsi – sono la giusta ricompensa per i visitatori che compiono il faticoso viaggio via terra.


Le case tradizionali del Rupununi  ©Gail Johnson   /Shutterstock
Le case tradizionali del Rupununi ©Gail Johnson /Shutterstock
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In canoa sul Rupununi

Al Karanambu Lodge, più a sud nel cuore del Rupununi, le canoe attraversano foreste allagate in cui fioriscono le enormi ninfee Victoria amazonica. Chi raggiunge la riva a nuoto potrà ritrovarsi accanto alle lontre giganti, dette ‘cani di fiume’, lunghe quasi 2 m – la possibilità di sciacquare dai vestiti la polvere rossa della strada è un piacere inaspettato. Ma ormai sono pochi i viaggiatori che si curano delle apparenze, concentrati invece sulle meraviglie di questo mondo selvaggio.

Qui l’ambientalista inglese Diane McTurk ha dedicato la vita a curare le lontre di fiume orfane fino alla sua morte nel 2016; oggi la sua opera viene portata avanti dalla sua famiglia. Le lontre sono numerose, e così pure i formichieri giganti e, in particolare nella vicina Caiman House Field Station, i caimani neri. La fauna del Rupununi attirò negli anni ’50 pionieri quali David Attenborough e Gerald Durrell. All’epoca la serie della BBC Zoo fece conoscere agli spettatori estasiati gli animali mai visti prima di quella che allora era la Guyana Britannica. Oggi invece chi vive questa avventura può incontrare questi esemplari incredibili nel loro straordinario habitat.

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Come arrivare

Georgetown è servita da voli internazionali dall’Europa, di solito con scalo nelle isole caraibiche o negli Stati Uniti. Diversi voli al giorno (1 h) collegano Georgetown e Lethem, l’aeroporto più vicino al punto di arrivo, il Karanambu Lodge.


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Quando andare

Costituita in gran parte da foresta pluviale tropicale, la Guyana ha tutto l’anno un clima molto caldo con qualche pioggia. Le stagioni delle piogge dell’interno – maggio-agosto e, in misura minore, dicembre – sono in genere un po’ più fresche ma più umide e con più insetti. Gli spostamenti via terra sono più facili al di fuori di questo periodo, ma la stagione delle piogge offre maggiori opportunità per viaggiare sul fiume, uno dei più grandi piaceri della Guyana.


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Guyana
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