Il Cammino Minerario di Santa Barbara in Sardegna

6 minuti di lettura

In Sardegna c'è un cammino che lega i luoghi estrattivi più importanti del Sulcis Iglesiente Guspinese. È stato ideato da Giampiero Pinna, che ha creduto nell'importanza di dare nuova vita a questi luoghi, tanto da vivere per un anno nel sottosuolo di una miniera. Ecco perché abbiamo chiesto a Valentina Lo Surdo, che con lui ha percorso i sentieri del sud-ovest, di raccontarci meglio questo personaggio e il cammino a cui ha dato vita.

In cammino tra le Saline a Sant’Antioco @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
In cammino tra le Saline a Sant’Antioco @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
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Il Cammino Minerario di Santa Barbara

Dedicato a Santa Barbara, il cammino si sviluppa per 500 chilometri nel sud-ovest della Sardegna. Un poderoso anello da Iglesias a Iglesias, che va ad abbracciare le scogliere di Nebida e Masua, include nello sguardo il Pan di Zucchero e Porto Flavia, o le isole di Sant’Antioco e di San Pietro, esplora le foreste incontaminate del Marganai o di Monti Mannu, le dune di Piscinas, sino alle antichissime grotte di Is Zuddas a Santandi, San Giovanni a Domusnovas, o quella intitolata alla patrona dei minatori, Santa Barbara appunto.

Un viaggio a piedi senza precedenti, alla scoperta della Sardegna sud-occidentale, che ripercorrere i sentieri battuti dai minatori e dalle cernitrici in 8000 anni di storia, dal Neolitico al Novecento. E così ogni giorno ci si ritrova ad attraversare gli scenari post-industriali di gigantesche miniere dismesse, villaggi fantasma sospesi tra i ricordi, antiche ferrovie incuneate nella macchia mediterranea, dominando un paesaggio mozzafiato tra terra e mare fin sopra arditi sentieri di crinale.

Ho compiuto questo viaggio a piedi durante l’estate 2021. Oltre all’ossimoro di sconvolgente fascino scaturito dall’impatto tra la mano dell’uomo e il lavoro in milioni di anni del vento o dell’acqua, l’aspetto più indimenticabile che ho riportato a casa è stato camminare con i minatori, conoscerli, ascoltare le loro storie: uomini e donne che hanno popolato quei villaggi “a bocca di miniera”, lavoratori sotto terra che vivevano le poche ore restanti giusto dirimpetto, oggi riportati a nuova vita come operatori turistici, manutentori dei siti, professionisti dediti a coltivare la memoria dei luoghi attraverso attività ricettive a favore del pubblico dei viandanti.

Nelle grotte Is Zuddas (Santadi) @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
Nelle grotte Is Zuddas (Santadi) @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
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Un anno nel sottosuolo

Per giorni ho camminato anche insieme a Ponziana Ledda, geologa e guida ambientale strepitosa che conosce il Cammino come nessuno, direttrice della Fondazione designata dallo stesso Pinna come sua naturale erede. E poi certamente sì, ho compiuto molte tappe insieme a Giampiero. Non so quante volte lui e Ponziana lo abbiano percorso, e quanto siano importanti i loro passi: il Cammino Minerario rappresenta ormai la spina dorsale che tiene insieme il cagionevole corpo della Sardegna sud occidentale, che sta ritrovando vigore e identità grazie alla cucitura di questa lunga via.

Valentina e Giampiero nella miniera di Monteponi, ora restaurata a spazio espositivo, nel cui sottosuolo Pinna ha vissuto un anno @Valentina Lo Surdo
Valentina e Giampiero nella miniera di Monteponi, ora restaurata a spazio espositivo, nel cui sottosuolo Pinna ha vissuto un anno @Valentina Lo Surdo

In un mese di cammino, 30 tappe in totale compiute, con Giampiero ho condiviso salite e silenzi, e racconti fiume davanti a un piatto di tonno alla carlofortina o di porceddu al mirto. Dietro all’uomo semplice e schietto, ho imparato a riconoscere il politico caparbio (è stato anche consigliere regionale e presidente dell’Ente Minerario Sardo), ma soprattutto il geologo da tutti ammirato, una scelta professionale compiuta quale atto di riconoscenza verso la terra e il padre minatore.

Una sera, ospiti a Giba da Stefania alla Locanda Rosella, Giampiero mi ha raccontato la storia delle storie, quella per la quale migliaia di uomini e donne di miniera gli sono legati da indissolubile gratitudine. Il 5 novembre del 2000, Pinna decide di compiere un atto estremo: si cala nella miniera di Monteponi, poco distante da Iglesias, e lì sotto vi rimane per un anno. Un gesto capace di esprimere tutta la forza caparbia, la determinata intelligenza di un uomo solo a guidare un passato che sembrava destinato a rimanere senza futuro.

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Le Miniera di Serbariu (Carbonia) @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
Le Miniera di Serbariu (Carbonia) @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara

Dopo la chiusura di decine di siti estrattivi e il conseguente abbandono di tutti gli impianti, il Sulcis Iglesiente-Guspinese sembrava infatti destinato ad abituarsi alla convivenza spettrale con gli immensi scheletri di questi dinosauri meccanizzati. Pinna, invece, intuì che da quel passato così significativo per migliaia di famiglie poteva nascere un grandioso parco geominerario, storico e ambientale. E al termine d’un anno di occupazione della miniera, dopo avere ricevuto le visite delle più importanti personalità del mondo della politica, tra cui l’allora Ministro all’Ambiente Altero Matteoli, il 6 novembre del 2001 Giampiero risale in superficie, non prima di aver fondato, nelle profondità di Pozzo Sella a Monteponi l’omonima Associazione e il Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna.

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La nuova vita del Sulcis

Presto è arrivata un’altra grandiosa intuizione: quella di creare un vasto percorso a piedi che potesse unire i siti geominerari dismessi, cinematografici come certi scenari da far west, alle meraviglie di una costa incontaminata e di un entroterra tutto da esplorare. Fino ad allora, nell’immaginario collettivo, questo angolo di Sardegna era puntualmente relegato ai fanalini di coda delle statistiche nazionali relative agli standard sul tenore di vita, per via soprattutto della massiccia dismissione delle attività estrattive. Grazie al Cammino Minerario invece, osservato a passo lento, il Sulcis appare sotto la rinnovata luce del suo antico splendore, andando a rappresentare uno dei percorsi più sorprendenti del panorama europeo.

Un viaggio a piedi epico, che intreccia numerosi piani di lettura, messi in luce dalla poderosa opera di riqualifica azionata dalla Fondazione del Cammino Minerario di Santa Barbara, nata il 17 dicembre 2016 (data di battesimo simbolica anche per il Cammino), e che Giampiero ha presieduto fino all’ultimo giorno. La Fondazione è costituita da 25 Comuni, due diocesi e l’associazione Pozzo Sella, un’adesione che ha contribuito in modo importante alla curva di crescita dei pellegrini in marcia, tanto che oggi il Santa Barbara è tra i cammini più popolari e frequentati in Italia. Un gradimento che si deve al gruppo di lavoro della Fondazione, che con competenza e dedizione si prende cura di organizzare ogni aspetto di un cammino in perfetto stile-pellegrino, sostenuto dai fondi che Giampiero ha saputo convogliare e finalizzati, anche, a dare lavoro a tanti professionisti, a installare una segnaletica perfetta, a creare le cosiddette posadas, al fine di favorire l’accoglienza in strutture efficienti e al tempo stesso accessibili dal punto di vista economico, similmente agli ostelli spagnoli disseminati alla volta di Santiago.

Così oggi il Cammino Minerario di Santa Barbara rappresenta la grande eredità di Giampiero Pinna, morto l’11 ottobre 2022 a seguito di un improvviso malore, all’età di 72 anni. Ma il futuro è ancora più a perdita d’occhio: in altre aree della regione, caratterizzate da analoghe dismissioni di storici siti minerari, sta prendendo piede il modello del primo cammino. E intanto, oltre i confini nazionali, Pinna ha già predisposto una rete con altre realtà coinvolte sul tema minerario, per costruire il progetto corale e collettivo di un itinerario d’interesse culturale europeo. L’ultimo sogno di cui ci ha raccontato fino a qualche giorno fa.

Palevia La Marmora (Nebida-Iglesias) @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara
Palevia La Marmora (Nebida-Iglesias) @Archivio Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara

Le tappe del Cammino Minerario di Santa Barbara:

1 Iglesias ➔ Nebida - 20,9 km

2 Nebida ➔ Masua - 9,2 km

3 Masua ➔ Buggerru - 18,8 km

4 Buggerru ➔ Portixeddu - 9,5 km

5 Portixeddu ➔ Piscinas - 16,2 km

6 Piscinas ➔ Montevecchio - 18,7 km

7 Montevecchio ➔ Arbus - 15,8 km

8 Arbus ➔ Perd’e Pibera - 15,4 km

9 Perd’e Pibera ➔ Villacidro - 15,6 km

10 Villacidro ➔ Monti Mannu - 18,0 km

11 Monti Mannu ➔ Arenas - 15,5 km

12 Arenas ➔ Su Mannau - 13,4 km

13 Su Mannau ➔ San Benedetto - 14,6 km

14 San Benedetto ➔ Case Marganai - 7,3 km

15 Case Marganai ➔ Musei - 16,4 km

16 Musei ➔ Orbai - 17,6 km

17 Orbai ➔ Rosas - 18,0 km

18 Rosas ➔ Nuxis - 12,5 km

19 Nuxis ➔ Santadi - 15,3 km

20 Santadi ➔ Is Zuddas - 15,6 km

21 Is Zuddas ➔ Masainas - 24,6 km

22 Masainas ➔ Candiani - 19,3 km

23 Candiani ➔ Tratalias - 24,0 km

24 Tratalias ➔ Sant’Antioco - 16,9 km

25 Sant’Antioco ➔ Carbonia - 23,4 km

26 Carbonia ➔ Nuraxi Figus - 22,5 km

27 Nuraxi Figus ➔ Carloforte - 11,4 km

28 Carloforte ➔ Portoscuso - 18,8 km

29 Portoscuso ➔ Bacu Abis - 18,8 km

30 Bacu Abis ➔ Iglesias - 14,7 km

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