Sulla Pamir Highway in autostop
Alessandra e Stefano hanno passato un anno a viaggiare per il mondo e quando sono arrivati in Asia Centrale si sono guardati intorno e si sono innamorati della sua gente fiera e dei paesaggi incredibili. La mitica Pamir Highway tra Kirghizistan e Tagikistan l'hanno percorsa in autostop, sul retro di camion e furgoni in compagnia di contadini e pecore, militari e suggestive storie di famiglia. E hanno scoperto un luogo dell’anima dove vivono popoli di rara cultura e con un innato senso dell'accoglienza.
Alessandra e Stefano viaggiano per passione, ma più di tutto viaggiano per conoscere. Insieme, nel 2018, hanno fatto un Grande Viaggio intorno al mondo che li ha tenuti lontani dalle intemperie e dalle cose brutte della vita e li ha fortificati come coppia: la loro bolla personale l'hanno costruita in Asia Centrale, tra il Kirghizistan e l'Uzbekistan e poi a cavallo di camion, furgoni e improbabili mezzi di trasporto alla scoperta del Pamir in Tagikistan dove hanno lasciato il cuore. Si definiscono "local nomads" e sul loro sito (wearelocalnomads.com) hanno anche un manifesto che racconta cosa cercano quando vanno in giro per viaggi che da molti sono ritenuti estremi e pericolosi: storie, più di tutto, e persone che sono disposte a raccontargliele.
La mitica Pamir Highway, la strada che va da Osh in Kirghizistan fino alla città di Dushanbe in Tagikistan, loro hanno scelto di percorrerla a piedi, con l'aiuto dei locali a cui hanno affidato buona parte della riuscita del viaggio. Ed è vero che la cronaca spesso riporta storie brutte - come la vicenda dei ciclisti morti a 60 chilometri dalla capitale del Tajikistan per un attentato rivendicato dall'ISIS nel 2018 - ma la realtà è che la voglia di scoprire il mondo spesso è più forte della paura di diventare protagonisti dei suoi momenti più oscuri. "Fare la Pamir Highway in autostop ti porta ad aprire gli orizzonti, ad avere fiducia per forza. Come a dire: non so dove andrò esattamente, con chi ci andrò e con quale mezzo, ma so che avrò in tasca una storia da raccontare.”
Sulla Pamir Highway in autostop
Sulla Pamir Highway, da Osh a Dushanbe, o si va avanti o niente. La strada taglia in due le montagne e va dritta senza cambiare idea, senza una deviazione che regali un'alternativa: c'è solo biforcazione di circa 100 chilometri nel territorio del Wakhan, al confine con l’Afghanistan. Alessandra e Stefano hanno scelto di percorrerla a piedi, anche se il percorso è molto amato da ciclisti ed esperti di trekking, affidandosi alla gentilezza delle persone che si sono offerti di accompagnarli un po' più in là con i loro mezzi di trasporto.
20 giorni è il tempo che hanno trascorso sulla strada del Pamir, in un viaggio che li ha fatti sentire minuscoli davanti al Picco Lenin, li ha portati oltre il confine tra Kirghizistan e Tajikistan a quota 4500 metri in uno scenario degno di un romanzo ambientato in un futuro post-atomico e poi ancora fino alla desolazione suggestiva del territorio del Gorno-Badakshan. A Murghab, la prima pseudo-città che compare dopo centinaia di chilometri di nulla e rocce, Alessandra e Stefano hanno costeggiato il confine con l'Afghanistan e sono arrivati a Korogh, dove i paesaggi sono più rigogliosi e i sorrisi dei locali più aperti. 20 ore passate su una jeep e poi hanno chiuso il loro viaggio a Dushanbe, dopo aver scoperto "un luogo che ti costringe a ripensare alla tua vita e a fare i conti con te stesso. In Pamir ogni giorno si conosce una persona diversa che ti regala un punto di vista nuovo sul mondo e sulle cose e si torna a casa con un bagaglio zeppo di storie illuminanti e di protagonisti dal fascino disarmante."
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Il viaggio in autostop sulla Pamir Highway è stato anche un modo per scoprire il passato complesso e antichissimo dell´Asia centrale e del Pamir, per millenni il crocevia di centinaia di culture e popoli. Per Alessandra e Stefano, non c'è cosa che rimane più impressa delle "montagne mozzafiato che incorniciano il cammino, dei panorami eternamente sospesi a metà tra desolazione e bellezza sublime". E poi, la gente. "In Pamir non accade quasi mai che la fragilità, il complesso d’inferiorità e gli strascichi post-coloniali minaccino un rapporto equilibrato tra il viaggiatore e il locale. C’è grande consapevolezza e fierezza del proprio passato e delle proprie radici, nonostante la miseria e le umiliazioni subite negli anni".
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L'ospitalità che ti salva e ti fa sentire a casa
Sulla strada verso Dushanbe, Alessandra e Stefano hanno trovato soprattutto persone capaci di dare un senso nuovo alla parola 'accoglienza'. "La loro voglia di aiutarti e farti sentire a casa è talmente travolgente che, potenzialmente, un viaggio in Pamir può arrivare a costare pochissimo viaggiando in autostop e accettando le miriadi di inviti per vitto e alloggio che si ricevono lungo il cammino". Di inviti a dormire nelle case pamiri ne sono arrivati tanti, anche se Alessandra e Stefano hanno deciso di non abusare della disarmante gentilezza dei locali optando per guesthouse e soluzioni alternative e sempre sostenibili.
"Alcune delle storie più belle che abbiamo da raccontare sul nostro viaggio vengono da passaggi in autostop. Abbiamo viaggiato sul cassone di legno di un furgoncino antidiluviano seduti su una montagna di fieno con dei militari, delle pecore e dei contadini. E poi in macchina con delle capre macellate nel bagagliaio, su dei tir con rimorchio che trasportavano mucche per la transumanza. Siamo stati invitati a matrimoni, abbiamo ricevuto piccoli doni lungo il cammino, abbiamo dormito nelle loro case e scoperto un vecchio sanatorio sovietico le cui acque sono considerate miracolose per gli occhi". La Pamir Highway non prevede deviazioni, ma per Alessandra e Stefano una miscela di destino e istinto ha contribuito a creare dei diversivi lungo il percorso.
Se è vero che con il viaggio si impara a leggere una cartina del mondo che non è fatta solo di strade, allora per Alessandra e Stefano l'avventura in Asia Centrale e sulla Pamir Highway in autostop è stata una rivelazione, perché "prima di poter discutere delle sorti del mondo, bisogna conoscerlo bene". E soprattutto dà un'idea del tempo che passa, che perdi e che guadagni e si dà valore a ogni attimo, anche a quelli che sembrano volati via in un nulla di fatto. Fidarsi e affidarsi agli altri - o a un tir pieno di animali e racconti su una strada altrimenti deserta - non è un salto nel buio ma è come il lancio di una monetina in aria: restituisce il riflesso di ciò che sta per succedere, in quel futuro imminente dentro una bolla di scoperta e serenità sulla strada che taglia in due le montagne del Pamir.