Isole minori a chi? Alla scoperta della laguna veneta con i mezzi pubblici

Oltre Murano, Burano e Torcello, una miriade di isole grandi, piccole, abitate, deserte, edificate e selvagge imperla la Laguna di Venezia. L’autunno, che a Venezia è di solito tiepido, è il periodo ideale per visitare queste piccole oasi di pace, arte e natura. La laguna brilla come l’oro e il sole ormai basso descrive profili e prospettive riflettendosi sull’acqua. Molte isole della Laguna veneta non sono accessibili senza qualcuno che vi scarrozzi in barca, esistono però alcune notevolissime eccezioni facilmente raggiungibili dalla città con i mezzi pubblici. 

La luce autunnale sulle isole di San Lazzaro e Venezia © Piero Pasini/Lonely Planet Italia
La luce autunnale sulle isole di San Lazzaro e Venezia © Piero Pasini/Lonely Planet Italia
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Isole venete da esplorare

La prima scelta da fare è quelle fra due zone e due mondi: la laguna nord e la laguna sud. Se immaginiamo Venezia della forma di un pesce, la laguna nord è quella che sta sopra la schiena, una zona paludosa, dove prosperano le barene e l’acqua e la terra si confondono; la laguna sud è sotto la pancia del pesce ed è invece fatta di vasti specchi d’acqua e isole che sono monasteri e certose galleggianti, che rivaleggiano in splendore con la vicina città. Partiamo da piazza San Marco verso sud, quindi, e scappiamo dalla pazza folla imbarcandoci su un vaporetto. 

San Servolo © Piero Pasini/Lonely Planet Italia
San Servolo © Piero Pasini/Lonely Planet Italia

San Servolo: due campanili e un nuovo museo

La prima tappa è San Servolo, inconfondibile e imponente con i suoi due campanili che fanno da quinta ad una sorta di piazza metafisica, che si affaccia dritta sull’acqua.

L’isola è fra San Giorgio e il Lido e riflette sulla laguna la sua chiesa barocca e le lunghe pareti del monastero che fino a pochi decenni fa ospitava il manicomio in cui Franco Basaglia condusse i suoi studi. In cinque minuti di vaporetto potrete scendere qui e girare liberamente fra giardini lussureggianti e architetture settecentesche, chiostri e refettori oggi in uso alla Venice International University. L’isola non è raro che sia teatro di feste e concerti legati alle varie manifestazioni che si tengono nel corso dell’anno in laguna. Ma oltre a questo potrete visitare il nuovo Museo del Manicomio, dedicato al rivoluzionario studioso veneziano che lavorò qui.

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San Lazzaro

Altri 5 minuti sulla stessa linea di vaporetto per raggiungere un luogo eccezionale, mistico e affabulatore. Cosa ci fanno infatti la mummia egiziana meglio conservata d’Europa, un gesso di Canova, l’autografo di Pietro il Grande e una sfera d’avorio tibetana per la cui cesellatura ci sono voluti 25 anni, nel mezzo della Laguna di Venezia? Sono parte, assieme a centinaia di altri oggetti provenienti da tutto il mondo, a 4500 manoscritti in lingua armena (la più grande collezione mondiale) e 170.000 volumi, degli immensi tesori dell’Isola di San Lazzaro, sede della congregazione mechitarista armena di Venezia.

Quello fra gli armeni e Venezia è un rapporto di lunga data, ma quando nel ‘700 la Serenissima decise di accogliere l’abate Mechitar in fuga dai turchi, donandogli un’isola un tempo adibita a Lazzaretto, divenne un matrimonio d’amore. La congregazione diventò un punto di riferimento mondiale, tanto che ancora oggi «c’è pur sempre San Lazzaro» è un’espressione diffusa fra gli armeni di tutto il mondo, come frase consolatoria in tempi di crisi. 

Uno dei numerosi tesori custoditi sull’isola di San Lazzaro © Piero Pasini/Lonely Planet Italia
Uno dei numerosi tesori custoditi sull’isola di San Lazzaro © Piero Pasini/Lonely Planet Italia

L’isola è un’oasi non solo di pace, ma anche di cultura, storia e arte. Fu sede fino al 1995 di una rinomata stamperia, comprende edifici settecenteschi, una chiesa con un campanile a cipolla che dà l’illusione che l’isola spunti da un lago alpino, e orti, vigne e giardini. I padri mechitaristi, che sembrano vivere con la consegna del sorriso, sono autosufficienti, infatti, e accolgono una volta al giorno i visitatori per condividere con loro le bellezze del museo e della biblioteca. 

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Lazzaretto Nuovo: peste e carciofi

Questione di scelte, si diceva. Allora spostiamoci alle Fondamente Nove, da dove partono i vaporetti diretti a nord. Ci spingiamo nel passato remoto di Venezia, che costituisce però per certi versi anche il suo presente. Il primo stop è al Lazzaretto Nuovo, l’isola che da più di 40 anni è in concessione ad Associazioni di Volontariato, che in collaborazione con Enti e Istituzioni conducono qui scavi e studi volti al recupero delle strutture dell’antico lazzaretto per gli appestati in funzione dal 1468 e alla ricerca delle usanze degli antichi veneziani che frequentarono questo luogo sin dal XI secolo. Ogni sabato e domenica fra aprile e ottobre è possibile visitare il Teson Grando, ovvero il ricovero principale dei malati, le altre strutture, apprezzare il funzionamento dei pozzi e percorrere il perimetro fortificato dell’isola godendo di vedute straordinarie sulle barene, ovvero le vaste praterie che emergono dall’acqua. 

Le tipiche barene della laguna nord © Piero Pasini/Lonely Planet Italia
Le tipiche barene della laguna nord © Piero Pasini/Lonely Planet Italia

Un canale largo pochi metri separa il Lazzaretto da Sant’Erasmo, la più grande isola della laguna veneta. È il vivaio, l’orto e la vigna di Venezia da tempo immemore. Passeggiando pigramente tra campi coltivati, prati e canali potrete avere un’immagine di com’era Venezia prima che si iniziasse a costruirla, acquistare il famoso carciofo violetto, presidio Slow food, direttamente dai produttori e raggiungere la Torre Massimiliana, un forte militare di costruzione asburgica, che affaccia sulla spiaggia. Già, la spiaggia. Un tempo infatti, prima della costruzione delle dighe delle bocche di porto, quest’isola si trovava direttamente sulla linea di costa, ed era un litorale, come il Lido o Pellestrina.

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Gli orti di Sant’Erasmo © Piero Pasini/Lonely Planet Italia
Gli orti di Sant’Erasmo © Piero Pasini/Lonely Planet Italia

Isole veneziane da esplorare: San Francesco del Deserto

Ma da Fondamente Nuove si piò anche raggiungere Burano e qui prendere un taxi acqueo, un’imbarcazione privata, o partecipare a un tour per l’Isola di San Francesco del Deserto. L’isola dei frati, come la chiamano i buranelli, è fra i posti più solitari e ameni della laguna.

Adagiata sui bassifondi fra Burano e Sant’Erasmo, appare come un enorme cespuglio di cipressi che galleggia sull’acqua. Si dice che sia stata fondata da San Francesco d’Assisi in persona di ritorno dalla Quinta crociata nel 1220. Che sia o meno così, l’atmosfera francescana di perfetta armonia fra uomo e natura c’è tutta.

L’appellativo “del Deserto” deriva dal temporaneo abbandono dell’isola a causa della malaria nel XV secolo. Ma anche oggi che qui vive una comunità di frati, la civiltà è qualcosa di lontanissimo. I frati accolgono i visitatori non solo per mostrar loro le bellezze della chiesa e dei chiostri che si trovano sull’isola, ma anche nella foresteria per una o più notti. Coricarsi con il solo flebile rumore della marea e svegliarsi con la rifrazione dei primi raggi del sole sull’acqua è un’esperienza davvero impagabile. 

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