Come vivere un Grand Tour in Italia nel 2021
Il Grand Tour in Italia è da secoli un pellegrinaggio per gli appassionati d’arte ma anche un vero e proprio rito di passaggio. Offrendo l’opportunità di ammirare alcuni dei capolavori artistici più celebri al mondo, è un’esperienza inebriante fatta di paesaggi, suoni e sapori che hanno forgiato nei secoli la cultura europea. Percorrerlo, in questo periodo di incertezze, diventa un modo per esplorare le più importanti città d’arte italiane concentrandosi su quei dettagli che, in altri momenti potrebbero passare in secondo piano. Parchi, esperienze culinarie insolite e shopping alternativo sono solo alcuni dei modi con cui guardare con occhi nuovi a quello che succede nelle nostre città.
Milano
È d’obbligo, in un Grand Tour che si rispetti, un passaggio a Milano per ammirare l’Ultima Cena o Cenacolo Vinciano il celeberrimo dipinto parietale di Leonardo da Vinci. Ma, forse, il vero cuore di Milano va cercato altrove: passeggiando in un angolo storico della città, nel quartiere di Brera, ve ne farete un’idea.
Qui Milano si offre nella migliore delle sue vesti, tanto che i milanesi, come increduli alla vista di tanti artisti, tendono a definire Brera ‘una piccola Parigi’. All’arrivo nel quartiere degli artisti, si nota un’atmosfera particolare, specie di sera, quando le viuzze si riempiono di bancarelle. Brera è raffinata senza indulgere troppo nei cliché turistici: anche le cartomanti paiono in linea con l’aria bohémienne.
Attraverserete Brera in una ventina di minuti. Partite da Via Solferino, dove c’è la storica sede del Corriere della Sera, e godetevi gli scorci della vecchia Milano che tanto fa pensare a Parigi. Prima di inoltrarvi nel quartiere, fate una piccola derapata su Via Fatebene fratelli: la Chiesa di San Marco merita dicerto una visita. Fu fondata nel XIII secolo e dedicata a san Marco per l’aiuto ricevuto dai veneziani contro il Barbarossa. L’edificio fu poi ricostruito a fine Ottocento, con la facciata neogotica per mano di Carlo Maciachini, il progettista del Cimitero Monumentale. All’interno della chiesa, girando tra le varie cappelle, potrete ammirare affreschi tanto belli che potreste trovare la giusta ispirazione per intraprendere la carriera artistica.
Proseguendo lungo Via Solferino entrerete in Via Brera. Qui, fermatevi al Jamaica, uno dei locali storici di Brera. Aperto dal 1911, un tempo era il ritrovo di artisti e intellettuali della zona, e anche oggi è sempre pieno di facce simpatiche. Ci troverete studenti delle Belle Arti, che perpetuano la tradizione e tengono alta la nomea artistica del bar. Anche il Bar Brera merita una pausa. Data la sua posizione, all’angolo con Via Fiori Chiari, è uno dei più fotografati di Brera. Anche qui, vista la nutrita presenza di artisti o presunti tali, il clima è molto cordiale e ‘ispirato’. Continuate lungo Via Fiori Chiari per un’iniezione di fascino: questa via pedonale rappresenta infatti l’essenza di Brera, ne incarna lo spirito e l’eleganza. Curiosate tra i cortili, schivate le cartomanti e preparatevi a scattare tante fotografie. Ogni terza domenica del mese questa via ospita anche un mercatino all’aperto.
Se l’atmosfera artistica non vi bastasse, al Museo Astronomico di Brera potrete aggiungere un tocco di magia. La collezione è ospitata nel Palazzo di Brera e conta parecchi strumenti usati dagli scienziati dell’osservatorio astronomico: globi, telescopi e astrolabi. Se amate le piante fiondatevi all’Orto Botanico, 5000 mq di verde creati alla fine del Settecento: una sorta di paradiso terrestre in città. Ci troverete quasi 300 specie diverse, compresi due vecchissimi Ginko biloba e un enorme tiglio di 40 metri. Una cornice profumata e fresca, soprattutto in estate.
Tornati su Via Brera, tagliate per Via del Mercato: incontrerete la Chiesa di Santa Maria del Carmine, di origine duecentesca ma rimaneggiata più volte negli anni. Come nella Chiesa di San Marco, la bellissima facciata in stile neogotico è di Carlo Maciachini.
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Venezia
Eccoci a Venezia, la star del Grand Tour! Oggi come un tempo, il paesaggio lagunare della Serenissima cattura l’immaginazione dei viaggiatori.
Ammirate i capolavori architettonici come il Palazzo Ducale, il Campanile, la Chiesa di Santa Maria della Salute del Longhena, per non parlare delle scintillanti cupole della Basilica di San Marco, ma poi seguiteci ancora a piedi in un itinerario alla scoperta della Giudecca.
Se Venezia è un pesce, la Giudecca è l’anguilla che le nuota sotto la pancia. L’isola ha una storia complessa: prima destinata ai giudei, poi buen retiro di nobili veneziani; borgo operaio e industriale nel primo Novecento, quindi sede di studi di architettura e design. Dalla rigorosa purezza delle chiese di Palladio alle architetture dell’ostello e del Molino Stucky, che ne fanno un’inusuale enclave nordica sul Mediterraneo, la Giudecca è unica.
Per scoprirla partite dalla Fondamenta delle Zattere. Osservate da est a ovest le chiese che si specchiano sul canale: dalla Basilica di San Giorgio Maggiore, sull’omonima isola di fianco alla Giudecca, passando per le più austere Zitelle, fino al Redentore, rappresentano tutte fasi dell’elaborazione architettonica di Palladio, genio innovativo del Rinascimento. L’esplorazione dell’isola inizia dalle Zitelle, una volta scesi all’omonima fermata del traghetto. Disegnata da Palladio alla fine del XVI secolo, la Chiesa di Santa Maria della Presentazione (nota come Le Zitelle) un tempo comprendeva un orfanotrofio e un ospizio per fanciulle povere, oggi diventati rispettivamente un albergo (il Bauer Palladio Hotel & Spa) e una spa. Di fronte alla fermata delle Zitelle si trova la Casa dei Tre Oci, con tre grandi finestre. La superficie in mattoni della facciata ricorda quella del ‘dirimpettaio’ Palazzo Ducale.
Imboccando Calle Michelangelo e percorrendola fin quasi alla fine, si incontra sulla sinistra, al n. 54/O, l’ingresso al complesso di Villa Hériot, due ville e una cavana (ricovero per barche) costruite all’inizio del Novecento. Splendido esempio di residenza di lusso alla Giudecca, presenta evidenti richiami stilistici alla tradizione bizantina della città, rivisitati in chiave eclettica, e offre una vista impagabile sulla Laguna a sud. Ritornati sulla riva, passeggiando verso ovest, incontrerete un oggetto alieno: è il Generator Hostel, o più semplicemente l’Ostello Venezia, che da decenni è ospitato in un vecchio granaio progettato da un architetto olandese. Complice l’acqua, qui sembra di essere ad Amsterdam. Procedendo sulla fondamenta si giunge quindi alla Basilica del Santissimo Redentore, massima espressione di Palladio per quanto riguarda le architetture religiose. Fu commissionata nel 1576 dal senato veneziano per invocare la fine di un’epidemia di peste. La facciata si presenta come una combinazione armoniosa di linee classiche. L’interno, vasto e spoglio, conserva lavori di Palma il Giovane, del Veronese e del Tintoretto, e accoglie centinaia di fedeli nel giorno della celebrazione della fine dell’epidemia (la terza domenica di luglio).
Entrando nel passaggio fra il civico 211 e il 212 di Fondamenta San Giacomo, vi ritroverete di colpo nel mondo della cantieristica minore, fra barche vecchie, nuove, rimessate e relitti. Continuando a camminare arriverete sull’altro versante dell’isola, dove, fra i rumori e gli odori dei mestieri secolari dei maestri d’ascia, potrete ammirare un panorama splendido. Ritornati lungo il canale, oltre il Ponte Longo si svolta a sinistra e si raggiunge Corte dei Cordami. La forma allungata della corte racconta che qui venivano fabbricate le corde di canapa. Notate i 13 imponenti camini delle case, utili a smorzare le faville che spesso scatenavano furiosi incendi e a favorire la circolazione forzata dell’aria (e quindi a combattere l’umidità cronica delle abitazioni).
La frutta, la verdura e le erbe aromatiche biologiche che si possono acquistare al Mercato delle Convertite provengono dall’orto di un antico convento di monache che oggi ospita il carcere femminile di Venezia. Sono le detenute a coltivare gli ortaggi, oltre a confezionare prodotti cosmetici e di legatoria nei laboratori all’interno della prigione. Ritornate sui vostri passi lungo Fondamenta delle Convertite e svoltate a sinistra per raggiungere la Chiesa di Sant’Eufemia, dall’aspetto semplice e proporzionato, in bella posizione. È qui dal IX secolo, anche se ha subito numerosi rimaneggiamenti. All’interno custodisce pregevoli stucchi e opere di artisti minori. Si profila ora la grande mole del Molino Stucky, che nell’Ottocento produceva 2500 quintali di farina al giorno, quando aveva macchinari all’avanguardia e il commercio marittimo era ancora fiorente. A causare l’arresto definitivo dell’attività furono le due guerre mondiali: tra sequestri e distruzioni, si giunse alla chiusura nel 1955. Oggi questa fortezza neogotica ospita un lussuoso hotel e sul tetto un fantastico lounge bar.
Parma
Consapevoli del fatto che vi aspetta una full immersion di gusto e cultura, mettetevi in viaggio verso Parma, una delle città più eleganti e golose al mondo. Ambasciatrice della Food Valley d’Italia nel mondo, la piccola capitale del ducato farnesiano è stata proclamata dall’UNESCO ‘Città creativa per la gastronomia’. E qui ‘creativa’ significa tante cose: una sfilza di salumi eccellenti, per esempio, molti dei quali sconosciuti ai più (culatello e culaccia, spalla cotta e cruda, ciccioli e cicciolata, fiocchetto e mariola, cappello del prete e strolghino... Persino la maschera cittadina, Bargnocla, ha un enorme osso di prosciutto sulla fronte); ma anche alta cucina e sicurezza alimentare, impresa e tutela della biodiversità, sperimentazione e innovazione. Ecco perché molti itinerari turistici sono dedicati al cibo e alla visita delle fattorie rurali, dove gli animali pascolano allo stato brado e si pro- ducono la pasta fresca, il Parmigiano Reggiano e i vini DOC.
Non pensate di cavarvela con una gita in giornata: pur essendo piccola, Parma è ricca di tesori che meritano attenzione e approfondimento. Si potrebbe camminare per ore intorno al Duomo e al Battistero, per decifrare la miriade di figure scolpite da Benedetto Antelami sulle mura e sui portali: personaggi della Bibbia e Virtù, mostri marini e centauri, sirene e liocorni, e persino il piede del diavolo che, irato da tanta bellezza, vorrebbe abbattere l’edificio con un calcio. E poi ci sono le cupole luminescenti del Correggio e la Schiava turca del Parmigianino, con il suo sguardo malizioso, i musei del Palazzo della Pilotta e le statue che parlano, i ricordi di Maria Luigia e la lirica al Regio, la passione per l’antiquariato e le eccellenze enogastronomiche. Come se non bastasse, oltre alla ‘rive droite’, monumentale e conservatrice, Parma possiede anche una ‘rive gauche’ (l’Ol- tretorrente), la zona bohémienne, studentesca e multietnica della città, con il variopinto mondo dei mercatini, il rito dell’aperitivo in Strada Massimo d’Azeglio e altre sorprese.
Se viaggiate con i bambini, è una buona idea fare un giro a piedi o in bici al Parco Ducale. Creato nel 1560 come giardino all’italiana e rifatto nel Settecento dall’architetto francese Petitot con lunghi viali di ippocastani e tigli, fontane e divinità scolpite nel marmo bianco da Boudard, divenne giardino pubblico all’inizio dell’Ottocento per volontà di Maria Luigia. All’interno accoglie il Palazzo Ducale, progettato dal Vignola nel 1561, il Tempietto d’Arcadia e il Palazzetto Eucherio Sanvitale, del primo Cinquecento, oltre a un laghetto e alle Serre Comunali in stile liberty, in cui viene ancora coltivata la profumata violetta di Parma. Qui, seduti e distanziati all’aria aperta, potete godervi un picnic con i ricchi prodotti del territorio.
Armatevi di formaggi salumi e ghiottonerie nelle numerose botteghe: in Strada Farini 9/C, La Prosciutteria ha una delle vetrine più fotografate della città, così come la Salumeria di Parma Gustibus in Strada della Repubblica 54/A, che oltre ai salumi tipici vende anche pasta fresca fatta a mano, tortelli d’erbette e cappelletti. Nell’Oltretorrente, l’indirizzo consigliato è la storica Casa del Formaggio, con una vastissima scelta di formaggi, salumi di nicchia e oltre 400 etichette di vini.
Il Parmigiano Reggiano DOP è abbinato dai grandi chef della cucina emiliana a frutta e verdura, a carne e pesce e persino a stuzzicanti dessert. I veri cultori del re dei formaggi amano però gustarlo da solo, per apprezzarne le diverse stagionature e zone di provenienza: pianura, collina o montagna, dove le erbe di cui si nutrono le vacche sono più varie e profumate. Se il tosone è il parmigiano giovanissimo, fresco e non salato, quello con stagionatura intorno ai 12-18 mesi regala sapori armonici e delicati, con sentori di latte e frutta; il 24 mesi presenta un giusto equilibrio fra dolce e gustoso, mentre chi preferisce i sapori piuttosto decisi, con note speziate e di frutta secca, deve puntare sulle lunghe stagionature, dai 30 mesi in poi. E le varianti non riguardano solo le stagionature, ma anche le razze. Ci sono la vacca bianca modenese, la rossa reggiana, la bruna e la frisona italiana.
La spalla cotta di San Secondo è uno dei salumi più antichi di cui si abbia memoria scritta, citato sin dal 1170 come bene con cui i mezzadri pagavano i signori. Giuseppe Verdi ne era un grande estimatore e usava regalarla agli amici più intimi. Va degustata insieme con la Fontanina, vino frizzante della zona a bassa gradazione, dalla gradevole dolcezza.
Tradizionale piatto di pasta fresca della Bassa parmense, con ripieno agrodolce di mostarda di frutti antichi, pan grattato e vino cotto (mosto), il tortél dóls per tradizione si mangia in inverno, soprattutto alla Vigilia di Natale. A prepararlo sono le ‘rezdore’ (brave massaie e ottime cuoche), che nella seconda domenica di ottobre a Colorno si sfidano a colpi di mattarello e spianatoia nel Gran Galà del Tortél Dóls, in cui vengono eletti i tortelli migliori dell’anno.
Firenze
Secondo quanto dichiarato dall’UNESCO, Firenze è la città con la maggiore concentrazione al mondo di opere d’arte universalmente conosciute, dalla rossa cupola di Filippo Brunelleschi che sormon ta il Duomo a capolavori come il David di Michelangelo e la Nascita di Venere di Botticelli, rispettivamente esposti alla Galleria dell’Accademia e alla Galleria degli Uffizi. Ma non tutti conoscono l’aspetto Green di Firenze, che lega la città alla natura appena fuori dai suoi confini. Questo itinerario a piedi al parco delle Cascine vi farà guardare a Firenze con occhi nuovi.
Riserva di caccia dei Medici e aperto al pubblico nel 1776, il Parco delle Cascine, alle spalle della Stazione di Santa Maria Novella, è la più grande area verde della città. L’ingresso principale è segnalato dal monumento equestre (Piazza Vittorio Veneto) in onore del primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, che fino al 1932 campeggiava in Piazza della Repubblica. Dietro la statua si estende il Giardino della Catena, con un laghetto, una grotta e piacevoli sentieri. Poco distante dal monumento e quasi davanti alla Porta al Prato, una delle quattro che si aprivano sulle mura, la Ex Sta-zione Leopolda è il più frizzante spazio multifunzionale della città. Diventata famosa perché qui l’ex sindaco Matteo Renzi organizzava le sue convention politiche, ogni anno ospita decine di manifestazioni ben più spensierate. Superata la Leopolda, il grande edificio sulla destra è l’Opera di Firenze, il teatro lirico cittadino, inaugurato nel 2011. Sul tetto è stata realizzata un’ampia cavea dalla quale si gode una spettacolare vista sulla città. Per visitare foyer, camerini, sale prove e le officine di trucco e parrucco, prenotate una visita guidata.
Incamminandovi lungo il viale che attraversa il parco, raggiungerete una costruzione bizzarra: la Piramide. Si tratta di una ghiacciaia settecentesca che serviva a conservare la neve che cadeva in città. Pare che la si usasse per farne freschi sorbetti, di cui i fiorentini andavano ghiotti dopo che si erano diffusi per merito di Caterina de’ Medici, diventata regina di Francia, che li aveva portati da Oltralpe. A tale proposito, se vi venisse voglia di un tuffo rinfrescante, potete immergervi alle Pavoniere, la più antica piscina della città, con due tempietti neoclassici a bordo vasca che erano le gabbie dei pavoni. Superato il complesso, l’Ippodromo del Visarno attira ogni anno migliaia di appassionati di ippica e semplici curiosi, che si stipano sulle gradinate per assistere alle gare. Anche se l’atmosfera non è propriamente quella british di Ascot e i cappelli sono molto meno vistosi, potrebbe essere divertente farci una capatina e scommettere sul cavallo vincente: non si sa mai che vi ripaghiate la vacanza in città! In alternativa, fate una deviazione e raggiungete lo storico Teatro Puccini, nato nel 1940 come sala spettacoli del dopolavoro dei Monopoli di Stato.
A metà del parco, la Palazzina Reale è un bell’edificio in stile neoclassico progettato nel 1765. Voluta dal granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, aveva una doppia funzione: residenza di campagna dei signori della città e centro delle attività delle fattorie granducali. Oggi ospita la Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze e fare un giro tra i suoi corridoi, nel grande cortile coperto e nel giardino, è piacevolissimo. Accanto all’edificio, la Casa dell’Arno è un interessante spazio multimediale che racconta la storia, la flora e la fauna del fiume che da sempre segna la vita della città. Sul lato opposto della strada, ogni martedì si tiene il Mercato delle Cascine, con una lunga distesa di bancarelle che vendono ogni genere di mercanzia tra cui scovare qualche tesoro a buon prezzo.
Quasi alla fine dell’area verde si apre l’anfiteatro, un’ex cava di epoca romana che ospita concerti sotto le stelle. Da qui sarete a due passi dal punto in cui il fiume Musone si getta nell’Arno e su cui sorge il Monumento all’Indiano, uno strambo baldacchino orientaleggiante sotto cui è posizionato il busto dello sfortunato principe indiano Chuttraputti, morto in città nel 1870. Come da tradizione hindu, i resti furono cremati e le ceneri sparse alla confluenza dei fiumi; il monumento fu costruito nel luogo in cui si tenne la cerimonia.
Roma
Pur essendo in rovina, nel XVIII secolo Roma era ancora considerata l’augusta caput mundi. Qui, più che altrove, l’arte e l’architettura suscitavano il grande interesse dei viaggiatori, malgrado il Colosseo fosse ancora ingombro di macerie e il Colle Palatino fosse sepolto sotto grandi giardini. Dai tempi del Grand Tour Roma, a modo suo, è cambiata pure restando la stessa, cosa che la rende sempre una destinazione perfetta. Se volete provare qualcosa di nuovo nella città eterna gli spunti non mancano:
Chiesa di Santa Maria Antiqua
Già definita la Cappella Sistina del Medioevo, la Chiesa di Santa Maria Antiqua ha recentemente riaperto al pubblico dopo anni di restauri. L’interno presenta straordinari cicli di affreschi e una delle icone più anti- che esistenti al mondo.
La Nuvola
Gli appassionati di architettura contemporanea ora hanno un motivo in più per gioire: il nuovissimo centro congressi della capitale, ovvero La Nuvola progettata da Massimiliano Fuksas nel quartiere di stampo razionalista dell’EUR.
Fendi
La celebre casa d’alta moda romana continua a stupire: ha infatti appena aperto il boutique hotel Fendi Private Suites e l’esclusivo rooftop bar Zuma Roma a Palazzo Fendi, oltre a uno spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea presso il Palazzo della Civiltà Italiana o della Civiltà del Lavoro, quartier generale della maison all’EUR.
Sbanco
Ultima scommessa di Stefano Callegari, l’inventore della famosa catena di street food Trapizzino, lo Sbanco è un locale trendy che serve alcune delle migliori pizze a pasta soffice della città, ideali da accompagnare a una birra artigianale.
Roscioli Caffè
Il nome Roscioli è sempre garanzia di qualità. Dopo aver dato l’esempio con un forno e una bottega enogastronomica, di recente ha aperto il Roscioli Caffè, dove si servono caffè dal gusto vellutato e dolci preparati a regola d’arte.
Speakeasy
Dallo Spirito, locale che ha ricreato la New York del proibizionismo all’interno di una panetteria in zona Pigneto, fino al Keyhole, in una via defilata di Trastevere, questi bar nascosti che servono cocktail d’autore sono i posti del momento per bere un drink a Roma.
Banchi gastronomici a Testaccio
Il mercato coperto di Testaccio si sta affermando sempre più come polo di attrazione per i buongustai. L’ultimo banco aperto è Cups, nuovo progetto della celebre chef Cristina Bowerman, dove si servono zuppe e delizie cremose in coppette tipo gelato.
Anticafé Roma
Riprendendo una formula già collaudata in Francia, l’Anticafé Roma è un misto tra un bar e uno spazio condiviso di lavoro, studio e tempo libero, dove invece delle consumazioni si paga solo il tempo che si trascorre nel locale. A disposizione della clientela ci sono divani, giochi da tavolo, musica soft e wi-fi.
Riqualificazione di Piazza Vittorio Emanuele
Due le nuove aperture che hanno dato il via al rilancio della piazza: il raffinato Generator Hostel, con una terrazza panoramica stupenda, e il modaiolo Gatsby Café, in una cappelleria d’epoca.
Marta Ray
Le signore che amano le scarpe che uniscono stile e praticità troveranno in questo bel negozio di Via dei Coronari ballerine di tutti i colori.
Napoli
In passato solo i viaggiatori più avventurosi si spingevano a sud, fino alla ‘lasciva’ città di Napoli. All’epoca il Vesuvio costituiva un pericolo, avendo eruttato sei volte nel XVIII secolo e otto volte nel XIX. Ma Napoli era anche la città dell’opera lirica e della commedia dell’arte, e per i rampolli dell’alta società lezioni di canto e posti riservati al Teatro San Carlo erano d’obbligo. Poi c’erano da esplorare il Lago d’Averno (di virgiliana e dantesca memoria) e i Campi Flegrei. Nel 1748 la scoperta di Pompei l’antica città romana sepolta con i suoi abitanti dall’eruzione del Vesuvio, iniziò a richiamare schiere di curiosi.
Oggi Napoli è invece una delle città più cool d’Italia e, oltre alla sua preziosissima ricchezza storica, l’arte ha qui saputo reinventarsi occupando le vie dei quartieri e installandosi nei nuovi centri di arte contemporanea.
Il fiore all’occhiello di Piazza dei Girolomini è costituito dalla chiesa barocca che dà il nome alla piazza, affacciata su Via dei Tribunali. Eppure, sul muro di un edificio affacciato sulla piazza campeggia un altro gioiello, in questo caso assolutamente contemporaneo: uno stencil che raffigura la Madonna sotto una pistola aureolata. Questa immagine seminascosta, tipicamente napoletana nell’abbinare sacro e profano, è stata realizzata dall’artista britannico Banksy, uno dei massimi esponenti della street art. A Napoli Banksy ha donato anche un’altra opera, un’interpretazione dell’Estasi di Santa Teresa di Bernini con un pasto di McDonald e una Coca Cola in grembo, che nel 2010 è stata ricoperta da un writer decisamente meno dotato.
La Madonna di Banksy è una delle tante estrose, incisive e provocatorie opere di street art disseminate in tutta la città. Tra i talenti locali più noti meritano di essere citati il duo cyop & kaf, Diego Miedo, Felice Pignataro e Jorit Agoch. Quest’ultimo è rinomato per i suoi murales di grandi proporzioni, tra i quali spicca il gigantesco volto di san Gennaro (che ha le fattezze di un amico dell’artista) dipinto accanto alla Basilica di San Giorgio Maggiore, nel centro storico. Se volete scoprire il mondo della street art napoletana, vi consigliamo di partecipare all’itinerario a piedi di due ore organizzato da Napoli Paint Stories che organizza itinerari a piedi della durata di due ore incentrati sul fiorente panorama della street art napoletana. Se possibile, prenotate con un paio di giorni di anticipo.
Con 7200 mq di spazi espositivi dedicati al contemporaneo, il MADRE occupa l’ottocentesco Palazzo Donnaregina, restaurato e adibito a museo su progetto dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira. Nella lobby, l’artista concettuale francese Daniel Buren introduce nell’atmosfera del museo con la sua installazione di pannelli a specchio Axer/Désaxer. Lavoro in situ, mentre al primo piano sono esposte altre installazioni commissionate ad artisti del calibro di Domenico Bianchi, Francesco Clemente, Luciano Fabro, Rebecca Horn, Anish Kapoor, Jeff Koons, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Richard Long, Mimmo Paladino, Giulio Paolini e Richard Serra.
Al secondo piano si trova la maggior parte della collezione permanente di dipinti, sculture, fotografie e installazioni, che comprende opere di prolifici artisti, designer e architetti del XX e del XXI secolo; dal 2013, il progetto ‘Per_formare una collezione’ è dedicato alla formazione progressi va della raccolta. Oltre a un articolato programma di mostre, il museo offre programmi educational per adulti, bambini e famiglie, una biblioteca mediateca, una terrazza, due ampi cortili e Madre Butìc, il nuovo spazio shop con area bar e relax, dove potrete scoprire i prodotti creati da designer e artisti per Madre Collection.