Balcani, il treno che ti cattura

Redazione Lonely Planet
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Una nuova esperienza a ogni stazione, un salto indietro nel tempo, un antidoto alla frenesia e alla noia. Un viaggio in treno da Fiume a Podgorica significa tutto questo, ma non solo. Significa soprattutto che la bellezza di questi luoghi ti cattura. Perché quando ti guardi in giro hai l'impressione di essere in un film di Emir Kusturica e quando osservi i volti delle persone ti sembra di leggere le pagine di un romanzo di Ivo Andrić, grande cantore di vita bosniaca. E per mille altri motivi che scoprirai tu.

Il ponte di Mostar - fotografia di Marco Cavani
Il ponte di Mostar - fotografia di Marco Cavani
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Balcani, il treno che ti cattura

Parti da Zagabria, dove la scrittrice britannica Rebecca West arrivò in treno negli anni ’30. Poi prosegui alla volta di Fiume (Rijeka) per scendere verso sud fino a Spalato (Split). La seconda città per dimensioni della Croazia è un posto perfetto per conoscere e osservare la every day life in Dalamazia. Prenditi il tempo che occorre per rendere omaggio a Diocleziano nel suo Palazzo (Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO) e per gustare l’ottima cucina della solo in apparenza dimessa Trattoria Konoba Bajamont. Il brujet (uno stufato di pesce e frutti di mare con vino, cipolle ed erbe aromatiche, servito con polenta) è una sinfonia di sapori del Levante.


Prosegui verso sud ed entra in Bosnia-Erzegovina, dove puoi raccoglierti in meditazione davanti alla Madonna di Međugorje o ricordare le spaventose devastazioni prodotte dalla guerra degli anni Novanta davanti al Ponte di Mostar.

Da Mostar prendi un treno per Sarajevo e affronta uno dei tipici dilemmi del viaggiatore: fermarsi qualche giorno nella capitale bosniaca, città dai prezzi contenuti e ricca di un fascino a metà tra la Mitteleuropa e l’Oriente, o continuare a sferragliare per i Balcani diretto a Osijek, in Croazia, per iniziare la seconda parte del viaggio e sapere che cosa ti attende tra Serbia e Montenegro.


Se hai ceduto alla tentazione, potresti trovarti in una cristallina mattina di autunno o inverno a Osijek, città croata non lontana dal confine ungherese, per prendere il treno diretto a Novi Sad, in Serbia. Da questi parti il must è fare una bella escursione nella regione della Vojvodina, intrigante mix di cultura magiara e balcanica. Se in estate sei venuto qui per l’Exit Festival sai di che cosa stiamo parlando.

Da Novi Sad è un gioco da ragazzi raggiungere Belgrado, dove ti aspetta una bella escursione vecchio stile sul treno Romantika, che raggiunge l’austro-ungarica Sremski-Karlovci. Dalla città di Užice, nodo ferroviario della regione, raggiungi poi Mokra Gora, dove devi assolutamente salire su un’altra vecchia gloria dei Balcani, il treno Šargan 8, che un tempo era il principale mezzo di collegamento tra Belgrado a Sarajevo.

Per terminare il viaggio davanti al mare, prosegui lungo lo straordinario itinerario che da Užice passa da Podgorica fino a raggiungere Stari Bar, sulla costa del Montenegro.


ESPERIENZE DA NON PERDERE Treno Šargan 8 Un ottimo motivo per spingersi fino a Mokra Gora è la ferrovia a vapore a scartamento ridotto Šargan 8, un treno profondamente legato alla storia dei serbi.

Il percorso fu costruito nel 1921 e ultimato in quattro anni. Si stima che 200 lavoratori persero la vita nell’impresa. Dopo lunghi anni di abbandono, il servizio fu ripristinato nel 1999, proprio quando le bombe NATO cadevano sulla Serbia.

Oltre che per questi motivi storici, il fascino del viaggio deriva da una serie di curve quasi funamboliche e dalle continue inversioni di marcia. Hai presente l’otto volante? Ogni volta che si sbuca da una delle 22 gallerie il panorama sembra essersi capovolto e il villaggio di Drvengrad compare ora a sinistra ora a destra del convoglio.

Ponti sulla storiaNon li attraversa il treno, ma su di loro è passata (e continua a passare) la storia dei Balcani. Parliamo del ponte di Visegrad e di quello di Mostar. Il primo è il vero protagonista del romanzo di Ivo Andrić Il ponte sulla Drina. Sulle sue arcate gli eventi si susseguono attraverso le epoche, dal XVI secolo segnato dal dominio ottomano fino allo scoppio della Grande Guerra. Il ponte è ancora oggi ricco di fascino, anche se l’originale venne travolto da una piena nel 1896. Questo simbolo dei Balcani si trova a Višegrad, nella Bosnia orientale.


Per incontrare il secondo ponte-totem non ti serve uscire dai confini della Bosnia-Erzegovina. Lo trovi a Mostar, città il cui nome significa "custode del ponte", e anch’esso, come il ponte sulla Drina, non è passato indenne ai tumulti della storia. Le bombe croato-bosniache del 1993 non furono clementi con lo Stari Most, il cinquecentesco Ponte Vecchio. Nel 2004, tuttavia, sono terminati i lavori di ricostruzione e l’utilizzo delle tecniche e dei materiali antichi ha restituito al ponte il fascino originario. L’immensa campata impressiona anche il viaggiatore del XXI secolo, soprattutto nelle notti serene, quando il suo arco abbraccia il cielo e svela il mistero del soprannome ("luna pietrificata") con cui il ponte è noto da queste parti.

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