Innamorarsi di Bari in due giorni
Signore sedute di fronte al portone a preparare orecchiette. Lenzuola svolazzanti dall'inconfondibile profumo di bucato che sventolano tra le case come candide bandiere. Eccovi a Bari vecchia, dove pulsa il cuore più verace della Puglia. Prendetevi un weekend per assaporarla, chianca dopo chianca.
Passare due giorni a Bari è farsi un regalo, e anche di quelli belli. Perché il capoluogo pugliese è un sacco di cose: la terza città del Mezzogiorno, un polo fieristico di tutto rispetto e il primo porto dell’Adriatico per traffico passeggeri, per cominciare. Ci ha messo un po’ per diventare anche una meta turistica, ma eccola qui oggi, riqualificata di alcuni dei suoi quartieri più degradati, ad accogliere i visitatori con un’ospitalità eccezionale, stordendoli continuamente di modernità e passato, entrambe ben condite. Una città che di tipico ha così tanti piatti che vi sarà impossibile provarli tutti, una città rispettosa (quello da sempre, e per sempre) della diversità perché crocevia naturale tra Oriente e Occidente. Insomma, non pensate che vi basterà la classica giornata mordi e fuggi per apprezzarla: Bari, prima di essere visitata, dev’essere compresa.
Vocabolario minimo per la vostra visita a Bari
Le chianche, per esempio. Sono le piastre di pietra calcarea tipiche della regione, quelle pietrone talora più lisce, talora meno, che massacreranno i vostri tendini d’Achille se sarete così sprovveduti da calcarli in flip flops. Le chianche sono di due colori: bianche o nere. Un esperimento antichissimo di segnaletica stradale, un tentativo di GPS ante litteram. Le vie con le chianche bianche erano quelle che portavano verso l’esterno della città, mentre per quelle nere valeva l’opposto. Oggi, a causa dei vari interventi di manutenzione susseguitisi nel corso del tempo, le chianche non garantiscono la stessa affidabilità di un tempo. Ma poco importa, perché tanto il gioco da fare tra queste strade, è perdersi. Perché questo consente di comprare ancora un pezzo di focaccia barese.
Le parole più belle il dialetto le riserva da sempre all’enogastronomia. Sporcamuss (sporcamusi) è il nome delle così allettanti sfogliatine di crema pasticcera spolverate di zucchero a velo che trovate nei bar della città. La moka è la ciclatera, i ciceri sono i ceci, le brasciole sono degli involtini ripieni che potreste trovare d’accompagnamento alle vostre orecchiette (e avete capito bene: è la carne a fare d’accompagnamento, vi trovate in una terra la cui cultura culinaria sa esaltare i carboidrati e le verdure all’ennesima potenza.)
E infine, ecco una frasetta da imparare per stupire gli amici mentre fate incetta di pesce e crostacei freschissimi al Molo di San Nicola: N-dèrr’a la lanze! “a terra la lancia”. Risultato stupefacente, provare per credere.
Primo giorno: Bari Vecchia rocks!
L’inizio di ogni viaggio che si rispetti nella capitale pugliese comincia da Bari Vecchia e non presuppone l’utilizzo di una mappa. Come dicevamo, la cosa migliore da fare qua è perdersi. Sarà l’istinto a portarvi ad ammirare le linee precise, senza un fronzolo, della Basilica di San Nicola, probabilmente l’esempio più grandioso dello stile romanico in Puglia. Risale al 1087, quasi un millennio fa, e fu costruita per conservare le reliquie di san Nicola, trafugate a Myra (in Siria) in quegli anni. Passate sotto l’arco della Neve o quello delle Streghe (chiamato così per via dei numerosi gatti neri in circolazione) e cercate l’angolo sud-occidentale della città, dove campeggia il Castello Svevo, di fronte al quale si apre la bella piazza Federico II di Svevia, con due archi ai lati. Passando sotto quello più basso è assicurata una passeggiata tra le abili infarinatrici di orecchiette della città.
Il momento della prima pausa è arrivato. Seduti, con un piatto di riso, patate e cozze (o una tiella barese, all’occorrenza), oppure passeggiando con delle sgagliozze (fette di polenta) appena fritte tra le mani, poco importa. Si è pronti a ripartire verso il complesso di Santa Scolastica o il fortino di Sant’Antonio Abate, in cui si intravede l’antica cinta muraria medievale cittadina; strada Palazzo di città, dove risiedevano le famiglie della Bari-bene (e gli immobili lo dimostrano); piazza Mercantile, l’elegante salotto di Bari o il delizioso largo Albicocca, la piazza degli innamorati.
Infine, spingetevi verso il mare: da via Venezia si gode uno splendido panorama, dal quale pregusterete le gioie della giornata successiva.
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Secondo giorno: Se Parigi tenesse lu mere…
E no, Parigi il mare non ce l’ha, ma Bari sì. E in questa giornata vi godrete a pieno i quartieri che lambiscono le rive, cominciando con una passeggiata o una corsetta mattutina sul Lungomare Nazario Sauro, una promenade costruita durante il ventennio fascista e che è lunga circa 2,5 km, dal Molo di San Nicola fino a Punta Perotti, dove il profumo della salsedine vince sullo smog cittadino.
Restando nel quartiere Madonnella, potete scendere a una delle vicine spiagge urbane: Pane e Pomodoro o Torre Quetta. Se viaggiate con bambini o persone con disabilità, preferite senza indugio questa seconda opzione.
Il pomeriggio lo finirete con un po’ di shopping nel quartiere Murattiano, tra boutique eleganti e localini frequentati dai giovani universitari, con uno sguardo al Teatro Petruzzelli, recentemente riportato agli antichi fasti dopo l’incendio che lo ha distrutto negli anni Novanta.
Quando programmare la vostra due giorni a Bari
La primavera è uno dei momenti ideali per visitare Bari. Temperature confortevoli, giornate già piuttosto lunghe, ma senza tutta la folla che poi si riversa in queste strade a partire dal mese di giugno. Stesso discorso per l’autunno, durante il quale la meraviglia per la mitezza del clima può essere ancora maggiore.
C’è però un giorno speciale, in cui è bellissimo essere nella cattedrale di San Sabino: ogni anno, alle 17.10 del 21 giugno, i raggi di sole che filtrano dal rosone della facciata gettano un fascio di luce in esatta corrispondenza di quello disegnato nella navata centrale, poco davanti all’altare. Le note dell’organo risuonano nell’aria e viene deposto un braciere di incenso al centro dei due rosoni sovrapposti, rendendo il tutto ancora più magico nel giorno della Festa della Luce.