Sulle strade della Passione di Sordevolo. Esperienze da vivere nel Biellese tra sacro e profano.
Vi è mai capitato di assistere a uno spettacolo teatrale portato in scena dalla dedizione di un intero paese? A pochi chilometri da Biella, tra la Valle dell’Elvo e il Mucrone, vi aspetta un evento che per mesi tiene impegnata tutta la popolazione. Si tratta della Passione di Sordevolo, la rappresentazione sacra che ogni cinque anni catalizza tutte le energie del paesino piemontese da cui prende il nome. In questo articolo vi raccontiamo perché val la pena assistervi e che cosa vedere nelle valli circostanti.
 
                                                                                            Sordevolo: appuntamento con il grande teatro popolare
Gli attori che portano in scena la Passione di Sordevolo ne sono perfettamente consapevoli: quella che interpretano non è una liturgia religiosa, ma un’autentica forma di teatro popolare dedicata alle ultime ore della vita di Gesù. ‘Teatro’ perché gli attori, sebbene siano rigorosamente non professionisti, attuano una forma appassionata e talentuosa di recitazione, tra scene, prove e, naturalmente, sotto la direzione di un regista.
La Passione è, dunque, un esempio corale e grandioso di ‘teatro sacro’ unico in Italia per figure coinvolte e per la complessità della macchina organizzativa. I numeri dell’evento sono impressionanti, soprattutto se si considera che Sordevolo ha meno di 1.400 abitanti. Più di 400 di loro vestono i panni degli attori, dando vita a 40 repliche in 100 giorni tra giugno e settembre, richiamando oltre 30.000 spettatori dall’Ecuador al Sudafrica.
 
                                                                                            Chi non recita non sta a guardare, ma partecipa alla preparazione, contribuendo a creare uno spettacolo corale che si allestisce ogni 5 anni in modo documentato dal 1815, con interruzioni inevitabili come durante la Seconda guerra mondiale, ma che ha origini con ogni probabilità molto più antiche. Il testo utilizzato come copione, per esempio, si rifà a uno scritto redatto a Roma nel XV secolo dall’alto prelato fiorentino Giuliano Dati. Sulle ragioni che hanno portato il testo di Dati fino a Sordevolo gli storici non hanno ancora fatto del tutto luce.
La cosa certa, però, è che con la cadenza di un lustro, a partire dal mese di gennaio, i sordevolesi si dedicano a un impegnativo e lungo percorso che li porterà a rappresentare il loro spettacolo in modo coinvolgente e memorabile. Fino al 1850, la Passione veniva messa in scena in una piazza o in un grande cortile del paese, ma dal 1924 ha trovato la sua sede definitiva nell’Anfiteatro di 4000 mq nei pressi della scuola Eugenio Bona. Spazi grandi, certo, perché lo spettacolo prevede effetti scenici quasi da kolossal hollywoodiano, come l’ingresso di Ponzio Pilato in carro falcato.
Sul sito della Passione di Sordevolo trovate tutte le informazioni per l’edizione di quest’anno. I biglietti sono già in vendita sul sito stesso e il consiglio è di non aspettare: si inizia sabato 18 giugno.
 
                                                                                            Ospitalità nei santuari di Oropa e Graglia: tra spiritualità e vita attiva
Arrivare a Sordevolo è semplice, perché il raccordo autostradale da Milano o da Torino vi porterà a pochi chilometri dal paese. Il consiglio è di dedicare almeno qualche giorno a esplorare l’abitato, dove è allestito l’interessante e documentato Museo della Passione, e i suoi dintorni. Le soluzioni ricettive e le buone tavole non mancano e, altra bella notizia, nel territorio circostante si trovavo due luoghi di grande fascino in cui soggiornare.
Il primo è il Santuario di Graglia, complesso religioso che sorge sul Sacro Monte omonimo alle pendici del Mombarone, una delle montagne simbolo del Biellese. La sua storia è illustre, perché qui si venera la Vergine Lauretana, culto legato alla Madonna Nera che ritroverete anche più avanti, a Oropa. Negli spazi austeri del santuario sono state ricavate camere confortevoli in cui soggiornare, alcune dotate di angolo cottura. Per gustare le specialità biellesi, poi, c’è il ristorate annesso.
I motivi per venire a Graglia sono numerosi, dal Santuario stesso, che nei secoli ha visto all’opera architetti importanti come Bernardo Antonio Vittone, alle opportunità per escursioni e attività all’aperto. Nel vicino parco dell’Infernone, per esempio, vi attendono canyoning, escursioni e via ferrata. I sentieri intorno a Graglia, inoltre, si prestano a passeggiate a cavallo e percorsi di mountain bike. A proposito di natura e benessere: l’acqua che si beve a Graglia proviene dalla Fonte Lauretana, la più leggera d’Europa per il suo basso residuo fisso. Lo stabilimento che imbottiglia quest’acqua così benefica si trova proprio qui, a qualche curva dal Santuario. Per un approccio ancora più casereccio con i sapori del Biellese, provate il menu in continua evoluzione (perché segue il ciclo delle stagioni) dell’azienda agrituristica Nicolo Paolo nel vicino paesino di Occhieppo Superiore: sarà una continua sorpresa, tra variazioni sul tema della panissa, piatto tradizionale a base di riso, degli antipasti piemontesi e della polenta concia
 
                                                                                            Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.
Un secondo luogo di grande fascino in cui soggiornare è il Santuario di Oropa, polo magnetico della spiritualità Biellese e meta di visite e pellegrinaggi da tutto il mondo. Qui è venerata la celebre Madonna Nera, un’austera ma commovente statua della Vergine realizzata in legno di cedro e annerita, nei secoli, dal fumo delle candele e da una particolare verniciatura. Il culto della Madonna Nera è molto sentito, non solo a Biella, e ogni cento anni (l’ultima nel 2021) la statua è protagonista di una cerimonia di incoronazione che coinvolge tutta la comunità.
 
                                                                                            Il complesso di Oropa non delude nemmeno in un approccio laico. Tutelato dall’Unesco, questo Sacro Monte è splendido per la sua vastità e armonia architettonica: distribuito su più livelli, culmina con la Basilica Superiore, che si staglia alle pendici del monte Tovo, con una cupola che può far pensare a un San Pietro delle montagne. Dal punto di vista artistico, però, la vera attrattiva è la Basilica Antica, parzialmente adagiata a una parete di roccia che, all’esterno, diventa un’irresistibile palestra per i bambini. All’interno, in un sacello ornato di pregevoli affreschi, è custodita la statua della Madonna Nera, quest’anno ammantata da un manto particolare, creato con pezzi di stoffa donati dai fedeli in segno di devozione.
 
                                                                                            Il Santuario è luogo di culto, ma non mancano le comodità, perché è dotato di comode camere e ospita ottimi ristoranti, come la Croce Bianca. Oropa è una base perfetta per escursioni a piedi o in bicicletta, per esempio con partenza da Biella, sulle strade che videro Marco Pantani trionfare nel 1999 durante il Giro d’Italia, in un’epica rimonta dopo la rottura della catena.
Per restare a una grande classica, ma da vivere a piedi, l’esperienza clou è la camminata che dal paesino valdostano di Fontainemore raggiunge Oropa. Si svolge in grande stile ogni 5 anni, con una processione che ricorda un’antica intercessione della Vergine, ma può essere affrontato in autonomia e con la giusta preparazione: dura circa 10 ore e attraversa il suggestivo colle della Balma.
Dopo tanto attività fisica tra le montagne intorno a Sordevolo, scendete a Biella per gustate altre due eccellenze del territorio: la Birra Menabrea, prodotta nel birrificio attivo più antico d’Italia, e i formaggi dell’attiguo caseificio Botalla. Dopo aver visitato il Mebo – Museo della birra e del formaggio, che ripercorre la storia dei due marchi, provate il formaggio che li abbina alla perfezione: lo Sbirro, prodotto con latte vaccino e birra. Oppure, oltrepassato il torrente Cervo, scoprite che cosa nasce dall’incontro tra l’abilità in cucina e l’estro al Mov-Ing, locale e atelier nel quale lo chef-artista Paolo Barichello unisce genialità scultorea e abilità ai fornelli. I suoi dolci sono buonissime sculture da smontare e mangiare pezzo dopo pezzo.
 
                                                                                            Il viaggio non sarebbe completo senza aver passeggiato tra le stradine del Ricetto di Candelo, alle porte di Biella. Nato nel Medioevo come rifugio e deposito di derrate per i periodi di difficoltà, oggi è un locus amoenus in cui tenere a bada il logorio della vita moderna, curiosando tra le botteghe artigianali e apprezzando l’accoglienza dal sapore antico di ristorantini molto curati, come Il torchio 1763. Qui il tempo sembra essersi fermato, e noi vi consigliamo di fare altrettanto: sostate e godetevi l’atmosfera almeno per un po’.
 
                 
         
         
         
         
         
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
            