Fare del bene mangiando bene: 10 ristoranti che aiutano i rifugiati

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I veri amanti del cibo viaggerebbero fino ai confini del mondo per un buon pasto. Ma avete mai pensato ai viaggi pericolosi che certi chef hanno intrapreso per arrivare a cucinarlo? Nel mondo esistono ristoranti, bar e progetti che coinvolgono numerosi rifugiati e richiedenti asilo di talento, e servono pietanze squisite condite con un'abbondante dose di responsabilità sociale.

Il tema delle comunità è uno degli argomenti centrali di Best in Travel 2021, nel quale ci siamo impegnati e divertiti a profilare quelle che saranno le tendenze del turismo nell'anno che verrà, come il caso di Refugee Voices Tours a Berlino.

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Partecipate ad un banchetto siriano a Berlino © Kreuzberger Himmel
Partecipate ad un banchetto siriano a Berlino © Kreuzberger Himmel

Kreuzberger Himmel, Berlino

Durante il picco della crisi migratoria, la Germania ha accettato il numero più alto di rifugiati e richiedenti asilo rispetto ad ogni altro paese dell'Europa occidentale. Ovviamente, l'integrazione è la priorità principale di molte organizzazioni umanitarie tedesche. Andate al Kreuzberger Himmel, un ristorante siriano che assume i nuovi arrivati da Afghanistan, Siria e Iraq. Un membro dello staff, Oda Bashi dalla Siria, afferma che "è più di un ristorante. È una famiglia."

Oltre a offrire un'opportunità cruciale a persone con scarse prospettive d'impiego, il progetto consente ai clienti un incontro faccia a faccia con i rifugiati e viceversa, promuovendo la conoscenza tra due mondi distanti. Ah, anche il cibo siriano è superlativo. Il menu, elaborato dagli chef stessi, include fatteh makdous (melanzane ripiene di yogurt e pomodoro), kubbeh (ravioli di carne e bulgur) e freekeh (un tipo di grano verde) servito con carne di agnello.

Espai Mescladis, Barcellona

A El Born, quartiere alla moda di Barcellona, si nasconde l'Espai Mescladis (traducibile come "spazio miscellaneo"), un ristorante gestito da un'organizzazione no profit locale impegnata a promuovere la coesione sociale. Cuinant Oportunitats (Opportunità Culinarie) offre alle persone in difficoltà un corso di tre mesi per diventare cuoco o cameriere, e ha aperto un bistrot all'aperto, gestito oggi da un ex collaboratore promosso a responsabile, Soly Malamine, un rifugiato arrivato dal Senegal. Soly incarna la missione dell'Espai Mescladis condividendo il proprio successo e aiutando altri rifugiati ad avanzare di grado e a trovare lavoro in città.

I piatti dell'Espai Mescladis sono biologici, equosolidali e abbordabili. Si preparano le classiche tapas, gelati preparati con ingredienti locali e i tanto acclamati burger vegetariani. Gli apprendisti chef tengono anche corsi di cucina per famiglie e workshop di scambio culturale.

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L'Emma’s Torch offre opportunità d'impiego a chi ne ha bisogno © Edric Huang / Emma’s Torch
L'Emma’s Torch offre opportunità d'impiego a chi ne ha bisogno © Edric Huang / Emma’s Torch

Emma’s Torch, New York

"A me date, i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi", queste parole, tratte dalla poesia Il Nuovo Colosso, dell'avvocatessa difensore dei profughi Emma Lazarus, sono incise nel piedistallo della Statua della Libertà e sono la fonte d'ispirazione del ristorante Emma's Torch.

Di giorno, questo locale di Brooklyn ospita un corso di cucina rivolto a rifugiati, richiedenti asilo e sopravvissuti alla tratta di esseri umani fuggiti da paesi come Afghanistan, Burkina Faso e Venezuela, che alla sera mettono in tavola le pietanze preparate con le loro stesse mani: cucina americana innovativa come shawarma a base di lombata di agnello, bistecca di cavolfiore alla griglia e bread pudding al pistacchio. Inaugurata nel 2017, l'attività no profit si è guadagnata il supporto della celebre chef Rachael Ray e di recente ha aperto una seconda location all'interno della Biblioteca pubblica di Brooklyn.

Soufra Food Truck, Libano

Davanti alle difficoltà della vita, prepara del labneh. Così ha fatto Mariam Shaar, ed è riuscita ad aprire un'attività di catering di successo nonostante gli ostacoli incontrati da rifugiata palestinese in Libano. Il Soufra (significa "festa" in arabo) ha accolto le donne del campo profughi Burj El Barajneh, nella periferia di Beirut. Le collaboratrici preparano e servono prelibatezze tipiche del Medio Oriente, come dolma (involtini di foglie di vite), makrouta (biscotti ai datteri) e musakhan (panini arabi ripieni di pollo al summaco).

I loro food truck itineranti si trovano ovunque nella capitale: consultate la loro pagina Facebook per avere maggiori informazioni o guardatevi il documentario sulla storia del Soufra prodotto da Susan Sarandon.

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Ci si sente a casa al Parliament on King © Parliament on King
Ci si sente a casa al Parliament on King © Parliament on King

Parliament on King, Sydney

Le pareti del Parliament on King sono ricoperte dalle foto delle persone che hanno lavorato qui negli anni. Si respira un'atmosfera familiare, casalinga, ed è una valutazione appropriata considerando che questa libreria-café è anche il salotto del proprietario, Ravi Prasad. Questo posto ha dato ospitalità a centinaia di rifugiati, costruendo una comunità accogliente. Il signor "H" dall'Afghanistan conferma: "Quando sono arrivato, ero solo. Al Parliament ho trovato una casa e degli amici. È bello vedere che gli altri hanno bisogno di me, sentirsi utili."

Il menu è ispirato alle tradizioni culinarie dello staff e include tra i piatti il curry alla cingalese e i noodle alla birmana. L'eccentrico spazio è spesso aperto fino a tardi per ospitare corsi di disegno e workshop manuali; tutti i proventi servono a finanziare il progetto e a coprire i costi per la formazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo. 

Syr, Utrecht

Inaugurato nel 2016 grazie una campagna di crowdfunding da record, il Syr serve piatti siriano-arabi dalle influenze europee, come falafel, bitterballen (polpette di carne fritte) e baklava. Il carattere fusion nasce dal desiderio di riflettere in ogni pietanza l'incontro di culture tangibile a Utrecht e in Olanda, da quando sono arrivati 64 mila nuovi siriani, alcuni dei quali acquisiscono competenze e migliorano il loro olandese grazie al lavoro come chef o cameriere del Syr. Prenotate una serata degustazione di vino o storytelling per vivere appieno l'esperienza offerta da questa realtà multiculturale.

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Imparate le ricette del Migrateful partecipando ai loro corsi di cucina © Migrateful
Imparate le ricette del Migrateful partecipando ai loro corsi di cucina © Migrateful

Migrateful, Londra

Siete aspiranti chef? Potete arricchite il vostro repertorio e dare allo stesso tempo un aiuto ai rifugiati partecipando ad una lezione di cucina del progetto Migrateful. La fondatrice Jess Thompson ha lavorato con i profughi in Africa, Francia e Londra; un giorno, mentre teneva una lezione di inglese ha realizzato che attraverso il cibo avrebbe potuto favorire i legami culturali e allo stesso tempo fornire a richiedenti asilo, rifugiati e migranti gli strumenti per costruirsi una vita nel Regno Unito. Oggi molti ex alunni del Migrateful sono a capo della propria attività di ristorazione.

Gli chef del Migrateful vengono da ogni parte del mondo e gli ospiti possono dunque imparare a cucinare i piatti tipici di Etiopia, Albania, Pakistan e molti altri. I corsi si tengono in varie location sparse per Londra. È possibile anche prenotare una lezione privata.

Il Soufi's porta in tavola il divertimento e i sapori della cultura siriana © Soufi’s
Il Soufi's porta in tavola il divertimento e i sapori della cultura siriana © Soufi’s
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Soufi’s, Toronto

Il Soufi's è un ristorante a conduzione familiare la cui specialità sono due piatti tipici del Medio Oriente: maneesh (una focaccia saporita da riempire in vari modi) e knafeh (un dolce inzuppato nello sciroppo). Jala si è trasferita a Toronto nel 2012, seguita dalla sua famiglia nel 2015, con la quale ha aperto il ristorante nel 2017. Il loro desiderio era celebrare le loro origini siriane e mostrare che c'è altro della Siria da conoscere oltre alle scene agghiaccianti mostrate dal telegiornale. La famiglia assume i rifugiati per mantenere autentici i sapori e per aiutare i nuovi arrivati ad adattarsi alla vita in Canada.

1951 Coffee Company, California

Non sapete da dove viene il caffè che state bevendo, ma sapete almeno da dove viene il barista? Ogni anno al 1951 Coffee Company di Berkeley 100 rifugiati, richiedenti asilo e immigrati in possesso di visto provenienti da tutto il mondo imparano l'arte del caffè. Il marchio produce il proprio macinato, un autentico successo tra i caffeinomani. All'inizio del 2019 ha aperto la sua terza caffetteria alla stazione della Bay Area Rapid Transit di Berkeley, aggiungendo una nuova componente oltre alla sede e al bar del college.

Dietro ogni piatto del Refugee Food Festival si nasconde una storia © Vassili Feodoroff / Food Sweet Food
Dietro ogni piatto del Refugee Food Festival si nasconde una storia © Vassili Feodoroff / Food Sweet Food
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Refugee Food Festival, Parigi

Oggi il Refugee Food Festival è diventato un'iniziativa globale, ma tutto ha avuto inizio a Parigi. L'idea è venuta a due giornalisti gastronomici francesi al ritorno da un viaggio in 18 paesi, tra cui Nepal, Cambogia e Oman. Il festival dura una settimana e si tiene ogni giugno: i ristoranti che vi partecipano aprono le loro cucine a chef provenienti da paesi lacerati dalla guerra in nome della formazione, ispirazione e curiosità culinaria.

La prima edizione è stata inaugurata nel 2016 grazie al supporto del Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. I fondatori Louis e Marine non si aspettavano un impatto così forte e duraturo, invece andarono sold out in un paio di giorni, si registrò una forte attenzione mediatica e i rifugiati partecipanti ricevettero un sacco di offerte di lavoro. Tre anni dopo, nel 2019, il festival si è tenuto in 16 città diverse del mondo debuttando anche a Copenaghen e Londra.

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