Una serie podcast per superare la paura di volare

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Immaginate di essere seduti in aereo, al posto che vi è stato assegnato: allacciate le cinture e sentite pronunciare queste parole “benvenuti a bordo, è il vostro comandante che vi parla…”. I passeggeri più abituati a volare forse non faranno neanche caso a questo annuncio, stanno già sonnecchiando o leggendo; altri, in quel momento che precede il decollo quando i motori si scaldano, possono avvertire una sensazione di disagio. Poi ci sono le persone che sperimentano una vera e propria fobia che non gli consente di salire su quel volo. È con l’obiettivo di aiutare i passeggeri a ritrovare il piacere di viaggiare in aereo e a superare la paura di volare che è stata rilasciata la serie podcast “Relax & Fly” di Chora Media, in collaborazione con ADR - Aeroporti di Roma. Disponibile dal 26 gennaio sulle principali piattaforme audio gratuite (Spotify, Apple Podcast, Spreaker e Google Podcasts), la serie podcast, durante i cinque episodi, dà voce ad uno psicoterapeuta, un pilota e la responsabile di un corso per gestire l'aviofobia che forniscono suggerimenti pratici ed esercizi per migliorare l'esperienza di volo ed affrontare il viaggio senza ansie o timori. Per l’occasione abbiamo posto alcune domande allo psicoterapeuta Alberto Pellai.

Come si fa a superare la paura di volare? ©Matej Kastelic/Shutterstock
Come si fa a superare la paura di volare? ©Matej Kastelic/Shutterstock
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Per alcune persone prendere un aereo è un’esperienza piacevole e divertente, tuttavia l’aviofobia, ossia la paura di volare, è ancora molto diffusa. Dottor Pellai, ci può raccontare qual è l’origine di questa fobia? E cosa accade nella mente di una persona che ne soffre?

Con aviofobia intendiamo un disturbo che riguarda circa un terzo/un quarto della popolazione generale. Vuol dire che una persona su quattro sale in aereo provando un certo livello di ansia, se non una vera e propria fobia, dovuta al fatto che dovrà affrontare l’esperienza del volo. Non esiste una solo origine: una causa può essere un’esperienza pregressa di volo, in cui la persona ha sperimentato una intensa paura dovuta a una perturbazione atmosferica o qualcosa che è accaduto in volo che ha impresso nella mente questa esperienza come percepita ad alto rischio e pericolosa. Il secondo tema molto importante è che dobbiamo far funzionare i nostri sistemi di fiducia e di affidamento perché, quando saliamo in aereo, ci affidiamo alle competenze del pilota e di tutto lo staff che sono persone che non conosciamo. Esistono persone che hanno avuto nella loro esperienza di vita difficoltà ad affidarsi a persone da cui dipendevano, esperienze che si legano alla nostra vita di bambini con i nostri genitori. Se ci siamo trovati all’interno di relazioni turbolente, in cui sentivamo costantemente attivato il sistema di controllo e allarme, perché le cose potevano precipitare da un momento all’altro, l’esperienza del volo entra dentro la nostra mente con quelle caratteristiche. Poi ci sono gli eventi critici che possono esserci occorsi nella vita, una malattia, un abbandono amoroso, un lutto. Per cui noi saliamo su un volo con una fragilità. Un’ansia che ci riporta a riprovare le stesse emozioni che abbiamo provato in un momento in cui, non avendo il controllo di quello che stava accadendo, abbiamo sofferto molto.

La serie podcast “Relax & Fly” vi aiuterà ad affrontare la paura di volare.
La serie podcast “Relax & Fly” vi aiuterà ad affrontare la paura di volare.

Salire su un aereo e rimanere sereni durante ogni fase del viaggio significa riconoscere e accogliere paura ed ansia senza che prendano il controllo sui pensieri. Che suggerimenti possiamo dare per poter mantenere il controllo durante un volo?

Intanto pensare i pensieri che ci servono e non quelli che non ci servono. Perché fondamentalmente l’ansia cresce parallelamente alla nostra incapacità di avere pensieri utili, protettivi, efficaci. Quindi la prima idea è dotarsi di informazioni e cognizioni che ci fanno capire che volare è il metodo più sicuro di viaggiare, ancora più sicuro del camminare per strada. Il secondo consiglio che darei è, proprio perché le emozioni sono così intense e la paura è una emozione difficile da gestire in solitudine, condividere questo stato emotivo con un’altra persona. Se viaggiamo in compagnia questo vuole dire viaggiare con una persona che per noi è affidabile, a cui diciamo “sarai un po’ il mio porto sicuro, quindi quando ho paura ti stringo la mano”. Questi gesti fondamentali sono quelli del genitore che tiene la mano del bambino e lo conforta in un momento in cui il bambino non sa confortarsi da solo. L’altro aspetto è dirlo senza problemi ad un assistente di volo perché ha una formazione specifica per confortare, rassicurare, tranquillizzare... Il terzo elemento è, dato che tutti i voli hanno un inizio e una fine, avere dentro di sé un’immagine di noi stessi che scendiamo dal volo, e cominciare a pensarla; dell’impresa che è stata portata a termine e di noi che, nel momento in cui abbiamo attraversato questa paura, ci rendiamo conto che non era un azzardo, ma una certezza. E forse l’ultimo pensiero più rassicurante è che tutto il personale che lavora sugli aerei, a casa, ha una famiglia, compagni, figli, affetti, amici…ha la propria casa a cui vuole ritornare. Quindi siccome sono loro che ci fanno volare, sono loro, con la loro tranquillità, a dimostrare che quello che accade è una permanenza in aria a scopo di trasporto.

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Nel podcast spiega come sia fondamentale dedicarsi alla fase pre-partenza ed alla visualizzazione, ci spiega in cosa consiste questo esercizio?

Nel pre-partenza i soggetti fobici vanno sempre più in ansia perché vorrebbero tenere sotto controllo tutte le variabili per tranquillizzarsi. Ma in realtà - parlando ovviamente degli aviofobici gravi - spesso fanno danni, continuano a consultare il meteo, ad andare a vedere notizie di precedenti incidenti aerei etc...Nel pre-partenza invece quello che ci serve è davvero un po’ dire al cervello le cose che servono: cioè guardarsi al gate del nostro volo, e stare in contatto con l’ansia intensa che sentiremo. Parlare al me stesso ansioso dicendo “è molto importante che io prenda questo volo, questo volo in realtà lo prendono molte altre persone e sarò in grado di affrontarlo." Un altro aspetto è di prepararsi una sorta di kit per il viaggio, a base ad esempio di un cruciverba o strumenti che tengono impegnati in una attività che è coinvolgente e divertente. L’altro aspetto è familiarizzare con il percorso che faremo da casa all’aeroporto. Se è un aeroporto che abbiamo a portata di mano, immaginarci già bene tutto quello che avverrà quel giorno. E magari, se siamo gravi aviofobici, passare una mezza giornata nell’ambiente dell’aeroporto guardando tutte le altre persone che devono partire e che tornano. Osservando il loro stato di tranquillità non per invidiarle, ma per fare nostra quella tranquillità. Questa familiarizzazione con l’ambiente dell’aeroporto, fatta una settimana prima della partenza ad esempio, è una cosa che già abitua il nostro cervello a tenere sotto controllo quelle variabili che rappresentano dei trigger ansiogeni. Per cui il solo andare in macchina verso l’aeroporto, prendere la metropolitana che ci fa arrivare lì, per alcuni è molto ansioso. La visualizzazione la possiamo usare in due modi: come ho detto prima visualizzare noi stessi nelle diverse fasi del volo, sentire quali sono i momenti critici (per alcuni è il decollo, per altri l’atterraggi etc...), stare in contatto con quell’immagine. Un altro aspetto, invece, è la visualizzazione di un posto che ci fa sentire al sicuro, quindi può essere un paesaggio naturale, un luogo in ci siamo sempre sentiti bene e usare, durante il volo, quell’immagine come posto al sicuro. Siccome l’aereo rappresenta un posto che suscita ansia, io attivo dentro il mio cervello, ad occhi chiusi, la visualizzazione di un posto che mi fa sentire tranquillo, e mi immergo lì dentro. Quindi recupero proprio l’immagine, i suoni, gli odori, la sensazione tattile.

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Volare è il metodo più sicuro di viaggiare, eppure ancora molte persone si privano di questa esperienza perché presi dalla paura e dall’ansia. Esistono dei corsi specifici per imparare a gestire queste emozioni che lei consiglia?

Esistono i corsi che sono offerti da alcune linee aeree, e sono molto utili perché, fra le altre cose, utilizzano anche l’approccio di gruppo. Perché una delle cose che accade anche con l’ansia e la fobia, è che le persone hanno vergogna di comunicare il loro stato di agitazione, mentre lì ci si trova immersi in una situazione che ci accomuna con tutti gli altri. L’altro aspetto è che una persona può anche fare un percorso terapeutico individuale, mirato su questa specifica paura e fondamentalmente finalizzata alla riduzione dell’ansia o della fobia associata all’esperienza del volo.

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