South Australia: tutta la natura che c'è
Le Flinders Ranges e l'outback, gli incontri ravvicinati con la fauna selvatica, i magnifici panorami. Ecco cosa proprio non potete perdervi da queste parti.

Il patrimonio del South Australia
Il South Australia ha una meravigliosa particolarità: consente di vivere le esperienze più diverse senza dover per forza percorrere migliaia di km. Ad Adelaide non si è mai troppo lontani dalla natura e dalla possibilità di avere incontri ravvicinati con la fauna selvatica. Potrete abbracciare un morbidissimo koala o nuotare con i delfini a soli 20 minuti dal centro della città. E poi a poco più di mezz'ora di volo c’è Kangaroo Island - il posto migliore per vedere gli animali nel loro habitat - o la Eyre Peninsula, dove si può fare il bagno con le foche e avvistare i grandi squali bianchi.

Eyre Peninsula
La vasta distesa triangolare dell’Eyre Peninsula offre un paesaggio dai cieli sconfinati ed è considerata dai buongustai l’ultima frontiera della cucina a base di pesce. Qui è raro che un pasto finisca senza un assaggio di ostriche, tonno e merlano pescati nelle acque locali. La costa è un susseguirsi di sublimi parchi nazionali, break perfetti per il surf e placide località di villeggiatura, che si diradano procedendo in direzione ovest verso il Great Australian Bight, la Nullarbor Plain e il Western Australia. Le acque che lambiscono il pittoresco e selvaggio versante occidentale della Eyre Peninsula sono un importante terreno di riproduzione per le balene franche australi, i leoni marini australiani e i grandi squali bianchi (le scene più agghiaccianti del film Lo squalo furono girate proprio qui). Lungo il viaggio vi si presenteranno memorabili opportunità di incontrare questi animali marini. Port Lincoln, la "capitale mondiale del tonno", si affaccia sulla vasta Boston Bay, all’estremità meridionale dell’Eyre Peninsula. A tutt’oggi resta una cittadina dedita alla pesca distante anni luce dai percorsi più battuti, ma la sua atmosfera è carica di energia (oseremmo quasi dire tesa verso il futuro). L’area erbosa antistante la spiaggia è una passeggiata molto frequentata e sono numerosi i pub, i ristoranti e le opportunità di praticare attività acquatiche in grado di tenervi adeguatamente occupati. L’annuale Tunarama Festival, che si tiene nel mese di gennaio, nel fine settimana in cui cade l’Australian Day, celebra tutti gli aspetti dell’industria della pesca al tonno. Coffin Bay è invece un tranquillo villaggio di pescatori che si crogiola languidamente al sole fino a quando, come accade puntualmente ogni anno nel mese di gennaio, un’orda di 4000 vacanzieri vi si riversa in massa. Le ostriche allevate nella zona, dalla consistenza gelatinosa e dal sapore salino, vengono esportate in tutto il mondo, ma in città non dovreste pagarle più di A$1 l’una. Il litorale di Coffin Bay rivolto verso l’oceano è caratterizzato da un selvaggio paesaggio costiero, gran parte del quale è racchiuso entro i confini del Coffin Bay National Park, una riserva popolata da nutrite colonie di canguri, emù e grossi varani.

Le Flinders Ranges
I picchi frastagliati e i rilievi rocciosi delle Flinders Ranges sono uno dei simboli d'Australia. Si ergono a nord di Port Augusta e si estendono nella stessa direzione per 400 km fino al Mt Hopeless. Straordinario è lo spettacolo dei colori: con l’avanzare del giorno si passa dalle sfumature malva del mattino alle tonalità cioccolato di mezzogiorno fino al rosso ocra del tramonto. Prima dell’arrivo degli europei, le Flinders erano tenute in grande considerazione dal popolo degli adnyamathanha per i giacimenti di ocra rossa, impiegata per usi rituali e medicinali. In tutta la regione esistono ancora oggi grotte sacre, dipinti rupestri e suggestive sculture rocciose. Con l’arrivo dei primi esploratori cominciarono a sorgere villaggi, fattorie, pub di campagna, coltivazioni di grano e allevamenti di bestiame, che andarono però incontro al fallimento a causa del caldo torrido. Tra i parchi più rinomati del South Australia, il Flinders Ranges National Park (A$10 per automobile) è caratterizzato da scoscese gole rocciose, creste seghettate, fattorie abbandonate, siti indigeni, fauna locale e, dopo le piogge, distese di fiori selvatici. L’attrattiva principale del parco è l’Ikara (Wilpena Pound), un anfiteatro naturale di 80 kmq in una conca ellittica circondata da crinali dentellati (ma non credete a chi vi dice che è il cratere di un meteorite!). Praticare il bushwalking da queste parti è un'esperienza indimenticabile. Prima di partire per una magnifica escursione, assicuratevi di avere con voi acqua a sufficienza, crema solare e cappello e ricordatevi di lasciare detto a qualcuno dove siete diretti. Un ottimo modo per vedere bene l’Ikara è quello di salire fino alla Tanderra Saddle (andata e ritorno 15 km, 6 ore) lungo il crinale del St Mary Peak, sebbene a tratti la salita sia piuttosto faticosa. Il sentiero che risale rapidamente il Mt Ohlssen Bagge (andata e ritorno 6,5 km, 4 ore) è faticoso, ma vi ricompenserà con un panorama mozzafiato. Appena oltre la punta sud-orientale del parco parte un sentiero (1 km, un’ora fra andata e ritorno) che porta al Sacred Canyon Cultural Heritage Site, un sito d’arte rupestre con raffigurazioni di orme di animali e motivi decorativi.

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L'outback e Coober Pedy
La regione a nord della Eyre Peninsula e delle Flinders Ranges si estende fino agli ampi spazi vuoti dell’outback del South Australia. Purché adeguatamente equipaggiati, attraversare questo territorio scarsamente popolato e spesso inospitale è un’esperienza estremamente gratificante. Dirigendosi verso il cuore rosso dell’Australia lungo l'Explorer's Way, il primo posto in cui fermarsi è Woomera, su cui aleggia l’ombra dei test nucleari condotti in passato che le hanno lasciato in eredità una scintillante collezione di missili disarmati e abbandonati. Più a nord si trova la cosmopolita Coober Pedy (qui sono rappresentate ben 44 nazionalità!). L’arida e brulla distesa desertica appare impprovvisamente costellata di buche e cumuli di terra: si dice che intorno all’abitato ce ne siano più di un milione. La causa di tutto questo scavare è la presenza di opali nel sottosuolo, scoperta un secolo fa, che ha trasformato questa modesta cittadina in un paradiso minerario, ma non per questo anche turistico: invasa da sciami di mosche, priva di alberi, con temperature che raggiungono i 50°C nelle giornate estive, gente che vive in abitazioni sotterranee (dove anche quando fuori il clima è rovente la temperatura non supera mai i 23°C) e carcasse di automobili arrugginite davanti alle case, potreste pensare di essere approdati in una desolata landa postapocalittica. Eppure potete starne sicuri: è un posto unico! Il nome deriva dai termini aborigeni kupa (uomo bianco) e piti (buco). La desolazione dei paesaggi desertici nei dintorni della città è talmente suggestiva da non essere sfuggita allo sguardo del grande cinema internazionale, che è approdato qui per girare film apocalittici come Mad Max III, Red Planet, Ground Zero, Pitch Black e Priscilla, la regina del deserto, leggermente più realistico.

Kangaroo Island
Per lungo tempo priva di strutture turistiche, Kangaroo Island è oggi una destinazione sempre più ambita da quanti amano la natura e la fauna selvatica, popolata com’è di otarie, uccelli, delfini, echidne e (ovviamente) canguri. L’isola, tuttavia, conserva tuttora un’impronta rurale ed è scarsamente sviluppata: quel genere di posto dove i bambini si recano a scuola in bicicletta e gli agricoltori pubblicano annunci matrimoniali sulle bacheche. Kangaroo Island è anche rinomata per i suoi prodotti, genuini e di ottima qualità, tra cui il vino e un particolarissimo miele: questo luogo vanta infatti di essere l'ultimo al mondo ad ospitare la razza "pura" dell'ape ligure, importata sull'isola nel 1881 (per questa ragione non è possibile portare sull'isola un miele d'origine diversa). Visitando l'isola vi capiterà di imbattervi (talvolta in senso letterale) in un gran numero di animali selvatici. Quando si fa buio canguri, wallaby, bandicoot e opossum escono dai loro nascondigli, specialmente nelle zone più selvagge, come il Flinders Chase National Park. I koala e gli ornitorinchi furono introdotti a Flinders Chase negli anni ’20 del secolo scorso, quando si temeva che potessero estinguersi sulla terraferma. Le echidne si aggirano nel sottobosco, mentre i rettili più di usi sono varani e serpenti tigre. Alcune delle 267 specie di uccelli che popolano l’isola sono rare o a rischio di estinzione. Una in particolare - l’emù nano - ha purtroppo fatto la fine del dodo e il cacatua nero lucente potrebbe seguirla presto a causa della riduzione e dell’impoverimento del suo habitat. Le acque di Kangaroo Island sono popolate da delfini e balene franche australi, spesso visibili mentre si esibiscono in eleganti capriole. L’isola ospita anche a colonie di pinguini minori, otarie orsine della Nuova Zelanda e leoni marini australiani.