Cammino di Santiago: perché farlo

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Nei primi giorni, quando la stanchezza non ha ancora preso il sopravvento, la domanda viene posta in continuazione, tanto da sminuirne il vero significato. Dopo un mese tra papaveri rossi, campi di grano che sibilano al vento e mille volti di pellegrini in movimento, la risposta non sarà affatto scontata: perché fare il Cammino di Santiago?

Un pellegrino lungo la strada del Cammino di Santiago
In solitaria lungo un tratto costiero del Cammino di Santiago ©MarBom/Shutterstock
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Levatacce alle cinque di mattina, spesso dopo poche ore di sonno accompagnate dai respiri più o meno forti dei compagni di dormitorio. Sole cocente, pioggia incessante, a volte persino neve, pure in primavera inoltrata. Un peso sulle spalle di almeno sette chili a fare costantemente compagnia. Chiunque decida di fare una passeggiata di qualche centinaio di chilometri (settecentonovanta, se si considera la partenza dal piccolo e ameno villaggio di Saint Jean Pied de Port) si chiederà, prima o dopo, perché sta facendo tutto questo o meglio, chi mai glielo ha fatto fare.

Succede a tutti, anche a chi non ci pensa, ma poi se lo sente chiedere talmente tante volte dagli altri pellegrini, tutti fieri nell'esibire la propria conchiglia, e inizia a rifletterci. Il consiglio è quello di non tormentarsi più del dovuto e, invece, godersi la prima grande conquista che il Cammino regala fin dai suoi primi passi: la libertà.

Sarete voi, ogni giorno, a decidere se quella di oggi sarà una camminata lunga o breve, se mangiare in un ristorante (gli appositi menù del pellegrino sono un ottimo compromesso qualità prezzo!) o preferire un pranzo al sacco. Certo, esistono tappe più o meno convenzionali ma il suggerimento è quello di usarle solo come guida generale, e di non farsi contagiare da una certa frenesia che si respira tra alcuni compagni di viaggio, per loro è stato appositamente coniato il termine scherzoso di turigrini.

l consiglio è di godersi la prima grande conquista che il Cammino regala: la libertà © Matteo Mangili / Lonely Planet Italia
l consiglio è di godersi la prima grande conquista che il Cammino regala: la libertà © Matteo Mangili / Lonely Planet Italia

Ferie permettendo, il Cammino non è una corsa contro il tempo, né una gara a chi arriva prima e va vissuto al proprio ritmo, con la consapevolezza che in pressoché ogni paese attraversato si trovano strutture spartane ma confortevoli (i cosiddetti albergues), con docce, cucine e qualche volta pure invitanti giardini, ottimi per il relax post camminata. Evitate le prenotazioni, quasi mai necessarie, sarà sufficiente svegliarsi la mattina presto e i primi raggi del sole diventeranno ogni giorno un indimenticabile compagno di marcia.

Il Cammino è anche un'ottima occasione per eliminare il superfluo: le vostre spalle vi saranno eternamente grate per non aver portato quel libro in più che pensavate di leggere, così come dovrete invece dedicare la giusta attenzione alla cura dei piedi, a partire dalla scelta delle calzature. Non sarà certo un caso se mochilla (zaino) e ampollas (vesciche) sono i termini spagnoli che si imparano per primi! Lasciate alle spalle tutte le complicazioni della vita moderna: ritrovarsi sdraiati su un prato in un pomeriggio di sole, a cantare al suono di una chitarra, può fare dimenticare in fretta la maggior parte dei problemi.

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Il Cammino è anche un'ottima occasione per eliminare il superfluo ©bepsy/Shutterstock
Il Cammino è anche un'ottima occasione per eliminare il superfluo ©bepsy/Shutterstock

Preparatevi con occhi, naso, orecchie a cogliere le mille sfumature di quest'avventura: gli altopiani eterni ma sempre affascinanti delle Mesetas, le verdi campagne della Navarra fino ai profumati boschi di eucalipto della Galizia. Vi potrete tuffare nella vibrante vita delle città che incontrerete: Pamplona e la sua voglia di festa, Burgos con i suoi palazzi chiari, dalla bellezza sfavillante, e poi Leon, con le strade strette del centro storico che, come uno scrigno, si aprono a svelare uno dei gioielli più luminosi e colorati di tutto il viaggio, la sua cattedrale. Avvisterete elaborati nidi di cicogna costruiti sui campanili di piccole chiese romaniche, dove ci si mette in fila per farsi timbrare la credenziale - il passaporto del pellegrino, necessario per pernottare negli albergue e che sarà controllato prima di ottenere la celebre Compostela - o si entra la sera, per ascoltare messe accompagnate da cori gregoriani. 

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Vedrete paesi sperduti nel mezzo del nulla, dove contadini taciturni e dal volto severo non esiteranno a sorridervi, pronti ad augurarvi un semplice ma sincero “buen camino”. Ascolterete le tante, incredibili storie delle persone incontrate lungo la strada, e con alcune di loro si creerà un legame forte, magari mentre si è seduti intorno a un tavolaccio di legno di un meraviglioso albergue donativo, dove un letto (e spesso anche la cena) non si nega a nessuno, e in cambio si chiede un'offerta libera e volontaria. Fate tutto questo e molto, moltissimo di più, perché il Cammino offre uno spettro talmente ampio di emozioni che, in prossimità della tanto sospirata meta, vi sembrerà di essere in marcia da una vita, e non vi dispiacerà affatto.

Poi giungerà il giorno fatidico, al cospetto della Cattedrale di Santiago di Compostela © Matteo Mangili / Lonely Planet Italia
Poi giungerà il giorno fatidico, al cospetto della Cattedrale di Santiago di Compostela © Matteo Mangili / Lonely Planet Italia

Poi giungerà il giorno fatidico, c'è chi fa gli ultimi chilometri quasi di corsa, con le ali sotto ai piedi, e chi invece rallenta, come se volesse che quel momento non finisse mai. Chi si prende per mano sotto il sole, chi arriva in solitaria mentre la pioggia della Galizia gli sferza il viso. In lacrime o col volto sereno, tutti convergono su quella piazza immaginata per tanto tempo, al cospetto di una cattedrale di cui non si può fare a meno di avvertire la forte spiritualità, in fin dei conti si è in marcia da settimane per vederla. Tutto, qui, avrà un senso, come si intuisce dalle facce stravolte di felicità che avrete intorno e che saranno, con molta probabilità, assai simili alle vostre. Dopo gli abbracci, le foto di rito, gli incontri più o meno casuali per le strade di Santiago con persone conosciute qualche ora prima o magari la prima notte a Saint Jean, potrebbe capitare di ripensare alla fatidica domanda. Non esiste una risposta univoca, ognuno è in cammino per un motivo differente, e non è affatto raro scoprire che questo, una volta giunti a destinazione, sarà del tutto diverso rispetto a quello pensato inizialmente.

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Il blu dell'oceano di Finisterre © Matteo Mangili / Lonely Planet Italia
Il blu dell'oceano di Finisterre © Matteo Mangili / Lonely Planet Italia

Smaltiti i festeggiamenti e rifatto lo zaino è già tempo di pensare alla prossima meta: il blu dell'oceano di Finisterre e il tanto, agognato chilometro zero sono a soli tre giorni di cammino. Sarebbe un vero peccato non compiere quest'ultima, piccola fatica. Dopotutto vedere il mare, prima lontano all'orizzonte, e poi talmente vicino da poterci immergere quei piedi che vi hanno portato fino a qui, è una delle ultime, bellissime sensazioni da assaporare. E chissà se, una volta arrivati al termine del vostro viaggio, non sentirete addosso un'inaspettata e inaudita voglia di continuare a camminare. 

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