Camel festival: Bikaner e le navi del deserto

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Non capita spesso di leggere una storia direttamente sul pelo di un cammello. Ma l’antica arte della decorazione dell’animale nei giorni di festa, in questa porzione di Rajasthan alle porte del deserto del Thar e a poco meno di una settantina di chilometri dal Pakistan, prevede anche questa particolare forma di tosatura. I cammelli, le “navi del deserto” da cui dipendeva (e in parte dipende ancora) la sopravvivenza della gente di questa regione, vengono infatti agghindati con tessuti pregiati, selle sfarzose, cavigliere con campanelli, sciabole minacciose, pompon coloratissimi, ma certuni hanno l’onore anche di essere “decorati” da tosature pregiatissime che rappresentano le mappe della regione e raccontano vecchie storie di ancelle e di Maharajah. 

Camel Festival Bikaner
Il Camel Festival di Bikaner © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
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Siamo a Bikaner, seicentomila abitanti, una storia gloriosa alle spalle per una città fondata nel 1488 da Rao Bika, uno dei figli del potente maharaja Rao Jodha del clan dei Rathor, fondatore di Jodhpur. Un passato glorioso dicevamo, certificato da una posizione nevralgica nella rotta delle carovane cammelliere tra Subcontinente, Asia centrale, Europa e Cina, posizione privilegiata, poi compromessa dall’evoluzione tecnologica dei mezzi di trasporto e soprattutto dal conflitto indo-pachistano che ancora oggi fa sì, ad esempio, che il suo piccolo aeroporto, sia un vero e proprio aeroporto militare.

Camel Festival: mercato, sagra, caravanserraglio di danze e di suoni

L’occasione che ci ha portato qui è quella del festival dei cammelli. I cammelli di questa regione sono noti per la loro resistenza e la loro bellezza. L’esercito di Bikaner aveva un corpo d’élite, il Ganga Risala, che ha preso parte attiva alle due guerre mondiali e a quella indo-pachistana, mentre la città può contare tutt’ora sull’unico centro di allevamento di cammelli e dromedari del subcontinente e in effetti non è raro, anche in centro, vedere carri trainati da questo nobile e indefesso animale.

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Selfie e cammelli decorati a Bikaner, India © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
Selfie e cammelli decorati a Bikaner, India © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia

Il Camel Festival di Bikaner non è l’unico della regione: se ne tiene uno a febbraio a Jaisalmer (altra acclamata porta del deserto) e uno a novembre a Pushkar, la città appoggiata su un lago sacro, meta di hippie di tutto il mondo. Questo di Bikaner, ai primi di gennaio, è un Camel Festival per certi versi meno roboante e spettacolare, ma anche più sentito, vissuto dalla popolazione come una sorta di celebrazione identitaria e allo stesso tempo occasione per divertirsi. Il risultato è un po’ paradossale. I pochissimi turisti occidentali che vi partecipano vengono accolti come rockstar e subiscono (con il tono gentilissimo e affabile della gente di queste parti) non tanto l’assalto dei mendicanti, quanto quello dei cacciatori di selfie. Famiglie intere, e soprattutto ragazzi e ragazze chiedono continuamente di fare uno scatto insieme a loro. Lo fanno con un’ingenuità così convincente che la richiesta non diventa mai fastidiosa ed è anzi il pretesto per fare conoscenze, parlare un po’ con la gente del posto, prendere le misure a quel che succede nel frattempo nello scalcagnato, eppure elegante, Dr. Karni Singh Stadium.

Succede parecchio, a dire il vero. Il programma giornaliero è fittissimo. Tutto a base, per dir così, di “cammellitudine”. Comprende escursioni a dorso di cammello nelle prime dune del Thar che si incontrano appena si mette il capo fuori città, sfilate e danze di cammelli, gare di migliore decorazione e più veloce mungitura. Mentre per le ragazze c’è una agguerrita gara di corsa con la brocca in testa e per tutti la sera arriva il momento delle coreografie e dei concerti. 

Camel Festival di Bikaner © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
Camel Festival di Bikaner © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
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Danzatrici e menestrelli

“Voglio vederti danzare, come le zingare del deserto, con candelabri in testa” cantava Franco Battiato in un brano dei primi anni ottanta. Si riferiva proprio ad una delle danze messe in scena al festival dei cammelli di Bikaner. La più sontuosa delle danze di questa porzione di Rajasthan: Chari o danza del fuoco. Le protagoniste, originariamente provenienti dalla comunità Gujjar di Kishangarh, tengono in testa brocche di ottone e candelabri. Contenitori riempiti d’olio, dove vengono immersi semi di cotone, accesi poi per inondare il palco di elegantissime fiammelle. Le coreografie, davvero spettacolari e virtuosistiche, vengono accompagnate da un piccolo combo di musica tradizionale, che sta al loro fianco, sul palco. 

Una gara di corsa con la brocca in testa, Bikaner © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
Una gara di corsa con la brocca in testa, Bikaner © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia

La quota musicale di questa due giorni è davvero apprezzabile. Non poteva che essere così. Ci troviamo nella città natale di Allah Jilai Bai, autrice e interprete di “Kesaria Balam”, vincitrice del Padma Shri in campo artistico (uno dei più importanti riconoscimenti indiani) e il cast di musicisti ingaggiato dal festival deve essere all’altezza di questa grande voce rajasthana. Si alternano sul palco Sirajudeen Langa e The Sabaa, coi loro harmonium, i tamburi dholak, le tabla e i sarangi, inframezzati da incantatori di serpenti e altre coreografie. “Nei ritmi ossessivi la chiave dei riti tribali, regni di sciamani e suonatori zingari ribelli”: è ancora il Battiato di Voglio vederti danzare che incornicia il mood delle serate al Camel Festival, caratterizzate dall’instancabile armeggiare di questi kalakars, gli artisti nomadi che molte generazioni addietro partirono anche verso ovest, inaugurando l’esodo di quello che è poi stato etichettato come il popolo gipsy.

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Il forte Junagarh, Bikaner © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
Il forte Junagarh, Bikaner © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia

Nel cuore della città: forti, palazzi e templi

Bikaner, la mattina dopo, è innanzitutto la vista di un forte. Il forte Junagarh è uno dei pochi che non è stato costruito in cima a una collina e nonostante questo, non è mai stato espugnato. Sorprende per i decori, per l’opulenza degli argenti, degli intarsi e dei colori. Risale alla fine del 1500 ed è un complesso imponente (un chilometro di mura con 37 bastioni) che nasconde all’interno un intrico stupefacente di cortili, balconi, chiostri, camere lussuose, torri, troni, vasche. Sono scenari che si ripetono nel Lalgarh Palace, fatto costruire a tre chilometri dal centro dal maharajah Lal Singh e oggi adibito anche a lussuoso hotel-ristorante (i prezzi dell’hotel sono abbastanza proibitivi, quelli del ristorante, praticabilissimi). 

Un altro tipo di sfarzo, più colorato e intriso di una spiritualità densa e toccante è quello che si scopre in pieno centro città, dominato da un paio di bei templi giainisti, il Sandeshwar e il Bandhasar. Quest’ultimo, presidiato da un pingue monaco giainista con capelli arancioni intonati alla sua veste, è un vero e proprio rifugio nel bel mezzo della caotica città vecchia. Ma di queste piccole oasi di spiritualità e di antiche haveli (case) se ne scoprono molte altre passeggiando per la Old City. 

Il ghewar, un dolce tipico e delizioso © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
Il ghewar, un dolce tipico e delizioso © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
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Old City: binari in pieno centro, mercati e un mare di dolci

Nella città vecchia si entra da Kote Gate, una grande porta in arenaria rossa che in realtà è come se introducesse da un caos all’altro: c’è innanzitutto una scalcagnata linea ferroviaria che spezza in due questa porzione di Bikaner, ma la gente non se ne cura troppo e vive sui binari come su una stradina qualsiasi. Poi ci sono negozietti di artigiani e piccoli commerci, venditori ambulanti, cani, carretti, tuk tuk strombazzanti, capre, scooter, biciclette, cavalli, fogne a cielo aperto, qualche scoiattolo a presidiare i tetti, qualche santone, gente sempre sorridente e infine vacche, vacche e ancora vacche. 

Bikaner è anche nota per la sua tradizione pasticcera. In ogni angolo spuntano venditori di dolci e non mancano alcune pasticcerie più strutturate, meno provvisorie: il Chhotu Motu Joshi Shop e un’altra, senza insegna, proprio nella via che introduce al Kote Gate. Vendono dolci squisiti come l’alwar, il ras malai, il mawa kachori, il cham cham e, soprattutto, il ghewar. Un dolce che ci ha rubato il cuore e il palato, e che a Bikaner è di gran lunga il più amato: zucchero e burro chiarificato bollente su cui viene fatta cadere dall’alto una pastella in modo da creare un buco al centro e formare un reticolo croccante già di per sé delizioso, sormontato poi da una squisita crema allo zabaione e al pistacchio, decorata con fettine di mandorle.

Il Lalgarh Palace  © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia
Il Lalgarh Palace © Valerio Corzani /Lonely Planet Italia

Il tempio dei topi

Chi si trova in questa regione e riesce a vincere uno dei tabù più difficili da estirpare per un occidentale - la vista e il contatto con i topi - non può mancare un’ultima escursione: una trentina di chilometri a sud di Bikaner c’è Deshnok, un paese di sedicimila abitanti, e soprattutto c’è il Karni Mata Mandir, un tempio dove i topi vengono adorati, nutriti, coccolati da tutta la popolazione. Secondo la leggenda, i topi sarebbero la reincarnazione di vecchi cantastorie in attesa a loro volta di reincarnarsi in una forma più nobile. Questo fa si che il tempio sia letteralmente invaso da colonie di topi, che scorrazzano ovunque, anche sui piedi dei visitatori, rigorosamente scalzi, e che possono approfittare di deliziose bacinelle di latte dove abbeverarsi. Bacinelle da cui gli adepti suggeriscono caldamente di bere un sorso di latte, subito dopo l’assaggio dei roditori.

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Valerio Corzani è presentatore e autore radiofonico, critico musicale, musicista, fotografo, reporter, globetrotter. Collabora con Radio Rai dal 1986; suona il basso dal 1976; scrive, fotografa e parla di suggestioni che incontra nei suoi viaggi. Adora i colpi di scena, soprattutto quelli che hanno a che fare con le latitudini e i fusi orari...

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