Imparare il thailandese con il sorriso

Redazione Lonely Planet
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Un viaggio in Thailandia affascina per diverse ragioni. Le spiagge giocano una parte importante, ma anche i paesaggi dell’interno, le antiche rovine, i templi, città abbandonate, il cibo e sicuramente la frizzante cultura locale. E come addentrarvisi al meglio se non cercando di famigliarizzare con la lingua? Ma attenzione, vi aspettano varie sfide e qualche trabocchetto. Ecco come fare sì che i gioviali thailandesi continuino a ridere “con” voi e non “di” voi.

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Parlare del più e del meno.

Avete presente quando qualcuno vi chiede ‘Come stai?’ e non sapete se dover rispondere sinceramente o se semplicemente portare avanti la conversazione? Ecco, in Thailandia non si chiede tanto ‘Come stai?’ ma piuttosto ‘Dove vai?’ e ‘Dove sei stato?’ e perfino ‘Hai mangiato?’. 

Non ha grande importanza la risposta che si dà a queste domande perché questi saluti sono un modo per creare un contatto di tipo amichevole e informale.

Salve sà·wàd·dii

Ciao wàd·dii

Dove stai andando? phai năi

Dove sei stato? phai năi maa

Hai mangiato? ghin kâu r1ü yang 

Come ci si presenta

In genere, un thailandese quando incontra una persona per la prima volta ne stima subito l’età. Questo gli permette di scegliere la forma più appropriata per rivolgergli la parola. A una persona anziana ci si rivolge dicendo phîi (anziano) mentre a una persona più giovane si dice nóong  (più giovane) o, ancora meglio, si chiama semplicemente con il suo nome. I termini di parentela sono usati anche per persone estranee al gruppo famigliare.

Una donna può essere pâa o náa (zietta), o anche yai (nonna) e un uomo può essere chiamato lung (zio) o pùu (nonno). I thailandesi hanno parole che corrispondono ai nostri Signor, Signora, Signorina ma questi termini sono solo usati nello scritto:

Signor nai

Signora naang

Signorina naang său wâi 

Ormai i codici di comportamento occidentali sono sempre più familiari in Thailandia ma, malgrado le contaminazioni culturali, il paese mantiene intatte molte delle sue tradizioni.

Una di queste è il wâi, il gesto di preghiera che consiste nel congiungere le mani e portarle alla fronte. Il wâi è generalmente usato in situazioni che corrispondono alle strette di mano degli occidentali: dovrete fare un wâi incontrando una persona per la prima volta, ma anche quando vedete una persona dopo un lungo periodo di assenza. 

Un wâi è sempre necessario quando si incontra una persona più anziana o con una posizione sociale più elevata. In genere ci si aspetta che i giovani facciano il wâi per primi. 

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Cuore come mente

Le parole chiave per esprimere le emozioni in thai sono giai (cuore o mente) e occasionalmente aa·rom (simile all’italiano ‘umore’). La frase aa·rom dii significa ‘buon umore’, mentre aa·rom mâi dii significa ‘cattivo umore’ o ‘non di buon umore’. L’espressione aa·rom sĭa si riferisce a un ‘umore che diventa scuro’.

Sei/hai …? kun … măi

(Non) sono phŏm/dì·cĭan

 (mâi) … m/f

affamato hĭu

caldo róon

deluso phìd wăng

felice dii giai

freddo nău

fretta rîib róon

imbarazzato àb·ai

preoccupato gang·won

triste sâu

seccato ram·kaan

sete hĭu nám

sorpreso prà·làad giai

stanco nǜüai

La parola thai giai è abbondantemente usata in ogni conversazione. Può significare ‘cuore’ (centro dell’io emotivo) o ‘mente’. Quando è posizionato alla fine della parola, descrive uno stato emotivo mentre all’inizio della parola descrive un tratto di personalità.

róon giai essere agitato

dii giai essere felice

giai dii essere gentile

giai róon essere impetuoso

giai nói essere meschino

nói giai essere offeso

Ridiamoci su 

La Thailandia è chiamata la Terra del Sorriso e non senza ragione. Sorridere è bello e i thailandesi lo fanno sempre. Sorridono e ridono anche in situazioni che in noi provocano imbarazzo: è importante sapere che quando ridono di qualcuno che inciampa o sbaglia qualcosa non stanno ridendo di lui, ma con lui. È un modo per rilassare la tensione dell’imbarazzo e far capire che quanto è successo non è grave.

La cultura thai non incoraggia la manifestazione di emozioni negative. Mostrare in pubblico la propria rabbia è considerato molto negativo e se con fare aggressivo cercate di intimidire qualcuno per convincerlo a fare quello che gli chiedete l’unico risultato che otterrete è quello di apparire molto maleducati.

C’è però un modo particola per esprimere disappunto restando all’interno della cultura locale. La parola kîi pronunciata da sola significa ‘merda’, ma, parlando con i thailandesi vi accorgerete che questo termine, accoppiato con altri, dà luogo a moltissimi altri significati. 

Tra i più pittoreschi, kîi è usato per descrivere i tratti di personalità negativi come per esempio kîi gìad (pigro), kîi gluua (timido), kîi klàad (codardo), kîi móo (vanitoso), e kîi moo·hŏo (collerico).

Questa parola designa anche i prodotti derivati come kîi luüa-i (segatura), kîi lèg (limatura di ferro), e kîi glüüa (residuo salino).

Nella sua accezione più volgare kîi denota varie secrezioni del corpo – come in kîi taa (secrezioni dell’occhio), kîi hŭu (cerume), kîi mûug (moccio) e kîi klai (sudiciume della pelle). Se date una mancia troppo esigua, vi sentirete dire kîi nĭa-i (taccagno), appellativo creativo che significa ‘cacca appiccicosa’.

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