Messico? Ahorita.

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Il Messico è arrivato un po' per volta, con un ritmo scandito dai tanti ahorita pronunciati da messicani e non che abbiamo incontrato dall'arrivo a Cancun fino a Cobà, nostra ultima tappa.

La grande piramide, Cobà.
La grande piramide, Cobà.
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Messico? Ahorita.

Il senso di ahorita, che significa "tra poco, quando ne avrò voglia" più che "adesso", ovvero ahora, non si comprende subito, ma quando poi succede si entra in una dimensione che fa dimenticare gli eccessi del turismo di massa.
E così, di ahorita in ahorita siamo arrivati a visitare un sito Maya che è davvero speciale. Più antica di Tulum e Chichen Itza, Cobà era una città in cui vivevano 40.000 persone e da cui partivano le più importanti vie di comunicazione dell'epoca classica dei Maya. Delle sue rovine solo il 2% è stato restaurato, il resto è parte della giungla, ma quello che si può vedere è estremamente affascinante. Il consiglio è quello di farsi accompagnare nella visita da una delle guide autorizzate, per entrare più facilmente nella storia e nelle suggestioni di questo sito, peraltro abbastanza esteso da invitare all'uso delle biciclette per spostarsi e arrivare, fino alla piramide Nohoch Mul che con i suoi 42 metri di altezza è la seconda piramide Maya più alta.
Siccome il viaggio più bello è quello che per unire il punto A al punto B non passa per una retta, prima di far ritorno a Playa optiamo per raggiungere Adriana, nostra ospite in radio, facendo una deviazione che ci porta in un posto incantevole: Balam-ha.
Qui ci si può fermare per soggiornare in una struttura immersa nella giungla e si può dormire in stanze che non hanno muri, ma solo zanzariere. L'immancabile cenote ci offre ristoro quando il caldo diventa intenso e tutto quello che c'è da fare qui è fermarsi e dirsi l'ultimo ahorita del viaggio per rispondere alla domanda: "andiamo?".

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