Lofoten, spinti dal vento del Nord
Giornata dominata dagli elementi qui alle Lofoten. Oltre il Circolo Polare Artico la natura non scherza. L'ultima neve di un inverno rigido spolvera le creste delle montagne a ridosso del mare. Sono alte fino a mille metri e assomigliano a un mostro marino.
Lofoten, spinti dal vento del Nord
Da Svolvær, la nostra base su Austvågoy, imbocchiamo la E10: la Route 66 delle Lofoten percorre l'arcipelago da nord a sud ed è stata inserita tra le Strade Turistiche Nazionali, onore attribuito solo ai percorsi più panoramici.
Facciamo rotta su Utakleiv, sull'isola di Vestvagøy ('isola orientale'), dove scopriremo una delle meraviglie naturalistiche dell'arcipelago. Intanto dietro di noi spira gelido e deciso il vento del Nord, quello che abbassa la temperatura percepita e disegna nei fiordi magici arabeschi.
Nei 70 km di avvicinamento raccogliamo l'esperienza di Claudia Gasperini e Maurizio Massaccesi, nostri compagni di viaggio, due italiani che vivono sulle isole. Se pensate a un giro quassù al nord annotate il loro indirizzo: Lofoten Lights.
Con loro parliamo della Norvegia e del suo modello sociale unico al mondo. Arricchito dal petrolio del Mare del Nord, il paese assicura ai propri cittadini opportunità di vita che non temono paragoni. Istruzione universitaria gratuita, contributi economici per chi vuole studiare e grande attenzione all'ambiente. Un esempio? La rinuncia a trivellare petrolio al largo delle Lofoten per non intaccare le risorse ittiche.
La pesca è il filo conduttore della ricognizione di oggi. Qui la grande risorsa è il merluzzo, l'oro del mare che consente agli abitanti delle Lofoten di perpetuare le proprie tradizioni.
Dopo un bel tratto di strada artica arriviamo a Utakleiv, la meraviglia che abbiamo annunciato: immaginate i Caraibi, ma in variante gelida. Quello che si apre davanti a noi non è più il Vestfjorden, ma il Mare del Nord, perché siamo nella costa nord di Vestvagøy.
Un bell'esempio del ruolo della pesca alle Lofoten l'abbiamo proseguendo per altri 30 km verso Eggum, un villaggio di pescatori considerato il punto migliore alle Lofoten per avvistare il sole di mezzanotte. Oggi il sole nemmeno si vede, coperto da nubi cariche di pioggia, ma Eggum ci affascina con le sue rorbuer.
Letteralmente "case dei pescatori", sono le piccole abitazioni in legno tipiche delle Lofoten. Il fatto che siano rosse non è solo un fatto di estetica. Nei secoli scorsi assumevano questo colore perché erano dipinte con il sangue delle balene. Il posto perfetto per passare una settimana di totale immersione nella natura. Come fanno i norvegesi, che oggi le usano e le affittano come seconde case.
Chiudiamo il cerchio tornando alla base dopo aver percorso circa 150 km sospinti dal vento del Nord. E dopo una giornata così non abbiamo dubbi sulla cena: puntiamo sul Bacalao di Svolvær. Facile indovinare che cosa abbiamo mangiato, ma provate a trovare un baccalà migliore alle Lofoten.