Le migliori esperienze per scoprire l’Egitto copto
Immergetevi nella ricca storia e nella vivace cultura moderna del cristianesimo copto egiziano tra le antiche chiese e gli isolati monasteri nel deserto che segnarono l’avvento del monachesimo cristiano. Molte odierne tradizioni dei cristiani d’Egitto hanno collegamenti diretti con l’epoca dei faraoni.

Le comunità nel deserto
I pellegrini giungono da tutto il mondo per rendere omaggio alla tomba di san Paolo, il primo eremita della fede cristiana. Benché non sia più necessario compiere un arduo viaggio nel deserto per raggiungerlo, il monastero del V secolo costruito intorno all’eremo del santo è tuttora una meta lontana dai sentieri battuti, nascosta tra le montagne settentrionali del Deserto Orientale. Il senso di isolamento è assoluto, con le alte mura che si innalzano nel deserto, a respingere gli attacchi dei beduini in passato e a tenere a bada le distrazioni odierne.
Diverse aree del monastero, tra cui la cappella con le splendide pitture murali e il refettorio originario, sono aperte ai visitatori, ma vi incanterà il miracolo dell’acqua che ha reso possibile la vita in questo luogo: vi mostreranno il punto in cui sgorga senza sosta dalla roccia e vi illustreranno come parte sia deviata nel giardino al centro del monastero.
La Grotta di Sant’Antonio
Se arrivati a metà dei 1804 gradini che salgono alla Grotta di Sant’Antonio le vostre membra protestano, pensate ai monaci che ogni sera compiono la stessa salita per la messa di mezzanotte dall’antico monastero copto sottostante. ‘Ci si abitua’, dice uno dei padri incaricati di accompagnare i visitatori. ‘Ci si concentra sulla preghiera e la camminata viene da sé’. Comunque ci vuole pratica, dato che la maggior parte dei mortali che si cimentano nella scalata è afflitta da una moltitudine di preoccupazioni mondane che fanno concorrenza alla devozione.
Arrivati in cima alla scalinata, lo sforzo acquista improvvisamente un senso davanti alla minuscola e incustodita grotta, dimora ascetica di sant’Antonio per 80 anni. Vi si entra a malapena e le pareti dello stretto cunicolo sono levigate dalle mani di innumerevoli pellegrini; quando l’occhio si adatta al buio si scorge una piccola cappella e un’icona.
Dall’ingresso della grotta si vede solo la sconfinata distesa del deserto, quasi priva di tracce ed elementi umani. Persino il monastero – il più antico del mondo, con le celebri pitture murali della sua chiesa del IV secolo e le minuscole celle dei monaci – scompare nel paesaggio naturale. L’altezza, lo spazio, la vastità della natura contribuiscono a generare una prospettiva ben diversa dalle costrizioni della vita quotidiana.
Non c’è da stupirsi, quindi, che alcuni monaci di sant’Antonio (attualmente nove) continuino a cercare nelle grotte e nei crepacci la solitudine di una vita eremitica, vissuta nel privilegio della preghiera, in una qualsiasi fede (o in nessuna).

Gli splendidi affreschi del Monastero Rosso.
L’interno del Monastero Rosso (Deir Al Ahmar), uno degli edifici più notevoli della tarda antichità, vi lascerà stupefatti. La chiesa del monastero, il Santuario dei Santi Bishoi e Bigol, presenta una profusione di decorazioni. Le tre absidi che circondano l’altare sono coronate da semicupole affrescate e la sottostante struttura in pietra, con molteplici nicchie e colonne, è completamente ricoperta da colorati decori geometrici e immagini dipinte di monaci, vescovi e santi.
Il santuario risale al 500 d.C., mentre la maggior parte dei dipinti al VI e VII secolo. All’esterno del santuario, il cortile concolonnato, che un tempo era la navata della chiesa, ha pareti ornate da un insieme eterogeneo di grandi croci elaborate e tondi decorativi dipinti in epoca medievale. Nel caso ve lo chiedeste, lo straordinario stato di conservazione, soprattutto del santuario, è dovuto in primo luogo a un muro di mattoni (che dal XVIII secolo fino alla sua rimozione nel 1909 ha coperto la zona absidale per evitarne il crollo e di fatto ha protetto i dipinti), e in secondo luogo a un accurato progetto di restauro durato 10 anni compiuto da restauratori italiani e concluso nel 2012.
Di ritorno a Sohag, il Monastero Bianco, 3 km a sud del Monastero Rosso e sulla stessa strada, ha un santuario molto più semplice, seppur l’interno incorpori colonne di edifici precedenti e le semicupole presentino affreschi del XII secolo. Fondato intorno al 400 d.C. da san Shenouda, prende il nome dalla pietra calcarea del tempio faraonico utilizzata per costruirlo.
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Il Museo Copto del Cairo
Il Museo Copto del Cairo custodisce una delle più vaste collezioni al mondo di antichità copte, dai magnifici affreschi colorati che ricoprivano le nicchie del Monastero di San Geremia a Saqqara e del Monastero di Sant’Apollo a Bawit, ai fregi e i capitelli delle colonne di Ahnas decorati con scene della mitologia greca che offrono una misura di quanto tempo sia occorso al cristianesimo per mettere radici e soppiantare le precedenti tradizioni artistiche. Al piano superiore, una sala è dedicata alla Biblioteca di Nag Hammadi, con i più importanti scritti gnostici pervenuti fino a noi.
L’elaborato edificio fu costruito dall’illustre pascià copto Marcus Simaika nel 1910 appositamente per esporre i manufatti copti da lui recuperati nei reconditi angoli delle chiese e dei monasteri nel deserto egiziano, e gli ambienti interni del museo, con i loro raffinati soffitti in legno intarsiato e dipinto, costituiscono di per sé un sito d’interesse. Per una visita appro- fondita che consenta di farsi un’idea sulla rilevanza dell’arte, della storia e del patrimonio copti in Egitto, risalenti ai primi secoli di diffusione del cristianesimo, calcolate un paio d’ore.

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Gita in giornata ai monasteri fortificati di Wadi Natrun
Nella valle di Wadi Natrun quattro monasteri del IV secolo permettono di dare uno sguardo al patrimonio tradizionale copto e alla sua vivace cultura contemporanea.
Iniziate dal Deir Anba Bishoi, fondato da san Bishoi nel 340. I tour gratuiti condotti dai monaci vi porteranno in aree non altrimenti accessibili. La visita comprende il refettorio, la fortezza (dove i monaci si riparavano dalle incursioni dei beduini nel IX secolo), il tetto della fortezza, con vista sui giardini di palme del monastero, e la chiesa con frammenti di affreschi.
Circa 500 m a nord-ovest si trova il Deir El Sourian, sorto intorno alla grotta in cui visse san Bishoi. All’interno, la Chiesa della Vergine conserva dipinti murali dell’XI secolo e icone più antiche con gli occhi cancellati, tra cui quella di un santo con una veste in stile decisamente faraonico.
A sud-ovest si trova il Deir Abu Makar (Monastero di San Macario), noto per essere il monastero da cui proviene la maggior parte dei papi copti. Le eccellenti visite guidate dai monaci permettono di visitare le austere celle, la fortezza e la principale Chiesa di San Macario, con il tetto a cupola e l’affresco di un cherubino del VII secolo in un angolo. Nella navata centrale, sbirciate attraverso una botola nella cripta, scoperta durante un restauro, dove i monaci hanno trovato reliquie che si dice appartengano a san Giovanni Battista.
Wadi Natrun si trova 110 km a nord-ovest del centro del Cairo, sul lato desertico della strada Il Cairo–Alessandria, che separa grossomodo il Deserto Occidentale e i fertili terreni del Delta. La visita è gratuita, ma sono gradite donazioni.

La chiesa più antica del Cairo
Risalente al V secolo, la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco (Abu Sarga) è la più antica della città, sebbene la struttura originaria sia andata distrutta e l’attuale edificio sia il risultato di secoli di restauri. È costruita sopra la grotta dove, secondo la tradizione copta, trovò rifugio la Sacra Famiglia in fuga dall’Egitto durante la strage degli innocenti ordinata da Erode, re della Giudea.
L’interno con navate laterali, mura in pietra e soffitto in travi lignee è un ambiente di serena semplicità. Degni di nota sono la pergula (la struttura divisoria tra le navate e il presbiterio) intagliata nel legno e dalle fitte decorazioni in avorio intarsiato, e la grotta della Sacra Famiglia – oggi una cripta – a cui si accede tramite la porta a sinistra dell’altare.
Aperta al pubblico dalle 9 alle 17, alla chiesa si arriva oltrepassando gli ingressi del Museo Copto e di San Giorgio e scendendo i gradini che conducono al complesso della fortezza. Proseguite quindi fino in fondo allo stretto vicolo sotto il livello della strada e poi girate a destra.