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Esperienze in Umbria: viaggio tra feste della tradizione ed enogastronomia

Redazione Lonely Planet
7 minuti di lettura

Incastonata nel cuore della Penisola come un prezioso diadema, l’Umbria custodisce una ricchezza secolare, fatta non solo di grandi tesori artistici ma anche di feste ed eventi della tradizione e di una cultura enogastronomica superlativa e decisamente fuori del comune. Seguiteci in una ricognizione che abbina folclore e buona tavola, con un protagonista meraviglioso: l’olio DOP, un’eccellenza che nobilita il paesaggio, delizia le nostre papille e fa persino muovere i nostri passi.

Spello, magia dell’Infiorata. Credits Paolo Bruschi / Shutterstock
Spello, magia dell’Infiorata. Credits Paolo Bruschi / Shutterstock
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Tra i grandi appuntamenti del calendario umbro non può mancare l’Infiorata del Corpus Domini. Quella delle infiorate è una tradizione di tutto il centro Italia ma a Spello c’è la più bella e famosa.  La tradizione di tappezzare le strade di fiori, in segno di ossequio al passaggio del corpo di Cristo, risale alla Roma della prima metà del XVII secolo. Perché s’imponesse a Spello, invece, bisognò aspettare il 1930, quando una signora del posto disegnò per strada una semplice figurazione floreale con ginestre e finocchi, scatenando nei suoi compaesani un competitivo desiderio di emulazione. Dopo tanti anni e l’affinamento delle tecniche tramandate di generazione in generazione, lo spettacolo che attende oggi i visitatori è davvero incredibile: normalmente sono rappresentati circa 70 disegni, dai 15 ai 90 mq, che reinterpretano la grande tradizione della pittura umbra, così come figurazioni più contemporanee, in un percorso di 1,5 km. Troverete maggiori informazioni sul sito www.infiorataspello.it o visitando il Museo delle Infiorate nel Palazzo Comunale. L’edizione di quest’anno si è svolta in giugno.

Gubbio, in piazza per i Ceri. Credits Buffy1982 / Shutterstock
Gubbio, in piazza per i Ceri. Credits Buffy1982 / Shutterstock

L’evento più iconico della Regione è la Festa dei Ceri di Gubbio. Il 15 maggio, vigilia della ricorrenza di Sant’Ubaldo, l’atmosfera in città è elettrizzante, piena di spiritualità ed energia. Tale complessa intensità rispecchia l’intricata origine della manifestazione che ha sì una profonda valenza religiosa, ma affonda le radici nei riti pagani in onore della dea Cerere (da cui deriverebbe il nome della festa). Tutto ha inizio alle 11.30, in Piazza Grande. Qui ha luogo la cerimonia dell’investitura del primo capitano, che riceve le chiavi e le insegne della città dal sindaco, con la benedizione del vescovo. Si prosegue con la spettacolare Alzata dei ‘ceri’ (manufatti in legno di forma ottagonale, alti 4 m e pesanti quasi 3 quintali) che, dopo tre vertiginosi giri attorno alla piazza, sono portati per la Mostra in città fino alla Chiesa dei Muratori, in Via Savelli della Porta. Ma questo è solo il principio. Nel pomeriggio, i forzutissimi ‘ceraioli’ si caricano sulle spalle le tre mastodontiche strutture, sulla cui sommità sono issate le statue di sant’Ubaldo, san Giorgio e sant’Antonio (rispettivamente protettore dei muratori, dei merciai e dei contadini), e iniziano una corsa a perdifiato verso la Basilica di Sant’Ubaldo. La particolarità è che questa non è una gara: nonostante i ceraioli profondano ogni sforzo per arrivare il più velocemente possibile in vetta, è sempre la statua di sant’Ubaldo a entrare per prima. Il rituale, in definitiva, è una gigantesca rappresentazione, in grado di forgiare in maniera profondissima l’identità degli abitanti della città.

Anche Foligno ha una tradizione molto ben radicata: la giostra della Quintana. Mostrarsi fedele agli occhi del principe oppure affascinante agli occhi delle dame: che cosa conta di più per un cavaliere d’onore? Nel Seicento si era deciso di sciogliere questo dubbio con un torneo equestre fra i rampolli della città. Dal 1946 la Giostra ha ripreso a essere celebrata come rievocazione, durante la quale si sfidano i 10 rioni di Foligno. Di sera, nelle taverne rionali, vengono serviti gustosi piatti secenteschi. Per sapere tutto sulla giostra storica visitate la sezione multimediale allestita a Palazzo Trinci. La Giostra della Sfida si tiene solitamente in giugno, quella della Rivincita in settembre.

Molto interessante, fra le molte altre sparse per la regione, è anche la corsa dell’anello a Narni. Si disputa la seconda domenica di maggio e rappresenta il principale evento dell’anno per tutti i narnesi, che già nelle due settimane precedenti si riversano in strada per sfilate in costume, austere processioni e festeggiamenti vari. Come a Siena o a Gubbio, la città è fieramente divisa in terzieri (Mezule, Fraporta, Santa Maria) rivali fra loro. La corsa ha questo nome perché consiste nell’infilzare con una lancia, correndo al galoppo, un anello, tenuto sospeso da due fili sottili.

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Panorama di Gualdo Tadino. Credits leoks / Shutterstock
Panorama di Gualdo Tadino. Credits leoks / Shutterstock

Esperienze memorabili: dall’enogastronomia all’arte dei tessuti

L’Umbria è il luogo ideale per ritrovare un rapporto autentico con il cibo e con i piaceri della sana enogastronomia. Un riferimento imprescindibile è la Strada dell’Olio DOP “Umbria", che si snoda in un territorio esteso e diffuso, dai Colli del Trasimeno ai Colli Orvietani, comprendendo borghi di grande suggestione come Panicale, Magione, Città della Pieve, Assisi, Spoleto, Trevi e Gualdo Tadino. La DOP Umbria è stata appunto suddivisa in “sottozone”, ovvero aree territoriali dove sono coltivate particolari cultivar grazie a particolari condizioni climatiche. Il risultato è che gli oli possiedono note aromatiche e di gusto diverse che mettono in risalto la tipicità del prodotto.

Oltre al buon olio DOP, che non deve mai mancare, le tavole umbre sono sempre imbandite di molte eccellenze. Si parte dall’Alta Valle del Tevere e da Città di Castello, dove ha luogo una rinomata fiera del tartufo bianco. A Perugia, fulcro artistico ma anche enogastronomico della regione, all’ora dell’aperitivo si può gustare l’immancabile focaccia locale: la torta al testo, farcita con salumi saporiti. Norcia poi, come ben sanno i buongustai, è la terra del tartufo nero e dei salumi, con una tradizione memorabile la cui buona fama ha inizio ai tempi dell’Antica Roma.

Le meravigliose colline vinicole del Sagrantino, in Umbria. Credits iacomino FRiMAGES / Shutterstock
Le meravigliose colline vinicole del Sagrantino, in Umbria. Credits iacomino FRiMAGES / Shutterstock
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Venendo ai vini, l’Umbria ha consolidato la propria identità vitivinicola attraverso la valorizzazione di numerosi vitigni autoctoni, su tutti il Sagrantino. Il nome, che porta con sé la sacralità di questi luoghi, deriva dalla tradizione di consumare il vino durante le feste religiose. Diffuso anni addietro solo nella versione passita, subì una trasformazione quando alcuni viticoltori illuminati e coraggiosi decisero di puntare sulla tipologia secca. Dal forte carattere e dalla intensa trama tannica, il Sagrantino si apprezza di più dopo qualche anno d’invecchiamento, quando raggiunge il perfetto equilibrio di profumi e di gusto. Nato a Montefalco e prodotto anche nell’area circostante (Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo), il Sagrantino ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) nel 1992 grazie all’intuito, alla ricerca e alle sperimentazioni di un’azienda leader del territorio.

Non è finita: a chi apprezza il nettare di Bacco segnaliamo l’adesione dell’Umbria a Cantine Aperte, l’evento di Movimento Turismo del vino. Partecipare è un’occasione non solo per conoscere e apprezzare il vino umbro e l’impegno dei tanti produttori locali, ma anche per riflettere su alcune tematiche di attualità per il settore, tra cui il bere consapevole, la sostenibilità e la solidarietà. Quest’anno l’appuntamento è stato in maggio.

Altri eventi: a Gubbio e Città di Castello tra ceramiche e tessuti

Per concludere con le grandi esperienze della tradizione umbra, davvero intramontabili e capaci di restituire tutta la personalità di questa regione, il consiglio è di soffermarvi, durante il viaggio, sulle ceramiche e i tessuti tradizionali. Le occasioni non mancano, ma prendete nota di questi spunti: per la ceramica, il luogo per antonomasia è Deruta, città nota fin dal Medioevo per questa produzione ma anche Orvieto, Gualdo Tadino e Gubbio in cui si utilizza la tecnica a lustro di origine mediorientale, che con una cottura particolare consente di ottenere colori iridescenti; a Città di Castello vi aspetta il Museo della Tela Umbra, che racconta la storia dell’omonima teleria di lini tessuti a mano da ragazze madri, i cui bambini erano ospitati nell’asilo in funzione nella stessa fabbrica: un pezzo di storia della città e del lavoro femminile. Le sale espositive conservano ‘tovaglie umbre’ o ‘perugine’ rinascimentali, tappeti e biancheria per la casa, oltre ad attrezzi del mestiere come telai e ferri da stiro. Bellissimo anche il Museo Atelier Giuditta Brozzetti, uno degli ultimi laboratori di tessitura a mano d’Italia dove è possibile ammirare in funzione antichi telai del Settecento e dell’Ottocento e conoscerne la storia.

Questi, certamente, sono solo alcuni esempi. Tutta la regione può essere attraversata in lungo e in largo sul filo rosso del buon cibo e, come vi abbiamo raccontato, su quello di attività all’aperto da vivere nel segno del benessere, a tu per tu con l’indiscusso Polmone verde d’Italia. Per avere un quadro completo, visitate il sito Turismo e Vacanze in Umbria.


Iniziate subito il viaggio scaricando la vostra copia gratuita della nostra guida: arte, cibo, vita all’aperto e la vocazione unica che questa regione ha per il viver bene vi conquisteranno.

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