Tra i vulcani di Heimaey, alle isole Vestmannaeyjar, in Islanda
Nere e frastagliate, le 15 isolette Vestmannaeyjar (a volte chiamate Westman Islands) si stagliano in tutta la loro bellezza al largo della costa meridionale dell'Islanda. Le isole hanno avuto origine da vulcani sottomarini circa 11.000 anni fa, tranne Surtsey, il contributo più recente all’arcipelago, che emerse dalle onde nel 1963. Surtsey è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2008, ma data la sua importanza per la ricerca scientifica non è visitabile.
Heimaey è l’unica isola abitata dell’arcipelago. La sua piccola cittadina e il porto riparato si trovano in mezzo a spettacolari
klettur (scarpate) e tra due vulcani minacciosi: l’Eldfell rosso sangue e il conico Helgafell. Oggi Heimaey è famosa per i pulcinella di mare (circa 10 milioni di uccelli vengono qui a riprodursi), per il Þjóðhátíð, il più grande festival all’aperto di tutta l’Islanda che si svolge in agosto, e per il modernissimo museo di vulcanologia.
L’eruzione del 1973
Senza alcun preavviso, all’1.45 del mattino del 23 gennaio 1973 una potente esplosione squarciò il silenzio della notte invernale mentre una fenditura vulcanica lunga 1,5 km si apriva sul lato orientale dell’isola. L’area dell’eruzione si concentrò gradualmente in un cratere conico crescente da cui zampillava lava e fuoriusciva cenere.
I pescherecci a quell’ora di norma avrebbero dovuto trovarsi in mare aperto, ma un forte vento forza 12 nel pomeriggio precedente aveva impedito loro di salpare. Così le condizioni meteo favorevoli e il porto pieno di barche consentirono ai 5273 abitanti dell’isola (tranne 200 o 300 persone) di essere evacuati in terraferma. Incredibilmente, ci fu una sola vittima (morta a causa dei gas tossici).
Nel corso dei cinque mesi successivi su Heimaey si riversarono oltre 30 milioni di tonnellate di lava, che distrussero 360 case e crearono una nuova montagna: il cono di ceneri rosse dell’Eldfell. Un terzo della cittadina rimase sepolto sotto la colata lavica e la superficie dell’isola aumentò di 2,5 kmq.
Con il progredire dell’eruzione, la lava che avanzava minacciava di bloccare il porto e di rendere permanente l’evacuazione: senza l’industria ittica, infatti, non ci sarebbe stato modo di sopravvivere sull’isola. Nel tentativo di rallentare l’inesorabile flusso di roccia fusa, i vigili del fuoco gettarono sulla lava oltre sei milioni di tonnellate di acqua di mare gelata. La lava si arrestò ad appena 175 m dalla bocca del porto e addirittura ne migliorò la forma creando un maggior riparo naturale.
Gli abitanti dell’isola, che erano alloggiati in altre località sulla terraferma presso parenti e amici, seguivano lo spettacolo dell’eruzione in attesa di poter tornare a casa. Finalmente, cinque mesi dopo, l’eruzione cessò alla fine di giugno e due terzi degli isolani tornarono alle loro case per intraprendere ingenti lavori di restauro. Si possono ancora vedere bizzarre formazioni di lava pericolosamente vicine ad alcune case in città e si può esplorare un paesaggio simile a Marte sulla zona orientale dell’isola.
Cosa vedere a Heimaey
La piccola cittadina di Heimaey è incastonata in una fortezza di lava frastagliata; il suo porto si trova all’estremità di un contorto corso d’acqua che scava un sentiero tra alte scogliere piene di nidi di uccelli. Nonostante disti solo qualche chilometro dalla costa islandese, Heimaey sembra trovarsi ad anni luce di distanza, persa fra le gelide acque del Nord Atlantico.
Eldheimar
Oltre 400 edifici giacciono sepolti sotto la lava prodotta dall’eruzione del 1973; al margine della colata di questa ‘Pompei del Nord’ si trova un museo che ruota intorno a una casa dissotterrata da 50 m di pomice. Un tempo era l’abitazione di Gerður Sigurðardóttir, Guðni Ólafsson e i loro tre figli, due bambini e un neonato. Durante l’eruzione la famiglia fu costretta a fuggire nel cuore della notte ed ebbe il tempo di prendere un solo oggetto, un biberon.
Il moderno edificio in pietra vulcanica consente di osservare l’interno dell’abitazione con le pareti crollate e tutti i soprammobili intatti ma rovesciati. Inoltre, ci sono mostre multimediali sull’eruzione e le sue conseguenze, dai momenti più avvincenti ai racconti dei testimoni fino alla storia dei padroni di casa.
Skansinn
Questa incantevole area verde in riva al mare, nei pressi della Skansvegur, ha diversi singolari siti di interesse storico. La struttura più antica dell’isola è Skansinn, un forte costruito nel XV secolo per difendere il porto (senza molto successo: al loro arrivo, nel 1627, i pirati algerini semplicemente approdarono sull’altro versante dell’isola). Le mura furono inghiottite dalla lava nel 1973, ma in parte sono state ricostruite. Sopra le mura si possono vedere i resti delle antiche cisterne dell’acqua, anch’esse danneggiate dalla roccia fusa.
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Eldfellshraun
Chiamata Eldfellshraun, la nuova area che ricorda Marte, creata dalla colata lavica del 1973, è attraversata da un dedalo di sentieri escursionistici surreali che scendono fino al fo te di Skansinn e alle case sommerse dalla lava, poi tutto intorno alla costa orientale, selvaggia e di colore rosso. Qui troverete alcune spiaggette di sabbia nera, il giardino di lava di Gaujulundur e un faro.
Eldfell
Il cono vulcanico alto 221 m di Eldfell apparve dal nulla nelle prime ore del mattino del 23 gennaio 1973. Una volta terminata l’eruzione, il calore del vulcano fornì energia geotermica a tutta Heimaey dal 1976 al 1985. Ancora oggi in alcuni punti il suolo è caldo, tanto che è possibile cuocervi il pane o bruciare la legna. L’Eldfell si raggiunge facilmente dal centro abitato, salendo sulla parete settentrionale del cratere, che è crollata; restate sul sentiero, perché gli abitanti dell’isola stanno cercando di salvaguardare dall’erosione il loro vulcano più recente.
Per raggiungere la cima si deve camminare per circa 1,5 km (un tragitto che richiede da mezz’ora a un’ora); una volta arrivati potreste trovare un forte vento. Spazi limitati dove parcheggiare l’auto sono disponibili alla base del vulcano.
Stórhöfði
A Stórhöfði (122 m), la penisola rocciosa all’estremità meridionale di Heimaey, è stata costruita una ventosa stazione meteorologica. La lingua di terra è collegata all’isola principale da uno stretto istmo (creato dalle colate laviche del vulcano Helgafell 5000 anni fa), e dalla cima si ammirano splendidi panorami. C’è anche un piccolo capanno per il birdwatching, circa a metà strada sulla collina, da cui si possono osservare i pulcinella di mare; dalla prima curva a destra proseguite fino alla fine di un sentiero (indicato da un segnale escursionistico) che passa in mezzo ai pascoli delle pecore.
È possibile scendere alla spiaggia dell’istmo, disseminata di massi, a Brimurð e proseguire in direzione nord lungo le scogliere sulla costa orientale, facendo ritorno lungo una strada poco prima dell’aeroporto. Da giugno ad agosto Kervíkurfjall e Stakkabót sono ottimi punti da cui osservare i pulcinella di mare.