5 cose che farebbe un local a Tokyo

Redazione Lonely Planet
4 minuti di lettura

Tokyo è una di quelle metropoli che affascinano e spaventano: protesa verso il futuro, dall’aspetto urbano fantascientifico, ma con radici storiche profonde che risalgono al tempo dell’antica capitale shōgun. Visitarla andando alla scoperta degli angoli meno noti porterà in superficie un fascino nascosto, che ve la farà amare ancora di più (se possibile!). Ecco come viverla come farebbe un local.

L'incrocio di Shibuya Crossing, a Tokyo, è uno dei più trafficati al mondo. ©Sean Pavone/Shutterstock
L'incrocio di Shibuya Crossing, a Tokyo, è uno dei più trafficati al mondo. ©Sean Pavone/Shutterstock
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1 Fotografia e street food a Ebisu

Il Museo Metropolitano della Fotografia di Tokyo, il principale della città su questa forma d’arte, ha riaperto nel 2016 dopo due anni di ristrutturazione. Oltre alla vasta collezione, ospita mostre itineranti e in autunno ne organizza una su fotografi giapponesi emergenti. 

Il museo si trova nel quartiere di Ebisu, dove, dopo aver appagato il vostro bisogno di arte contemporanea, potrete anche soddisfare bisogni più frivoli, come l’appetito. La gente del quartiere ama Ebisuyokochō, una galleria commerciale retrò piena zeppa di bancarelle che preparano di tutto, dagli umili yaki soba (tagliolini di grano saraceno fritti) alle squisite hotate-yaki (capesante alla griglia). È un posto rumoroso, animato e fumoso, soprattutto la sera del venerdì; arrivate presto per trovare un tavolo. Cercate l’insegna con i tasselli colorati all’ingresso.

2 La cultura dei sentō a Jakotsu-yu 

I sentō sono bagni pubblici vecchio stile, nonché un must per comprendere la cultura giapponese: di solito sono alimentati da acqua del rubinetto (non termale come gli onsen) ma hanno spesso uno charme autentico.

Ma diversamente dalla maggior parte dei sentō, a Jakotsu-yu le vasche sono riempite con acqua termale non trattata, del colore di un tè molto diluito. Ha anche un rotenburo (vasca esterna), incorniciato da rocce e illuminato da lanterne. È un posto accogliente, con indicazioni in inglese e senza restrizioni in fatto di tatuaggi, al contrario di molti bagni pubblici che vietano l’accesso alle persone tatuate, perché i tatuaggi sono prerogativa della yakuza (mafia giapponese).

Geishe in abiti tradizionali camminano verso il Tempio Sensoji a Asakusa, Tokyo. ©Phattana Stock/Shutterstock
Geishe in abiti tradizionali camminano verso il Tempio Sensoji a Asakusa, Tokyo. ©Phattana Stock/Shutterstock
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3 L'antica Edo e Shitamachi

Prima di Tokyo c’era Edo (letteralmente ‘Porta del Fiume’), così chiamata per la sua posizione alla foce del Sumida-gawa. 

La pianta di Edo rispecchiava le divisioni sociali: sull’altopiano a ovest del castello c’era la yamanote (letteralmente ‘la mano della montagna’), dove sorgevano le ville dell’élite feudale. A est, lungo le rive del Sumida-gawa, i chōnin vivevano in caseggiati di legno nelle zone densamente popolate della shitamachi (le zone basse di Edo).

Le zone orientali dell’antica Shitamachi, come Asakusa, sono ancora oggi un groviglio di vicoli densamente popolati, con una prevalenza di edifici tradizionali, laboratori artigianali e negozietti. La parola shitamachi è tuttora usata per descrivere quei quartieri che meglio incarnano lo spirito della vecchia Edo. Le persone le cui famiglie vivono da più generazioni in tali zone si autodefiniscono edokko (‘figli di Edo’).

Sempre più spesso, anche chi per nascita proviene da altre parti subisce il fascino di questi quartieri, che offrono la vicinanza e il calore umano che mancano nelle zone più recenti della città.

Hoppy-dōri

Qui, su entrambi i lati della strada nota comunemente come Hoppy-dōri (‘hoppy’ è una bevanda al malto) le bancarelle alimentari preparano sgabelli e tavolini per i clienti che dalle 12 fino a tardi mangiano economici yakitori (spiedini di pollo e verdure alla griglia). Lasciatevi catturare dall’atmosfera quotidiana e preparatevi a trascorre un una serata da vero local.

La strada pedonale di Shibuya, Tokyo ©Sean Pavone/Shutterstock
La strada pedonale di Shibuya, Tokyo ©Sean Pavone/Shutterstock

4 Shibuya meglio di Snapchat

L’aspetto pop del Giappone vive a Shibuya. Ma per un benvenuto intenso arrivateci in metropolitana, dove al piano 2F, sul percorso per la linea Inokashira, vi accoglierà il murales di Okamoto Tarō, Il mito di domani (1967). Si tratta di un’opera inquietante, lunga 30 metri, che raffigura l’esplosione della bomba atomica a Hiroshima. Fu commissionato da un hotel di lusso messicano, ma scomparve due anni dopo; fu ritrovato soltanto nel 2003 e nel 2008 fu installato nella stazione di Shibuya. 

Uscendo dalla metropolitana, però, sarà il quartiere a colpirvi: un continuo flusso di gente, luminosi schermi video e un vociare ininterrotto. Questo è il cuore pulsante della cultura giovanile di Tokyo, dove la moda è appariscente, le strade sono vivaci e i locali notturni restano aperti fino all’alba. È un luogo da non perdere se volete scoprire la cultura pop della capitale

E per non farvi mancare nulla, provate i purikura, il must degli adolescenti. Purikura è l’abbreviazione, con pronuncia alla giapponese, di ‘print club’, cioè cabine fotografiche: qui le foto ritoccate in digitale eliminano ogni imperfezione e aggiungono occhioni da cerbiatta e lunghe ciglia (come se foste usciti da un anime). Fatevi belli, mettetevi in posa e decorate le immagini con le penne per touch screen. Purikura no Mecca ha le migliori cabine. I gruppi di soli uomini non possono entrare.

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5 Libri e curry

Il quartiere di Jinbōchō è anche conosciuto come Il quartiere dei libri e ospita oltre 170 librerie che vendono nuovo e usato. In mezzo alle traballanti pile di volumi c’è di tutto, dalle vecchie guide dell’antico quartiere del piacere di Yoshiwara agli introvabili spartiti della vostra sinfonia preferita. Ci sono anche molti caffè e ristoranti di curry, questo perché i bibliofili giapponesi considerano il curry il pasto ideale: si mangia con il cucchiaio, lasciando l’altra mano libera per reggere un libro.

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