Primo viaggio a Sarajevo

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Sarajevo ha una vanità ritrosa, ama farsi guardare ma esprime il massimo del suo potere seduttivo a chi la ammira da lontano, dall’alto delle colline che la abbracciano: allora svela la ricchezza della sua architettura, una foresta di minareti, cupole e guglie che sospingono in lontananza gli sfrontati simboli della modernità dalle altezze vorticose. La città dove l’Est incontra l’Ovest è una girandola di immagini che alterna i simboli dell’islam a quelli del cristianesimo, sovrappone l’eleganza dell’art nouveau alla spigolosità del razionalismo socialista, proietta nelle atrocità della guerra dalla pace ovattata di luoghi di culto immersi nel silenzio.

Ponte a Sarajevo
Il ponte Seher-Cehaja sul fiume Miljacka, Sarajevo ©Pete Seaward/Lonely Planet
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Churchill disse che i Balcani producono più storia di quanta riescano a consumarne, e Sarajevo in questo è imbattibile. Se vi attrae la prospettiva di viaggiare nel tempo e nello spazio nel giro di pochi metri, nella capitale della Bosnia-Erzegovina potrete sobbalzare dal presente al passato e dall’Est all’Ovest senza avere neanche il tempo di capacitarvene. Percorrendo la via Sarači e il suo prolungamento Ferhadija passerete da Istanbul a Vienna, per poi raggiungere Mosca seguendo il lungo corso intitolato al maresciallo Tito – i sarajevesi si divertono a sintetizzare così la grande varietà architettonica della capitale.

Moschea Sarajevo
Tetti di terracotta nel quartiere Baščaršija, Sarajevo ©Pete Seaward/Lonely Planet

Una storia multiculturale

Baščaršija, un intrico di stradine lastricate di pietre bianche ed edifici bassi, è il cuore ottomano della città e con la sua moltitudine di negozietti mantiene in vita l’atmosfera del suq che occupava la zona già nel XVI secolo.

All’estremità sud-orientale del quartiere fa bella mostra di sé la Biblioteca Nazionale, uno dei simboli della Sarajevo multiculturale e la testimonianza del prezzo che questa città ha pagato per essere da sempre un terreno dove si incontrano mondi diversi: l’architettura pseudomoresca incarna la commistione del gusto asburgico con quello locale islamico, mentre la sua storia, dall’inaugurazione come municipio nel 1896 alla trasformazione in tempio della cultura in grado di calamitare studenti e intellettuali di ogni fede ed etnia, fino all’irrimediabile incendio nel corso dei 1395 giorni di assedio negli anni ’90, ci dà uno scorcio completo di glorie e tragedie della Sarajevo nel Novecento. Nella forma attuale, lucente e splendida come forse non è mai stata, l’ex biblioteca ci parla anche della volontà di rinascita che ha segnato il dopoguerra: l’interno è un incanto di archi e vetrate policrome che vi faranno tornare in mente la prima volta in cui da bambini avete poggiato l’occhio su un caleidoscopio.

I patiti della storia potranno entrare nel vivo dell’attentato di Sarajevo, l’episodio che fornì il pretesto per lo scoppio della prima guerra mondiale: ne fu teatro il Ponte Latino, dove il 28 giugno 1914 l’arciduca d’Asburgo Francesco Ferdinando fu assassinato insieme alla moglie Sofia.

A completare il quadro c’è tutta l’architettura socialista, con le sue brutture ma anche gli audaci interventi edilizi per creare spazi residenziali (ai tempi) innovativi, come Ciglane.

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caffè bosniaco
Un caffè bosniaco © Annalisa Bruni / Lonely Planet Italia

Caffè, scacchi e ironia

Sarajevo ha molte carte da giocare e sa affascinare anche chi è non incline a rimuginare sul passato: è un’accogliente capitale europea dal volto umano, dove la consuetudine di bere un caffè (rigorosamente bosniaco, guai a voi se lo definite turco!) è ancora un rituale che richiede tempo e implica una buona dose di zucchero e di condivisione sociale. Mettete da parte la fretta dei nostri espresso e adagiatevi nella convivialità delle kafane, luoghi dove nessuno vi farà pressione per liberare il tavolo, anche se avete finito la consumazione e ne avete già quasi dimenticato il gusto. Siete in una città dove persino il gioco degli scacchi assume una dimensione comunitaria: passeggiando in centro, nell’area dall’evocativo nome di Piazza della Liberazione (Trg Oslobođenja), potreste imbattervi in un crocicchio di uomini che, con sguardi dubbiosi e gesti appena accennati, suggerisce le mosse agli sfidanti intenti a spostare torri, cavalli e dame, alti grosso modo mezzo metro, in una grande scacchiera disegnata nel selciato.

Se in queste situazioni conviviali vi capiterà di scambiare qualche chiacchiera con la gente del posto, in inglese o in un improbabile mix di italiano e bosniaco coadiuvato da qualche sorso di rakija, la grappa locale, scoprirete un popolo dall’atteggiamento sorridente malgrado le ferite ancora non rimarginate dell’ultima guerra (chi vuole approfondire il tema troverà diversi tour e musei dedicati al conflitto degli anni ’90) e incline all’ironia e all’autoironia fino a spiazzarvi. “Questa mostra è temporanea” mi ha detto una volta una bigliettaia in un museo, prima di aggiungere con un sorriso beffardo “come tutto in Bosnia, d’altronde”.

Veduta di Sarajevo
Sarajevo vista dall'alto © Annalisa Bruni / Lonely Planet Italia
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Sarajevo vista dall’alto

I viaggiatori più dinamici apprezzeranno la vicinanza dei monti ‘olimpici’ (Trebević, Bjelašnica, Igman e Jahorina), così chiamati in ricordo dei XIV Giochi Olimpici Invernali che dall’8 al 19 febbraio 1984 puntarono sulla Sarajevo ancora iugoslava i riflettori del mondo intero: un momento di gloria e successo cui la città sembra pensare ancora con malinconica nostalgia. Gli sciatori potranno intrattenersi sulle piste ben attrezzate e nella bella stagione sentieri escursionistici di tutti i livelli di difficoltà accolgono gli amanti delle camminate nel verde. Per un’immersione in un angolo di natura ancora poco sfruttato, fate rotta verso le cascate di Skakavac, appena 12 chilometri a nord dell’area urbana.

In soccorso di chi vuole godere la vista dall’alto su Sarajevo senza scarpinare a lungo, dall’aprile 2018 è rientrata in funzione la funivia che porta dal centro direttamente sul monte Trebević: 8 minuti di viaggio, costi modici, fatica zero, aria tersa e punti panoramici perfetti per foto da condividere subito sui social… da non perdere, insomma.

Le alture non vi interessano ma la vista sui tetti e sulle cupole vi affascina? Fate una passeggiata fino alla Fortezza Gialla, prendete l’ascensore che in un attimo vi porta alla terrazza della Avaz Twist Tower, al 36° piano, oppure bevete un caffè nel bar al nono piano dell’Hotel Hecco: tre prospettive diverse, ma tutte appaganti.

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Bosnia-Erzegovina
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