Oslo: un pomeriggio perfetto

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A spasso per la capitale alla ricerca dei grandi miti urbani. Dalla penisola di Bygdøy allo spettacolare teatro dell'opera con un'incursione finale nel Greenwich Village di Oslo.

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Oslo: un pomeriggio perfetto

Per prima cosa il mare, che poi è quello dell'Oslofjord, l'insenatura che da secoli accoglie la città, i suoi re e i suoi viaggiatori. Lo andiamo a cercare a piedi lungo Karl Johans Gate, l'arteria a tratti pedonale costellata di luoghi da non perdere. Ci accompagna la nostra amica Silvia Corfù, grande viaggiatrice nata in Svizzera, vissuta in Canada e da quasi un decennio "local" di Oslo. Le abbiamo chiesto di raccontarci la giornata tipica di chi vive in città nel video qui sotto.

Incontriamo subito lo Stortinget, il Parlamento in mattoni gialli che da anni dialoga con sua maestà re Harald V. Lungo la strada che porta li' abbiamo passato la Cattedrale, la Domkirke, proprio mentre si era alle prese con i funerali di Wenche Foss, grande attrice di teatro e cinema, una Liz del nord. Quando si dice il bello della diretta.

A proposito di teatro, proprio di fronte al parlamento da non perdere il Nationaltheatret, con la statua pensosa e immaginifica di Henrik Ibsen. L'autore di Casa di bambola veniva a bere l'aquavit qui vicino, al Grand Café accanto all'hotel dal quale si affacciano i vincitori del Nobel per la pace. Il premio viene ritirato a Oslo e non a Stoccolma perché Alfred Nobel, svedese, riconosceva nei norvegesi un popolo pacifista. Per trovare il luogo dove il premio viene consegnato, invece, bisogna proseguire come abbiamo fatto noi: davanti all'insenatura di Aker Brygge si trova il Radhus, il municipio dalle torri gemelle completato in stile funzionalista nel 1950 per i novecento anni di Oslo. Fate un salto qui il dieci dicembre, giorno della consegna, anche se non pensate di vincere.

Ad Aker Brygge, finalmente, ecco il mare. Da qui la vista spazia sulla fortezza di Akerhus e da qui parte il traghetto n. 91 che ci porta a Bygdøy, penisola a est centro, letteralmente "l'isola dei palazzi". E infatti a Bygdøy trionfa l'edilizia residenziale, il meglio che si possa immaginare in quanto a norwegian mood & wood. Qui la famiglia reale ha scelto di costruire un proprio elegante e garbato buen retiro sotto il segno dello charme e della ricchezza non ostentata tipici della Norvegia. Non aspettatevi qualcosa di sotto tono, però.

Qui, soprattutto, è di casa l'epopea dei grandi esploratori norvegesi. Basta entrare in musei come il Frammuseet o il Kon-Tiki Museet per avere la pelle d'oca, se si amano avventura e mare. Il primo ospita la nave Fram, usata da Fridtjof Nansen e Roald Amundsen nei loro viaggi rispettivamente al Polo Nord e al Polo Sud. Sapere che quest'anno ricorre il centesimo anniversario dell'impresa di Amundsen e il centocinquantesimo dalla nascita di Nansen rende ancora più emozionante la visita. 

Nel secondo museo, poi, trionfa la personalità di Thor Heyerdahl, l'esploratore norvegese temerario e visionario (mai assonanza fu più calzante) che nel 1947 navigò dal Perù alla Polinesia a bordo della zattera di balsa Kon-Tiki nel tentativo di dimostrare l'origine americana e non asiatica dei polinesiani. Poco importa che la sua teoria sia stata in seguito smentita, perché Heyerdahl occupa a pieno titolo il suo posto nella grande triade dei norvegesi innamorati del mare e dei viaggi, insieme a Nansen e Amundsen. Vedere il Kon-Tiki, toccare con mano un pezzo del suo legno di balsa non ha prezzo, nemmeno in Norvegia, anche perché l'ingresso è libero con Oslo Pass.

Chiudiamo con una passeggiata lungo il piano inclinato in marmo di Carrara che conduce alla sommità dell'Opera di Oslo (den Norske Opera og Ballett), inaugurata con grande risonanza internazionale nell'aprile 2008. Il tratto caratteristico di questo capolavoro dello studio Snøhetta (lo stesso pool di architetti della nuova Biblioteca di Alessandria e del National September 11 Memorial & Museum di Ground Zero) e' questo: non esiste soluzione di continuità tra la città e il teatro. A qualunque ora del giorno si può salire in cima per ammirare il panorama, scattare foto o prendere il sole in bikini. L'interno, poi, non delude le attese, con le poltrone Frau che accolgono gli spettatori in sala, i rivestimenti in quercia tedesca e la sensazione che ogni dettaglio, dalla luce all'aria che si respira, sia curato da una regia molto attenta. Un posto, per finire con un riferimento letterario, che sarebbe piaciuto a Melville: candido e marmoreo, gli avrebbe ricordato la "bianchezza della balena". Ma per nostra fortuna Moby Dick non naviga davanti a Oslo.

Dopo aver volato tanto in alto nel mito, sigilliamo la giornata nell'atmosfera underground di Grunerlokka. Scegliamo il messicano del Mucho Mas e anche questo volto di Oslo, multietnico e global friendly, ci gusta mucho.

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