Al Ula, la gemma segreta del deserto arabico

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Segreto ben custodito, tesoro riscoperto, angolo di deserto rivelato al mondo. Così viene descritta Al Ula, in Arabia Saudita: una località che è da poco finita nel radar di un numero crescente di viaggiatori, ma che ha alle spalle una storia antichissima, le cui tracce sono giunte fino a noi disseminate in un suggestivo deserto di sabbia e roccia rossa. E non è un caso che le numerose tombe preislamiche dei dintorni si siano guadagnate il soprannome di "l'altra Petra".

Le formazioni di roccia rossa intorno ad Al Ula
Le formazioni rocciose intorno ad Al Ula © Yousef Albalawi/EyeEm/Getty Images
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La parte settentrionale dell’Arabia Saudita è la più ricca di storia preislamica. Tra falesie di roccia rossa, dune di sabbia e folti palmeti, proprio qui si concentrano affascinanti rovine e antiche tombe scolpite nella roccia: uno spettacolo suggestivo che ricorda quello di Petra, in Giordania. Nell’Arabia Saudita settentrionale sorge anche Al Ula, remota cittadina di poco più di cinquemila abitanti annidata in un’ampia vallata desertica.

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Fondata nel VI secolo, Al Ula è stata a lungo, con il nome di Dedan, la capitale del regno dei Lihyaniti, antica popolazione araba. Fu saggiamente edificata in una posizione strategica: non solo in un’oasi con acqua e terreno fertile, ma anche lungo la cosiddetta Strada dell’incenso, cioè la via commerciale lungo cui viaggiavano i mercanti di spezie, seta e altri articoli preziosi. Della plurisecolare storia di questa città oggi restano vari siti archeologici preislamici, con tombe e rovine che sono considerate fra le massime espressioni dell’architettura tradizionale di questa zona dell’Arabia Saudita.

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Una delle tombe di Hegra (Madain Saleh), vicino ad Al Ula
Una delle antiche tombe nei pressi di Al Ula © Gimas/Shutterstock

Cosa vedere ad Al Ula

Il viaggio nel tempo inizia già nel cuore di Al Ula, dove si può inseguire il passato passeggiando nella città murata, tra case in mattoni di pietra e fango, e cercando la tantura (meridiana) e l’antica moschea. Una salita moderatamente impegnativa, che dura poco meno di un’ora, conduce invece all’Al Ula Fort, la fortezza in arenaria rossa, con vista mozzafiato sulla valle circostante, che gli abitanti del villaggio costruirono nel VI secolo. Il fascino aumenta dirigendosi verso il sito di Jebel Khuraibah, dove sono state trovate le rovine di una vecchia città fortificata e alcune tombe rupestri. La più impressionante è senz’altro la “Lion Tomb”, che ha due leoni scolpiti ai lati dell’ingresso.

Elephant Rock sotto la via Lattea
Elephant Rock sotto la via Lattea © Osama Ahmed Mansour / Shutterstock
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Leoni a parte, Al Ula è famosa anche per un altro animale scolpito nella roccia: un elefante. Questa volta, però, gli artigiani sono il vento, la pioggia e il tempo. La cosiddetta Elephant Rock è infatti una formazione rocciosa alta 52 metri che nel corso di milioni di anni è stata erosa fino ad assumere una forma che, a detta dei più, ricorda quella di un pachiderma. Il monumento naturale si trova a circa 20 minuti di auto dalla città vecchia, in un’area servita da un bar.

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Un edificio di specchi in mezzo al deserto

Una novità recente è invece Maraya, installazione architettonica che si trova nella valle di Al Ula, a una ventina di minuti in auto dalla città. Maraya in arabo significa “specchio” e questo edificio, un vero e proprio pezzo d’arte, è infatti il più grande edificio di specchi al mondo. All’interno ci sono auditorium, sale e un ristorante di lusso (Maraya Social). L’ingresso a Maraya è consentito solo se invitati a un evento oppure se ci si reca al ristorante, ma la bellezza di questo luogo si gode in realtà soprattutto dall’esterno, con gli oltre novemila pannelli che riflettono scenograficamente il cielo e il deserto circostante.

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Madain Saleh, il primo Patrimonio Unesco dell’Arabia Saudita

Imperdibile la tappa a Madain Saleh, la "Petra dell’Arabia Saudita". Siamo a circa venti chilometri da Al Ula, nel primo Patrimonio Unesco dell’Arabia Saudita (il riconoscimento è arrivato nel 2008). Nel sito, noto anche come Hegra, si trovano circa 130 tombe scolpite e scavate roccia che fondono elementi architettonici babilonesi, nabatei e greco-romani. Dislocate in un territorio che si estende per più di 13 chilometri quadrati, le tombe spiccano per svariate caratteristiche: quelle della zona di Al Khuraymat sono tra le meglio conservate, mentre quelle di Al Mahajar sono tra le più antiche. Qasr Farid, nella parte meridionale del sito, è la tomba più imponente: un impressionante monolite di roccia che al tramonto si tinge di rosa e oro. Nell’area sono state rinvenute anche testimonianze architettoniche non funerarie, ad esempio i pozzi (più di sessanta) e Al Diwan, una “sala” scavata dentro una falesia in cui probabilmente si tenevano banchetti sacri. Per visitare Madain Saleh è consigliabile affidarsi a tour organizzati, dal momento che non è possibile guidare in autonomia nel sito.

Una delle tombe nel sito di Madain Saleh - Hegra
Una delle tombe nel sito di Madain Saleh, detto anche Hegra © cpaulfell/Shutterstock
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L’Unesco ha inserito tra i patrimoni dell’umanità anche Jabal Ikmah, la “biblioteca a cielo aperto” di Al Ula: una montagna di arenaria, originariamente un luogo di culto, che conserva centinaia di iscrizioni che in alcuni casi risalgono anche a 2500 anni fa. Anche qust’area è visitabile tramite tour organizzati. 

Come arrivare ad Al Ula

Al Ula è dotata di un aeroporto internazionale, il Prince Abdul Majeed bin Abdulaziz, che si trova a circa 30 chilometri dalla città. Esistono altrimenti linee di bus che collegano Al Ula alle principali città della zona, tra cui Tabuk, Medina e Riyadh.

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Destinazioni in questo articolo:

Arabia Saudita
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