Le migliori 10 città del mondo secondo Tony Wheeler, fondatore di Lonely Planet

Redazione Lonely Planet
9 minuti di lettura

In occasione del lancio del nuovo Libro delle Città abbiamo chiesto a Tony Wheeler, co-fondatore di Lonely Planet, quali sono le metropoli che più gli sono rimaste impresse durante i suoi viaggi in giro per il mondo. Il risultato è questa classifica delle migliori 10 città del mondo.

Lo skyline di Berlino con la celebre torre della TV e il fiume Sprea. ©canadastock/Shutterstock
Lo skyline di Berlino con la celebre torre della TV e il fiume Sprea. ©canadastock/Shutterstock
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Berlino

Non sono mai stato
 a Berlino ai tempi della cortina di ferro, quando esistevano due città, Berlino Ovest e Berlino Est. Questo è uno dei miei
 più grandi rimpianti di viaggiatore. Nel 199, 
due anni dopo la caduta del Muro, alcuni amici berlinesi mi trascinarono 
a Berlino da Francoforte. ‘Puoi ancora cogliere la differenza tra est e ovest’, insistettero, ‘se aspetti, 
le due città si fonderanno, mentre adesso esistono ancora mondi diversi zwischen Ost und West’. Avevano ragione, lo dimostrava anche il numero di Trabant in giro per le strade. Più di recente non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di trovarmi nel posto giusto nel momento in cui si verificava un potenziale grande cambiamento mondiale. Il giorno delle elezioni presidenziali americane, nel novembre 2016, ero proprio in prima linea, a San Francisco.

Il centro di Dubai avvolto nella foschia mattutina©Naufal MQ/Getty Images
Il centro di Dubai avvolto nella foschia mattutina©Naufal MQ/Getty Images

Dubai

La scintillante città degli Emirati Arabi tende a dividere la gente. Molti visitatori – e a Dubai quasi tutti sono visitatori, gli arabi del Golfo Persico sono un’esigua minoranza – la amano, sia che siano ospiti per un breve soggiorno, sia che vi risiedano per lavoro a lungo termine. I turisti si godono una magnifica vacanza e ignorano 
i confronti con Blackpool
 o Las Vegas. Gli immigrati dai paesi in via di sviluppo sono trattati da cani e lavorano come schiavi, ma rimettono ai paesi d’origine denaro a borsate. Poi c’è la piccola minoranza di chi odia Dubai e tutto ciò che rappresenta. Io cerco di essere equilibrato. Sono passati vent’anni dalla mia prima visita, quindi, anche se non ho avuto occasione di vedere Dubai quando era un forte e un palazzo di fango e corallo attorniato da tende, sicuramente ad alcuni cambiamenti ho assistito. Durante l’ultima visita ho viaggiato sulla modernissima Dubai Metro, ho dato un’occhiata a una delle follie di Dubai (le Palm Islands), ho provato un’altra assurdità (le piste di sci nel Mall of the Emirates) e ho scoperto con sollievo che potevo ancora attraversare il Dubai Creek in un tradizionale abra. Almeno queste vecchie imbarcazioni in legno sono sopravvissute.

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Un risciò a Georgetown, Penang, Malaysia ©filmlandscape/Getty Images
Un risciò a Georgetown, Penang, Malaysia ©filmlandscape/Getty Images

George Town

Spesso viene chiamata Penang, ma quella è l’isola, che dista una breve traversata in traghetto (assai più romantica del ponte) dalla Malaysia peninsulare. Ci arrivai per la prima volta nel 1974, dopo un trekking verso nord attraverso Sumatra, mentre facevo le ricerche per la primissima edizione di Southeast Asia on a Shoestring di Lonely Planet. Tutte le volte che ci sono tornato, l’atmosfera, l’essenza, lo spirito di George Town erano sempre gli stessi. È una città incantevole con una consistente popolazione cinese e si è conservata assai meglio di Singapore, che è più grande e ha una percentuale di abitanti cinesi decisamente superiore. Fare una passeggiata per le vie del centro, con i loro portici pittoreschi, è ogni volta un piacere, al quale negli ultimi tempi si è aggiunta l’attrattiva della street art. Pur essendo sempre un’ottima meta per backpacker, proprio come ai tempi della mia prima visita, oggi George Town offre anche vari raffinati boutique hotel.

La veduta su Hobart dal monte Wellington, Tasmania©em7nara/Getty Images
La veduta su Hobart dal monte Wellington, Tasmania©em7nara/Getty Images
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Hobart

È la più piccola tra 
le capitali degli stati australiani, ma è anche
 la seconda città più antica in Australia dopo Sydney. Hobart è un concentrato 
di storia australiana. 
La zona del porto appare esattamente come dovrebbe essere un porto trafficato, specie nel periodo tra Natale 
e Capodanno, quando 
è il traguardo della Sydney to Hobart Yacht Race, una delle grandi regate veliche (ebbene sì, una volta
l’ho fatta). Nonostante tutte le sue attrattive urbane, Hobart è anche un importante punto di partenza sia per alcuni dei più bei trekking nel bush australiano, sia per i viaggiatori diretti a sud verso l’Antartide. Ma c’è un’attrazione a Hobart che nessun visitatore dovrebbe perdersi, la straordinaria collezione d’arte personale di David Walsh al Museum of Old & New Art. Controverso e molto discusso, il MONA è subito diventato la principale tentazione della città.

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Il libro delle città

La città di Hong Kong vista dalla cima Victoria ©Maythee Voran/Shutterstock
La città di Hong Kong vista dalla cima Victoria ©Maythee Voran/Shutterstock
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Hong Kong

Spesso la gente mi chiede quale sia stato il cambiamento più grande nella mia vita di viaggiatore, ed è facile rispondere l’avvento di internet, con la possibilità di fare le cose facilmente e all’istante. Oppure la comparsa dei jumbo e poi il proliferare delle compagnie low-cost, che consentono di viaggiare di più e spendere meno. Ma per me il vero, grande cambiamento si è verificato dopo il mio primo viaggio a Hong Kong ed è stato l’apertura della Cina. Prima, quasi il 20% della popolazione mondiale era avvolto nel mistero. Hong Kong non è solo una delle maggiori vie d’accesso per e dalla Cina, ma è stata anche, in origine, il buco
 di Alice nel Paese delle Meraviglie per raggiungere il regno proibito. Negli anni ’80 era nella Chungking Mansions a Kowloon, quel guazzabuglio sgangherato di esercizi commerciali locali e guesthouse a prezzi stracciati, che i viaggiatori indipendenti si procuravano i visti non ufficiali per la Cina.

La Kaaba, Mecca ©prmustafa/Getty Images
La Kaaba, Mecca ©prmustafa/Getty Images

La Mecca

Ci sono circa 30 città nel Libro delle città che non ho ancora visitato, e molte 
di queste si trovano nella mia lista dei desideri (prima fra tutte Asmara). Mi sorprende di non essere mai riuscito a vederne alcune: innanzitutto Québec, Charleston, Kampala e Lipsia. E ce n’è una che sicuramente non visiterò mai: La Mecca. Come ogni appassionato di viaggi, provo una grande ammirazione per Richard Burton, il traduttore del Kama Sutra. Per prepararsi al suo viaggio del 1853, Burton studiò a fondo l’islam, imparò l’arabo e si fece circoncidere. Io ho visitato l’altra città proibita saudita, Medina, se può valere essere atterrato all’aeroporto di Medina. L’aeroporto si trova fuori dalla zona vietata agli infedeli, quindi ero in regola. Noleggiai un’auto e chiesi indicazioni per Madain Saleh, la Petra dell’Arabia Saudita. ‘Fuori dall’aeroporto giri a sinistra, prenda la superstrada per Medina ed esca a Madain Saleh’, mi spiegò l’impiegato. ‘E se manco l’uscita?’, domandai. ‘Non voglio morire’. ‘Non può non vederla’, mi disse. Aveva ragione: dopo pochi chilometri, sulla superstrada c’era un cartello che diceva: ‘Tutti i non credenti prendano la prossima uscita’.

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Gli inconfondibili neon di Times Square a New York ©Marcio Jose Bastos Silva/Shutterstock
Gli inconfondibili neon di Times Square a New York ©Marcio Jose Bastos Silva/Shutterstock

New York City

Quando ci andai per la prima volta, avevo quasi
 10 anni. Ricordo un mare di taxi, l’Empire State Building e questa cosa meravigliosa nella nostra camera d’albergo: una TV. L’ho visitata più di 30 volte, ma la Grande Mela non finisce mai di deliziarmi. In un viaggio recente ho percorso a piedi tutta Broadway, l’unica strada che corre da un’estremità di Manhattan all’altra. Sono partito verso la Statua della Libertà, e 
13 miglia (22 km) dopo ho attraversato il ponte verso il Bronx. Forse la prossima volta girerò la periferia in bici. Ho anche fatto un intervento al New York Yacht Club (parlando di archeologia, non di vela), mangiato in vari ristoranti, bevuto in troppi bar, sono andato in locali di cabaret e ho assistito a una partita dei New York Yankees. L’ho girata in autobus, metro, traghetto, bici e a piedi. Sono partito e atterrato nei tre principali aeroporti, LaGuardia, Newark e Kennedy: la prima volta arrivai all’aeroporto di Idlewild, molto tempo prima che diventasse il JFK, e una volta sola ci arrivai con il Concorde. Sono anche partito da New York su un transatlantico Cunard. Ma non mi sono mai fermato per più di due settimane: un soggiorno lungo, tipo tre mesi, è ancora nella mia lista dei desideri.

Un tuffo nella baia di Casco Viejo, con Panama City sullo sfondo ©Mark Read/Lonely Planet
Un tuffo nella baia di Casco Viejo, con Panama City sullo sfondo ©Mark Read/Lonely Planet
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Panamá

Mi trovavo nella zona, avevo qualche giorno 
a disposizione, le chiuse
 del nuovo Canale di Panamá stavano per essere aperte e io avevo sempre desiderato attraversare il canale. Inoltre la città aveva ricevuto molta pubblicità dal confronto con Dubai. Questa, si diceva, era la città innovativa equivalente nel Centro America. Il viaggio sul canale, la città vecchia, i bar e i ristoranti furono tutti ampiamente all’altezza delle mie aspettative. Inoltre non mi ero reso conto che questo fosse un centro così importante per il birdwatching. ‘Il canale è il punto d’incontro tra le Montagne Rocciose del Nord America e le Ande del Sud America, per cui qui si trovano uccelli di entrambi i continenti’, mi spiegò la mia guida di birdwatching. Ma la grossa sorpresa arrivò proprio il primo giorno, quando Panamá conquistò all’improvviso le prime pagine dei giornali a causa di qualcosa chiamato Panama Papers. Mi precipitai agli uffici della Mossack Fonseca, epicentro dello scandalo, per farmi un selfie.

La metro di Pyongyang Metro alla stazione Chŏnu ©George Pachantouris/Getty Images
La metro di Pyongyang Metro alla stazione Chŏnu ©George Pachantouris/Getty Images

Pyongyang

Non è la città più bella, più gradevole o più divertente che abbia mai visitato,
 ma Pyongyang è senza il minimo dubbio la più eccentrica. Ho visitato la capitale della Corea del Nord una volta sola e sono sicuro che non sarei il benvenuto in una seconda visita, ma perché andare a Hollywood o a Las Vegas, due città di finzione, quando si può andare 
in una vera città finta? ‘Cos’è quello?’, vi chiedete vedendo il grattacielo di 105 piani a forma di piramide del Ryugyong Hotel, che dopo 30 anni non ha ancora accolto i suoi primi ospiti. Un hotel di 3000 camere è proprio ciò di cui ha bisogno una città che nessuno visita, vero? A Pyongyang, anche quando qualcosa non è falso si tende a pensare che lo sia. Fino al 2010 ai turisti era consentito l’uso della metropolitana solo tra due stazioni, per cui si diffuse una teoria della cospirazione secondo la quale queste due stazioni erano le uniche esistenti e le persone del posto che si incontravano sui treni della metropolitana (tutti riciclati da Berlino) erano figuranti. Non era vero, ma di certo sembrava possibile.

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Il profilo ricco di storia e mistero della Valletta. Malta ©Anton Zelenov/Getty Images
Il profilo ricco di storia e mistero della Valletta. Malta ©Anton Zelenov/Getty Images

Valletta

La capitale dell’isola di Malta mi ha tolto il respiro. È una città molto solida 
e tangibile: evidentemente le crociate e la pirateria fruttarono grandi risorse 
ai tempi dei Cavalieri di Malta, i quali di sicuro le spesero per costruire edifici di estrema eleganza: una cattedrale, palazzi, fortezze, strade grandiose, imponenti mura di cinta. Non c’è da meravigliarsi che la città fosse soprannominata ‘Superbissima’, una sottile frecciata al suo titolo ufficiale di Humilissima Civitas Valettae. E quando ci si stanca di tutta quella bellezza barocca, c’è il resto dell’isola da esplorare, in particolare, per me, gli antichi siti dei templi megalitici, che risalgono a una Malta molto più antica.

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