Un surf camp a Fuerteventura per sintonizzarsi con l’oceano

Distante circa 120 chilometri dalla costa africana, Fuerteventura è geologicamente la più antica delle Isole Canarie, arcipelago di isole subtropicali spagnole. Ormai riconosciuta come destinazione surf per eccellenza, vanta numerosi spot ideali sia per principianti che per esperti. Se amate gli sport outdoor e la natura e siete alla ricerca di un viaggio che vi faccia entrare in contatto con persone dalla mentalità affine, ecco a voi informazioni e consigli pratici per organizzare un surf camp a Fuerteventura.

surf a Fuerteventura Canarie
Fuerteventura è un angolo di paradiso per gli amanti degli sport outdoor ©simone tognon
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Cartello "Zona surf" a Piedra Playa, El Cotillo, Fuerteventura
Piedra Playa, località El Cotillo, è un famoso surf spot al nord di Fuerteventura © Chiara Corradossi

Il mio istruttore si chiama Andy, vive a Fuerteventura da cinque anni ed è nato a Barcellona. Gli chiedo come abbia imparato a surfare. “Ho comprato una tavola e mi sono buttato in acqua”, mi risponde. Prima svolgeva un lavoro d’ufficio nella sua città natale e riusciva a fare surf solamente nel fine settimana. Mi racconta che per avere quarantott’ore piene di onde soddisfacenti, partiva ogni venerdì sera con il pullman notturno per raggiungere i Paesi Baschi. Andy appartiene al numeroso gruppo di spagnoli continentali ed expat che hanno scelto quest’isola delle Canarie come seconda casa: i quasi trecento giorni di sole all’anno e i paesaggi vulcanici, brulli e rossi, a contrasto con le sterminate spiagge bianche bagnate dall’oceano sono motivazioni indubbiamente valide. Heather mi racconta di aver lasciato San Francisco quasi quarant’anni fa e che se non leggesse il giornale, sarebbe convinta di vivere in paradiso. Alla sera vende i suoi gioielli in un negozietto nel centro di Corralejo e torna a casa intorno alle due a piedi. “Non sono molti i posti nel mondo dove una donna si sente sicura a camminare da sola di notte”, mi dice.

Piedra Playa, El Cotillo, Fuerteventura
Piedra Playa semideserta a febbraio © Chiara Corradossi
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La mia permanenza conterà invece solo sette giorni di surf camp, un pacchetto che comprende corso di surf, noleggio attrezzatura, assicurazione e alloggio nella surf house, l’ostello di proprietà della scuola. È possibile scegliere tra camera singola o dormitorio, ma bagni e cucina sono condivisi. Le lezioni sono adatte a tutti, dai più navigati a chi non ha mai visto una tavola da surf nella sua vita. Nell’elenco delle destinazioni che offrono surf camp, le Isole Canarie sono tra le più economiche. Fuerteventura è ben collegata con vari aeroporti italiani e la tratta è servita anche da compagnie aeree low-cost.

Surf house, ostello per surfisti, Corralejo, Fuerteventura
Surf house a Corralejo, ostello per aspiranti surfisti © Chiara Corradossi

Questa settimana la surf house è poco affollata: siamo un gruppetto molto eterogeneo, sia dal punto di vista delle nazionalità che dei percorsi di vita. A cena si condividono storie e ci si conosce meglio. Al mattino ci si ritrova di nuovo attorno al tavolo per la colazione e poi si scende insieme sotto casa, dove l’istruttore ci attende al volante del furgone carico di tavole e mute. Dopo aver consultato windguru.com e scelto la playlist di accompagnamento, si parte alla volta della spiaggia in cui si terrà la lezione. Il vento a febbraio è piuttosto forte, come durante quasi tutto l’anno: Andy mi spiega che generalmente si placa solo in ottobre e novembre, quella che i local chiamano la epoca de la calma. Da assoluta principiante, guardo preoccupata le onde minacciose infrangersi davanti a Playa Blanca. Indossiamo le mute, imbracciamo le tavole e raggiungiamo la spiaggia. Dopo il riscaldamento, ascoltiamo le istruzioni su come gestire la corrente, proviamo il pop-up (sequenza di movimenti per alzarsi sulla tavola) e poi ci dirigiamo in acqua. Il primo giorno è una lotta continua contro l’oceano rabbioso. Andy nota il mio sconforto e mi rassicura: “Arriverà un momento in cui il tuo cervello farà click e capirai tutto”. Oggi però è dura: le onde si infrangono a distanza di pochi secondi l’una dall’altra, riuscire a mettersi in posizione è difficile. Sono un po’ delusa dalla mia performance, ma pensare di essere nelle acque dell’oceano a febbraio mi fa sentire felice e grata.

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Raffiche di quasi 60 km/h sferzano il nord di Fuerteventura a fine febbraio © Chiara Corradossi
Raffiche di quasi 60 km/h sferzano il nord di Fuerteventura a fine febbraio © Chiara Corradossi

Il giorno successivo Andy ci accoglie sul furgone con una buona notizia: il vento è calato, oggi le onde saranno più piccole e meno frequenti. Le condizioni più propizie ci ripagano. Riusciamo a cavalcare un sacco di onde e ci congratuliamo l’un l’altro con il tipico gesto dei surfisti: indice, medio e anulare piegati nel palmo, mignolo e pollici aperti e polso che ruota su sé stesso. Le sensazioni sono uniche. Quando salti sulla tavola e l’onda è buona, senti che ti accoglie nella sua schiuma, concedendoti il tempo di mettere un piede avanti, un piede dietro e tirarti su, per poi scortarti trionfalmente fino a riva.

La lezione dura circa due ore, alle 13 si esce dall’acqua, si mangia un bocadillo commentando i traguardi raggiunti e poi si sale di nuovo a bordo del furgone per rientrare nella surf house. Il resto della giornata si è liberi di rilassarsi in spiaggia o di esplorare i dintorni.

L'istruttore di surf carica le tavole sul furgone, Playa Blanca, Fuertventura
Il noleggio della tavola e il trasporto alla spiaggia è incluso nel pacchetto surf camp © Chiara Corradossi
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Prenotando con largo anticipo, si può noleggiare un’auto a un prezzo più che ragionevole. Fuerteventura è un’isola dalle dimensioni contenute: in auto, sono sufficienti circa due ore e mezzo per percorrerla da nord a sud e meno di un’ora per spostarsi da una costa all’altra. I villaggi dei pescatori, con le loro casette bianche e azzurre riposano silenziosi, cullati dal rumore delle onde che si infrangono instancabili. Il paesaggio è brullo, rosso, primitivo. È comune avvistare qualche capretta che scorrazza tra le rocce. Le spiagge in questo periodo sono quasi deserte: a Piedra Playa, una delle più spettacolari, situata accanto alla località El Cotillo, incontro solo altri quattro avventurieri. Le dune del Parco Naturale di Corralejo sono esplorabili in un silenzio surreale e magico. Anche alle Grotte di Ajuy e alle piscine naturali di Aguas Verdes, ho l’impressione di aver fatto una scoperta esclusiva.

Murales a El Cotillo, Fuertventura
El Cotillo, villaggio di pescatori tipicamente canario con le sue case bianche e azzurre © Chiara Corradossi

Fuerteventura non è solo il paradiso dei surfisti, anche gli appassionati di windsurf, kitesurf, SUP e soggiorni yoga trovano la propria dimensione ideale. Il turismo è la principale fonte di guadagno, ma essendo approdato sull’isola meno di vent’anni fa, non ha ancora domato la sua anima selvaggia. La maggioranza dei visitatori giunge su questi lidi per vivere un’esperienza dinamica, spinta dal bisogno di staccare la testa, o al contrario di concedersi del tempo per riflettere in un’ oasi naturale di pace, dove la quotidianità è scandita da ritmi lenti, rilassati. Matteo, un altro allievo del surf camp, sul furgone mi racconta di aver schivato appena in tempo il burn-out; ha lasciato un lavoro sfibrante a Londra e ha prenotato sei settimane di surf camp per capire cosa fare della sua vita. Dall’alto della sua atavica saggezza, racchiusa nei vulcani dormienti, Fuerteventura mi ha ricordato l’importanza di godersi il momento, accettando sia l’impeto che la clemenza della natura, senza forzature, perché prima o poi l’onda giusta arriva.

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Informazioni pratiche da conoscere prima di partire per il surf camp

  • Fuerteventura non è la meta adatta a chi adora oziare sull’asciugamano o sguazzare tranquillo. Il vento è forte e costante, solleva impetuoso i granelli di sabbia e fa infuriare le onde. L’ideale è prenotare con poco anticipo, dopo aver consultato l’andamento del meteo, o in autunno, quando si placa. Contattate la scuola di surf se avete dubbi.
  • Acquistate una crema solare con saggezza. Quella scritta “waterproof” sul flacone potrebbe non valere quando si ha a che fare con le onde dell’oceano. Acquistate la crema solare stick ad alta protezione nei negozi sportivi o nei punti che noleggiano le tavole. Il vento altera la percezione del sole, ma il rischio scottatura è sempre alto.
  • Tranquilli, la muta isola il freddo. Se surfare in inverno vi intimorisce, sappiate che le mute vi proteggono dalla temperatura ostile dell’acqua.
  • È vero, gli insegnanti sono allo stesso tempo dei surfisti, individui dall’indole temeraria, ma una scuola non lascia spazio all’incoscienza. Nessuno vi porrà in situazioni al di sopra delle capacità di un principiante: le spiagge vengono scelte con criterio e se le condizioni meteorologiche sono avverse, la lezione viene rimborsata.
  • Non è necessaria una preparazione atletica particolare. Se nella quotidianità conducete uno stile di vita attivo, il vostro fisico sarà in grado di affrontare un surf camp di una settimana. Ricordatevi di fare stretching dopo la lezione, le vostre braccia ve ne saranno grate.
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