Tra colline e paesi dell'Umbria più nascosta: Il Cammino dei Borghi Silenti

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Siamo nel ternano, nell'Umbria meno conosciuta, sullo sfondo dell'incantevole Valle del Tevere. Il Cammino dei Borghi Silenti prevede un itinerario ad anello di novanta chilometri, percorribile a piedi in cinque tappe o in bicicletta in due/tre, a seconda dell'allenamento. Ci si può mettere in marcia tutti i mesi dell'anno, ed è un ottimo banco di prova per chi vorrà poi cimentarsi con percorsi più impegnativi.

il cammino dei borghi silenti Umbria
L’autore in cammino nella campagna umbra @Matteo Mangilli/Loney Planet Italia
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Come arrivare

L’itinerario, così come l’eccellente organizzazione, è stato messo a punto pochi anni fa. Ne scopro l’esistenza attraverso la pagina Facebook, costantemente aggiornata e mi metto quindi in viaggio, raggiungendo in treno la sempre stupenda Orvieto, dove è sempre una buona idea fermarsi per un po’ . Per arrivare alla partenza del cammino è poi necessario prendere un bus per poi raggiungere agevolmente il centro di accoglienza. Qui incontro Marco, l’ideatore del percorso, e tra una chiacchiera e l’altra ricevo tutti gli strumenti necessari per mettermi in marcia. Una guida dettagliata dei luoghi che attraverserò, con tanto di traccia GPX scaricabile sul cellulare, un’esaustiva lista di strutture dove pernottare, mangiare (ci sono ristoranti e bar aperti per la colazione quasi ovunque) e, ovviamente, la credenziale.

Mezzole Umbria
Il pittoresco borgo di Mezzole ©essevu

In cammino

Il giorno dopo mi sveglio poco prima dell’alba, infilo le scarpe (vanno bene calzature leggere da running) e stringo le bretelle allo zaino. Con un po’ di emozione ricevo il primo timbro sulla credenziale, il passaporto del pellegrino che, proprio come nel cammino di Santiago, mi permetterà di pernottare nelle strutture a disposizione del viandante. Così come in Spagna, anche qui sono presenti vari donativi, alloggi messi a disposizione dalla gente del posto dove in cambio di un letto, una doccia calda e spesso una cucina attrezzata, si lascia un’offerta libera. Ancora poco in uso in Italia, nel Cammino dei Borghi Silenti questa opzione è spesso presente e si affianca ai tradizionali agriturismi e alberghi.

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Basta sentire l’aria frizzante della mattina sul volto per essere di buonumore e, lasciata Tenaglie, mi ritrovo ben presto avvolto nella campagna umbra, sotto i rilievi severi dei Monti Amerini, che mai mi lasceranno nelle seguenti giornate. L’arrivo a Santa Restituta, un borgo con otto residenti stanziali, è di quelli da ricordare. Il borgo spunta tra la boscaglia, su un crinale della montagna e, una volta varcata la porta medievale d’ingresso, si scende lungo l’unica strada del paese. Quindi risalgo la cima di un colle poco lontano e arrivo a Toscolano, altro borgo silente dai vicoli ombrosi e le case di pietra. Quindi eccomi a Melezzole, punto di arrivo del primo giorno. Dormo in un appartamento della signora Rosaria, entusiasta di accogliere da qualche anno a questa parte pellegrini dal volto stanco ma soddisfatto.

La mattina, al risveglio, ho il tempo di godermi la bella chiesa di San Biagio (originaria del XII secolo) sfiorata dai primi raggi del sole. Poi la strada si fa più ripida e raggiungo ben presto la cima del monte Croce di Serra, che con i suoi 997 metri è il punto più alto dell’intero percorso. Il panorama spazia sull’Alta valle del Tevere, con colline che fanno capolino in mezzo a una sottile nebbia azzurrina. Ridiscendo verso valle, dove sono ancora una volta abbracciato dal verde della campagna umbra, tra i borghi silenti di Morruzze, Morre e Collelungo. Complice il periodo invernale scorgo, verso l’orizzonte, le vette innevate del Vettore e Terminillo.

veduta sul lago di Corbara Umbria
Il lago di Corbara, parte del parco fluviale del Tevere ©oltrelautostrada

Il giorno successivo, iniziato come sempre di buon’ora, è una piacevole discesa tra suggestive faggete, che celano uno dei tesori più preziosi del percorso. Si tratta dell’Eremo della Pasquarella, la cui fondazione risale all’XI secolo. Perfettamente mimetizzato nel bosco, il tempio è letteralmente avvinghiato a una parete rocciosa. La salita si fa dura ma, una volta terminata, mi attende un altro panorama mozzafiato. Questa volta è quello del belvedere di Civitella, da dove ammiro una veduta d’insieme del lago di Corbara, parte del parco fluviale del Tevere. Sebbene convenzionalmente la tappa di oggi finisca qui, decido di proseguire. Discendo lungo una comoda strada bianca, in mezzo agli onnipresenti ulivi, tra campane dei borghi vicini che risuonano tra i campi coltivati. Arrivo a Baschi, le cui case del centro storico sono talmente minute da essere conosciute come "buchi". Il giorno dopo vuole dire ultimo sforzo ma, soprattutto, porta con sé gli scorci più pittoreschi dell’intero cammino. Percorro un’ondulata strada di campagna che si dipana tra colline degne delle Mesetas spagnole. Sopra di me, l’ultimo borgo silente del percorso, Montecchio, recentemente aggiunto al circuito dei Borghi più belli d’Italia.

Prima di arrivarci ho ancora il tempo di scoprire la necropoli Umbro-Etrusca di San Lorenzo. Sono alla fine, e come accade in questi casi avverto un po’ di nostalgia, ma questa svanisce davanti all’ultima perla del cammino. È infatti subito sopra Tenaglie che il cerchio si chiude. In una terrazza naturale a fianco alla strada è stata installata la panchina del pellegrino. Mi godo il meritato riposo, e con lo sguardo volo nel panorama dinnanzi ai miei occhi. Orvieto appare come un’acropoli, abbarbicata su un colle. Più in là ecco il monte Amiata, con la sua figura imponente e riconoscibile da ogni lato. Verso il Lazio il paesaggio si apre sulla Tuscia, di cui nei giorni tersi si avvista Civita di Bagnoregio, la celebre "città che muore".

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Rimetto lo zaino, ancora pochi passi e poi Marco mi accoglie con lo stesso sorriso della partenza. La mia credenziale, invece, si è arricchita di parecchi timbri, ognuno per ogni borgo attraversato. Osservo Marco scaldare con cura la ceralacca prima di imprimermi il timbro di conclusione del cammino. Ricevo la pergamena che, come la Compostela, certifica il mio viaggio a piedi lungo quest’Umbria ancora poco conosciuta. Poi non resisto alla tentazione e, con la complicità di un amico, torno dalla panchina del pellegrino. Qui mi faccio scattare qualche foto con i miei fedeli compagni di viaggio: zaino e bastone. Dopo aver celebrato la conclusione all’ottimo Chilometro Zero, ristorante tipico umbro a Montecchio, è tempo di tornare a casa. Sul treno del rientro avverto una sensazione già provata in passato: anziché la stanchezza spunta un’irrefrenabile voglia di continuare a camminare.

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