Pedalare in primavera a Maiorca

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Non avrebbe dovuto essere così. Facendo una ricognizione della strada per Puig Major in auto, il tempo non sembrava certo adatto alle pedalate in bici: era freddo e umido. Ma avvicinandoci alla galleria che passa sotto la montagna più alta di Maiorca, fummo colpiti da una tormenta di neve. Ci mettemmo a ridere. E poi la strada venne chiusa e le risate si spensero. Dov’era la Maiorca di cui avevamo letto? Il parco-giochi delle due ruote che si crogiola al sole mentre il resto dell’Europa trema di freddo, attirando ciclisti di ogni genere, da amatori come noi a squadre di professionisti, sulle sue strade note per il bel manto e il poco traffico? Quella Maiorca era sotto tre centimetri di neve.

I monti attorno a Port de Pollença  ©creativemarc/Shutterstock
I monti attorno a Port de Pollença ©creativemarc/Shutterstock
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Ci rifugiammo nel nostro appartamento di Port de Pollença, mettendo via la crema solare per sostituirla con guanti e sovrascarpe.

Negli ultimi vent’anni, il ciclismo è diventato un affare lucroso per la maggiore delle isole Baleari. Attualmente, volano sull’isola ogni anno in primavera e autunno quasi 200.000 cicloturisti, con un introito stimato per l’isola di più di duecentomila euro. È vero che noi eravamo arrivati per il nostro viaggio di tre giorni negli ultimi giorni di febbraio, una settimana prima della stagione ciclistica maiorchina. Nessun minibus per il trasporto di costose biciclette, pochi ciclisti in tute di lycra seduti ai caffè, assente il ronzio mattutino dei computer delle bici. Okay, ma la neve? Era un modo per ricordarci che la Serra da Tramuntana, che domina la linea costiera nord-occidentale, è una catena che arriva ai 1445 m d’altezza.

Il giorno dopo il tempo è migliorato. Ci avventuriamo prima a ovest e poi a sud di Port de Pollença oltre le colline fino a Lluc – ma, diffidando delle condizioni meteo più in alto, decidiamo di abbracciare il versante sud della Tramuntana prima di svoltare e risalire la valle sotto un’acquazzone che ci lascia tutti bagnati a 10 km da casa. Un bel premio per il nostro scarso coraggio!

Neve sulla Serra de Tramuntana ©ddRender/Shutterstock
Neve sulla Serra de Tramuntana ©ddRender/Shutterstock

Eravamo determinati a dare il meglio di noi il giorno seguente– sperando che Maiorca ricambiasse il favore. L’itinerario doveva cominciare salendo a Lluc, per poi ritornarvi dopo un giro in senso orario via Bunyola, Sóller e Puig Major: un tour di 150 km della Serra de Tramuntana. La costa nordoccidentale dell’isola è stata in gran parte risparmiata dal boom edilizio che dalla metà del Novecento ha cementificato il resto della linea costiera. Oggi il paesaggio culturale della Tramuntana è protetto come sito Unesco: memorabili sono i pendii, solcati da canyon e puntellati dai terrazzamenti a secco degli uliveti, che si tuffano nel Mediterraneo, sovrastati dalle rovine di misteriose e antiche tayalot (torri di avvistamento).

Giorno due in bicicletta. Un sole debole ma ben gradito ci scalda la schiena. Anche se ci aspettano salite impegnative e qua e là qualche spuntone scosceso, la strada da Port de Pollença a Lluc è l’ideale per scaldarsi i muscoli: ci vogliono 15 km perché cominci davvero a salire e anche allora la pendenza è raramente problematica. Così, girando verso sud dopo Lluc, è una piacevole sorpresa scoprire che la strada verso Caimari scende rapidamente con una serie di tornanti attraverso radure boscose. Filiamo felicemente per le tranquille cittadine ai piedi delle alture di Mancor de la Vall, Biniamar e Lloseta e le piccole proprietà agricole tra di loro. Prima di Alaró, il percorso volge a nord tra l’imponente mesa di Puig de s’Alcadena e il Puig d’Alaró, poi si sale di nuovo: la salita continua culmina sul versante est con curve a gomito che serpeggiano fino al Coll d’Honor, ricoperto di fitti boschetti di lecci.

Ed è solo un’ouverture prima della sfida vera, alla fine della mattinata: il Col de Sóller. Una galleria collega Bunyola con Sóller sulla costa, ma la vecchia strada che sale al passo è ancora in buone condizioni e meno proibitiva di quanto appare, con 24 tornanti che attenuano la pendenza. Ai piedi della salita, comunque, Robin ed io decidiamo che il nostro panino di prosciutto e formaggio non può più aspettare. Mentre i pullmann scompaiono nel tunnel, notiamo i vicini Jardins d’Alfàbia: sembrano belli ma noi, impazienti di proseguire, rimaniamo sul nostro lato della strada (ho visto poi online che i giardini, il caffè e il palazzo sono affascinanti. La prossima volta.)

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Anche i 30 tornanti che scendono a Sóller si rivelano impegnativi: umidi e per di più ombreggiati da alberi sporgenti – guai a sbagliare a frenare. Ci scaldiamo subito nelle animate stradine della cittadina prosperosa, facendo un salto in un bar per un café exprés e un pasticcino ensaïmada sotto i platani di Carrer de Santa Bàrbara. Uno sguardo alla cartina conferma il percorso: a Fornalutx, in alto sopra la città, e poi la salita sulla Ma-10 a Puig Major.

La città ha fatto la sua fortuna con gli agrumi che pendono dai rami degli alberi tutto intorno a noi mentre saliamo a zigzag verso Fornalutx. Oh che bello sarebbe sgraffignare un’arancia di Sóller per darci forza in vista della salita! Invece no: acqua, barrette e qualche smorfia poco dignitosa sono il carburante che ci porta per i 15 km della rampa che sale alla strada del tunnel che, a 850 m, buca il massiccio sottostante la vetta e segna il culmine della salita. Grazie al cielo, l’asfalto è liscio come una pista da bowling.

Il ritorno a Port de Pollença ci vizia: 40 km di discesa, prima sotto Puig Major e poi fino alla costa, per strade contorte tra le querce. Lì andiamo direttamente al porticciolo turistico, dove ordiniamo una birra e ci sgranchiamo le gambe, tremanti dopo 150 km di pedalata con 3200 m di dislivello. Il sole del tardo pomeriggio ci benedice: dopo l’oltraggio del giorno prima, la Tramuntana ci sorride.

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